A very light art
Dal 01 Giugno 2013 al 24 Novembre 2013
Venezia
Luogo: Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano
Indirizzo: Dorsoduro 3136
Orari: Fino al 31 Ottobre: dalle 10 alle 18 (biglietteria 10-17). Dal 1 Novembre 10-17 (biglietteria 10-16). Chiuso il martedì.
Curatori: Cornelia Lauf
Costo del biglietto: intero € 8, ridotto € 5,50
Telefono per informazioni: 848082000
E-Mail info: info@fmcvenezia.it
Sito ufficiale: http://carezzonico.visitmuve.it
A Very Light Art è una mostra che si propone come interfaccia tra opera d’arte e oggetto d’uso comune. E’ una riflessione sul design e uno studio sul ruolo dell’artista nella storia in relazione all’ambiente architettonico. Una riflessione che trae spunto e stimolo dagli ambienti superlativi di Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano, scelto come luogo della contaminazione e del confronto.
Sette gli artisti di fama internazionale selezionati dalla curatrice della mostra Cornelia Lauf, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, chiamati per la loro straordinaria sensibilità verso i materiali dell’alto artigianato italiano e il contesto storico del palazzo: Mario Airò, Stefano Arienti, Flavio Favelli, Luigi Ontani, Gabriel Orozco, Cerith Wyn Evans e Heimo Zobernig.
Mario Airò presenta una scultura luminosa sospesa all’interno di una piccola cappella, insieme a uno scrittoio progettato per Adele-C e un vaso da fiori appoggiato a terra prodotto da Luigi Barato, grande maestro nella lavorazione degli smalti su rame. Ognuno di questi oggetti non cela la propria funzione e, al contempo, si presenta come scultura. Una superlativa maestria artigianale è sempre alla base di questi manufatti.
Stefano Arienti ci propone una piccola foresta di rami di platano, da cui pendono delle candele votive o dei fiori in cartacrespa. Le opere sono appese alle pareti della sala del Tiepolo alla stregua delle antiche appliques. Questi elementi naturali, spruzzati di vernice oro e arricchiti da semplici ninnoli, si pongono volontariamente in contrasto con lo sfarzo del palazzo.
Flavio Favelli si riconosce per le sue magiche trasformazioni di comuni oggetti di arredo (legati alla memoria della sua infanzia) in sculture di insospettata poesia. Così, cornici dorate, tendaggi di velluto, specchi regali con superfici opache o lampadari da rigattiere di gusto kitsch vengono ricomposti in oggetti di rara bellezza. L’artista ha realizzato Violet Murano: una grande lanterna per la porta d’acqua del palazzo sul Canal Grande.
Luigi Ontani, grande maestro della scena italiana, ripropone la sua classica incursione nel mondo della mitologia giocando ad invertirne i nomi e i personaggi. L’opera principale è il lampadario Mayadusa, realizzato nel 1988 a Murano con il maestro Silvano Signorotto. Nella stessa sala, Nel Regno del Ragno Eggoista: grande specchio con elaborata cornice raffigurante un ragno che tesse la sua tela ed il vaso Vanitaso, entrambi accompagnati dagli acquerelli preparatori.
Gabriel Orozco prende parte con due meravigliosi mobiles: enormi e ultra-leggeri congegni di bambù e piume. Uno dei lavori è composto di sole piume bianche, l’altro è come una nuvola di colore marrone chiaro. Questi lavori conferiscono un accento di leggerezza e giocosità alla cupa eleganza della sala Lazzarini.
Cerith Wyn Evans ha scelto d’intervenire sull’impianto di illuminazione della celebre “Ciocca”, meravigliosa opera dell’arte vetraria muranese del sec. XVIII, ideata e prodotta da Giuseppe Briati. Cerith Wyn Evans torna ad usare un dispositivo d’illuminazione readymade, che si accende ad intermittenza seguendo gli impulsi trasmessi dal brano musicale di Ravel, Le Gaspard de la Nuit. Un sottile e poetico “détournement” della storia, capace di catturare la speciale malinconia che caratterizza Venezia. Sotto il lampadario, un crisantemo in vetro, soffiato dal maestro Gianni Seguso, conclude il lavoro di Wyn Evans.
