Les yeux qui louchent

Les yeux qui louchent, Galleria Alberta Pane, Venezia

 

Dal 30 Settembre 2017 al 23 Dicembre 2017

Venezia

Luogo: Galleria Alberta Pane

Indirizzo: Calle dei Guardiani 2403/h, Dorsoduro

Orari: 10.30 - 19.00

Curatori: Daniele Capra

Enti promotori:

  • Galleria Alberta Pane

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 041 5648481

E-Mail info: info@galeriealbertapane.com

Sito ufficiale: http://www.galeriealbertapane.com



La Galleria Alberta Pane è lieta di presentare il progetto Les yeux qui louchent con opere di Igor Eškinja, Fritz Panzer, Manuela Sedmach, Michele Spanghero e João Vilhena, seconda esposizione nel proprio spazio veneziano. La mostra, curata da Daniele Capra, mette a confronto cinque autori la cui ricerca è animata da una forte attenzione alla realtà e, contemporaneamente, da una pratica artistica rispetto ad essa strabica e divergente. Les yeux qui louchent sarà occasione per analizzare strategie di mappatura ed esiti formali differenti attraverso una quindicina di opere che spaziano dal disegno (a grafite e con filo metallico) alla pittura, dalla fotografia al video. Correda la mostra una pubblicazione bilingue con le immagini delle opere e i testi del curatore.
La realtà è la condizione in cui siamo immersi e in cui sviluppiamo la nostra esistenza in forma soggettiva, grazie all’impiego dei nostri sensi e delle strutture celebrali che ci permettono di ordinare ed elaborare le esperienze. Ogni pratica artistica su di essa basata, sia come soggetto principale d’indagine che come elemento iniziale, impone all’artista un doppio sguardo: se un occhio deve essere rivolto a ciò che gli sta davanti, ossia diretto frontalmente, l’altro deve invece guardare altrove, in modo divergente tale da cogliere una vista non ordinaria. All’artista è cioè richiesto l’esercizio di un volontario e necessario strabismo che gli consenta di sottrarsi, in ogni modo, ai dettami dell’ortogonalità di visione, non ortodossa. Solo in tale maniera la sua opera non è semplice descrizione, didascalia o appendice, ma scomodo elemento di tensione che rende manifeste le ragioni profonde che animano la realtà.
Nella sua ricerca Igor Eškinja confonde piani visivi differenti, creando stratificazioni che si prestano a molteplici piani di lettura. La serie Golden Fingers of Louvre, presente in mostra, sovrappone il valore immaginifico dell’istituzione museale francese con il dettaglio pittorico quasi barocco delle impronte lasciate dai visitatori. I segni dalle mani sono così elementi materiali che disorientano lo spettatore, il quale viene stimolato a volgere la propria interpretazione altrove, verso l’astrazione visiva o una possibile Institutional Critique.
FLe opere di Fritz Panzer sono dei veri e propri disegni a dimensione reale del soggetto rappresentato realizzati con filo metallico, benché abbiano uno sviluppo tridimensionale.
Grazie all’impiego di sottili linee di ferro, con cui vengono delineati gli spigoli ed i profili dell’oggetto, l’artista riconduce la volumetria in un unico piano visivo, comprimendone ferocemente le potenzialità mimetiche e mettendo lo spettatore in una condizione di ambiguità percettiva.
I lavori su tela di Manuela Sedmach nascono da una pratica pittorica minimalista attenta a rendere in forma ondivaga e profondamente intima dei paesaggi visivi in cui si mischiano aspetti realistici ed elementi frutto di elaborazione. Caratterizzate da una limitata palette di colori e da una resa morbida e vaporosa dei dettagli, le sue opere ci raccontano di mondi sommersi ed immaginari, degli universi mentali in cui gli spazi sfuggono alla rigida metrica prospettica.
Con la serie Translucide Michele Spanghero analizza, a partire da una riflessione di Gilles Deleuze, la modalità in cui un’immagine si manifesta a noi sotto forma di una rivelazione che abbisogna di un supporto traslucido su cui (essa) potersi depositare. In un video ed alcune immagini fotografiche l’artista rende concreto tale processo rallentandolo in forma smisurata, trasformando l’immagine in un evento ed un flusso dilatato di informazioni che colpiscono il nostro occhio.
La ricerca di João Vilhena è caratterizzata dall’impiego in forma concettuale del disegno e della pittura. La serie L’amour des corps nasce condensando, sotto forma di disegno a grafite, il complesso legame di natura visiva intrattenuto con una donna con cui, in maniera casuale, l’artista ha instaurato una relazione di carattere esibizionistico. Le immagini di lei – conscia di essere vista – nel palazzo di fronte alla sua finestra, sono restituite in forma poetica come ritagli di una relazione visiva intensa, in cui lo spettatore può sostituirsi all’artista e perdersi in un gioco di triangolazioni visive.

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