Le mostre della galleria IN’EI

Satoshi Itasaka, Hot Balloon mirror

 

Dal 17 Maggio 2023 al 30 Settembre 2023

Venezia

Luogo: Galleria IN’EI

Indirizzo: Sestriere San Polo 1100

Sito ufficiale: http://www.in-ei.it


Un itinerario legato al mondo dell’architettura che accompagna la Biennale Architettura
Tre mostre che esplorano mondi e modi di pensare al design e alla nuova produzione di opere nell’Asia Orientale
 
17 maggio - 24 giugno 2023
Bearable Lightness of Being: Hanji Tables dell’architetta coreana Jin Hee Park (Padiglione Giappone della Biennale Architettura 2016), a cura di Jin Baek
 
30 giugno - 20 agosto 2023
The Floating Realm dello studio h220430, a cura dell’architetto giapponese Satoshi Itasaka
 
30 agosto - 30 settembre 2023
Graftingdell’architetto-falegname Fumihiko Sano, a cura di Hiroki Yamamoto
 
Durante la Biennale Architettura, la galleria IN’EI presenta una serie di mostre che declinano l’architettura in varie discipline, esperienze e conoscenze. Dal craft architetturale di Jin Hee Park, alle opere Mono-ha di Fumihiko Sano, passando per il design emozionale di h220340, i percorsi immaginati all'interno di Palazzo Ravà e del suo giardino privato sul Canal Grande testimonieranno la creatività e la diversità degli universi in Asia Orientale.  
Inaugurata lo scorso marzo con il preciso obiettivo di creare nuove connessioni tra Asia Orientale ed Europaproponendo il lavoro di artisti e architetti di generazioni e percorsi diversi, IN’EI ha invitato i protagonisti di questi 3 nuovi appuntamenti chiedendo loro di avviare una riflessione prima ancora che una mostra. Il risultato è così un vero e proprio viaggio attraverso diversi modi di approdare al prodotto di design per scoprire culture che si radicano nella tradizione con la volontà di aggiornarne particolarità, stili e funzioni, e attivare nuove visioni contemporanee.
 
Si comincia con Jin Hee Park – architetta laureata a Seoul e ad Harvard, premiata tra gli altri con l’American Architecture Gold Prize e protagonista del Padiglione Coreano durante l’edizione 2016 di Biennale Architettura – e la mostra Bearable Lightness of Being: Hanji Tables a cura di Jin Baek che, dal 17 maggio al 24 giugno, porterà un affondo sulla cultura coreana. In particolare Jin Hee Park ha voluto esplorare le possibilità del design della tavola, attraverso il quale far conoscere anche la cultura legata al mondo della tradizione coreana. In Corea infatti lo stile di vita familiare tradizionale prevede che i pasti vengano consumati nella stanza personale, quindi il cibo viene spostato nella stanza con un tavolo chiamato "soban". Nei tempi passati, le donne lavoravano in cucina e si riunivano in una stanza separata per mangiare, mentre gli uomini consumavano i pasti su questo particolare tavolino. Il soban può quindi essere visto come uno dei simboli della cultura patriarcale coreana.
I tavoli Hanji Soban ideati per questa mostra hanno un piano superiore sostenuto da quattro sottili gambe, in una forma che vuole porsi come metafora del rapporto tra i generi nel passato, ma cercando di fondere l'unicità della tradizione coreana con valori e forme totalmente contemporanei. 
Questa mostra inoltre reinterpreta l’utilizzo della carta hanji e della lacca tradizionali coreane per arrivare a un’estetica unica, che varia in trasparenza e seconda della luce; e immerge lo spettatore nella poetica dell’architetta, attraverso le coordinate legate al materiale e alla cultura casalinga coreana, che preparano lo sguardo ai diversi Hanji Soban di varie altezze e dimensioni. 
L’allestimento, centrale del lavoro del curatore Jin Baek (professore del dipartimento Architettura e Ingegneria del Seoul National University) inserisce una chiave quasi onirica grazie alla presenza di un enorme specchio sul cui poggeranno i tavoli – funzionale a enfatizzare la peculiarità della tecnica della piegatura adottata per realizzare le gambe – e di un video con miriadi di farfalle che sembrano invadere lo spazio. Un percorso che simbolicamente rappresenta quello che porta all’ideazione dei tavoli, che puntano poi a espandersi su scala architettonica con una colonna di dimensioni ambientali, che a sua volta guarda all’esterno, per sperimentare l’aumento graduale di scala.
 
Dal 30 giugno al 20 agosto il cambio di paradigma è affidato all’art studio h220430 guidato dall’architetto e artista Satoshi Itasaka – fondatore dello studio, sarà presente anche alla Biennale Architettura 2023 con il progetto collaterale Time Space Existence a Palazzo Bembo – con la mostra The Floating Realm. In questo caso lo sguardo al passato da cui si parte è quello dell’infanzia, regno della fantasia e del sogno, che col passare del tempo svanisce lasciando il posto alle complicazioni. Gli ultimi anni hanno posto numerose sfide a tutti noi e questa mostra funge da rappresentazione simbolica della nostra liberazione da ogni tipo di restrizione. Il concetto di levitazione propone un ritorno alla “Floating”, dimensione che abbiamo vissuto da bambini, facendola riemergere però totalmente nel nostro presente, con i sensi attivati e concentrati nello sperimentare tutto per la prima volta. La mostra vuole riportare in vita i sentimenti ancestrali di gioia, giocosità e quei sogni che ognuno di noi ha vissuto nel proprio “regno fluttuante” da bambino. 
Vediamo così Mushroom LampBalloon Mirror o The Birth Lamp trasformarsi in veri e propri strumenti per sospendere il fluire del tempo e rifugiarsi in un luogo alternativo in cui fermare per un momento la pesantezza della vita e ricaricarsi di fantasia.
Grafting - mostra a cura di Hiroki Yamamoto – sarà l’occasione per conoscere lo stile Mono-ha rivisitato e personalissimo di Fumihiko Sano, architetto-falegname giapponese e artista che, dal 29 agosto al 30 settembre, propone una panoramica sul suo lavoro che unisce l’architettura, l’artigianato e l’arte. In questa traiettoria un ruolo centrale lo ricopre la scelta dei materiali, enfatizzati nelle loro peculiarità per dare vita a forme uniche. Nella pratica originale dell’artista, il riferimento al movimento artistico del Mono-ha ha fornito la linea, che si concentra sul rapporto tra il sé e le cose, mentre la tradizione dello stile architettonico delle sale da thè giapponesi del XVI secolo, sukiya-zukuri, ha indicato la modalità: la completa eliminazione di ogni eccesso decorativo in favore di uno stile sobrio e raffinato. A queste direttrici Sano aggiunge la volontà di sfruttare al massimo le particolarità dei materiali utilizzati per le sue opere in cui riesce a fondere sia le ispirazioni ricevute nelle numerose collaborazioni in tutto il mondo e la sua cultura d’origine, che discipline e arti differenti.


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