Heimo Zobernig realizza una serie di sfere rosso rubino del diametro massimo consentito dalle bocche dei forni muranesi. Sospese tutte insieme nel Portego del piano di palazzo, invadono lo spazio e creano un effetto luminoso che assorbe ogni elemento architettonico e d’arredo.
Sette gli artisti di fama internazionale selezionati dalla curatrice della mostra Cornelia Lauf, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, chiamati per la loro straordinaria sensibilità verso i materiali dell’alto artigianato italiano e il contesto storico del palazzo: Mario Airò, Stefano Arienti, Flavio Favelli, Luigi Ontani, Gabriel Orozco, Cerith Wyn Evans e Heimo Zobernig.
Mario Airò presenta una scultura luminosa sospesa all’interno di una piccola cappella, insieme a uno scrittoio progettato per Adele-C e un vaso da fiori appoggiato a terra prodotto da Luigi Barato, grande maestro nella lavorazione degli smalti su rame. Ognuno di questi oggetti non cela la propria funzione e, al contempo, si presenta come scultura. Una superlativa maestria artigianale è sempre alla base di questi manufatti.
Stefano Arienti ci propone una piccola foresta di rami di platano, da cui pendono delle candele votive o dei fiori in cartacrespa. Le opere sono appese alle pareti della sala del Tiepolo alla stregua delle antiche appliques. Questi elementi naturali, spruzzati di vernice oro e arricchiti da semplici ninnoli, si pongono volontariamente in contrasto con lo sfarzo del palazzo.
Flavio Favelli si riconosce per le sue magiche trasformazioni di comuni oggetti di arredo (legati alla memoria della sua infanzia) in sculture di insospettata poesia. Così, cornici dorate, tendaggi di velluto, specchi regali con superfici opache o lampadari da rigattiere di gusto kitsch vengono ricomposti in oggetti di rara bellezza. L’artista ha realizzato Violet Murano: una grande lanterna per la porta d’acqua del palazzo sul Canal Grande.
Luigi Ontani, grande maestro della scena italiana, ripropone la sua classica incursione nel mondo della mitologia giocando ad invertirne i nomi e i personaggi. L’opera principale è il lampadario Mayadusa, realizzato nel 1988 a Murano con il maestro Silvano Signorotto. Nella stessa sala, Nel Regno del Ragno Eggoista: grande specchio con elaborata cornice raffigurante un ragno che tesse la sua tela ed il vaso Vanitaso, entrambi accompagnati dagli acquerelli preparatori.
Gabriel Orozco prende parte con due meravigliosi mobiles: enormi e ultra-leggeri congegni di bambù e piume. Uno dei lavori è composto di sole piume bianche, l’altro è come una nuvola di colore marrone chiaro. Questi lavori conferiscono un accento di leggerezza e giocosità alla cupa eleganza della sala Lazzarini.
Cerith Wyn Evans ha scelto d’intervenire sull’impianto di illuminazione della celebre “Ciocca”, meravigliosa opera dell’arte vetraria muranese del sec. XVIII, ideata e prodotta da Giuseppe Briati. Cerith Wyn Evans torna ad usare un dispositivo d’illuminazione readymade, che si accende ad intermittenza seguendo gli impulsi trasmessi dal brano musicale di Ravel, Le Gaspard de la Nuit. Un sottile e poetico “détournement” della storia, capace di catturare la speciale malinconia che caratterizza Venezia. Sotto il lampadario, un crisantemo in vetro, soffiato dal maestro Gianni Seguso, conclude il lavoro di Wyn Evans.
Heimo Zobernig realizza una serie di sfere rosso rubino del diametro massimo consentito dalle bocche dei forni muranesi. Sospese tutte insieme nel Portego del piano di palazzo, invadono lo spazio e creano un effetto luminoso che assorbe ogni elemento architettonico e d’arredo.
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Lisetta Carmi. Molto vicino, incredibilmente lontano