Rassegna Lab
Dal 10 Settembre 2015 al 12 Settembre 2015
Venezia
Luogo: Fringe Art.foodesign, Mestre / Altolab, Marghera
Indirizzo: via Miranese 173/d, Mestre / via Banchina Molini 14, Marghera !
Curatori: Associazione Decifra, Altolab
A!ltolab e Decifra presentano Lab.
10 settembre
ore 18,00
Fringe Art.foodesign
via Miranese 173D Mestre www.fringeartfoodesign.com
12 settembre
ore 21,00
Altolab
via Banchina Molini 14, Marghera www.altolab.it
www.decifra.org
Come ogni anno, Altolab e Decifra presentano Lab. evento contenitore, rassegna annuale che racconta la programmazione delle due associazioni attraverso la resa al pubblico dei progetti degli artisti in residenza di 7even su 7even e le elaborazioni di Astrazioni Sonore.
7even su 7even quest’anno presenta le opere di Marzio Zorio, Anna Ippolito e Artsiom Parchynski frutto del percorso operativo svolto durante l’anno e che continuerà fino a primavera per la mostra a Torino in collaborazione con Galleria Alessio Moitre: il workshop di quest’anno, dopo le edizioni precedenti dal titolo A come Allucinazione, B come Bugia e C...come la prima volta, diventa D come Dedalo...
Dedalo è sinonimo di labirinto, dal nome dell’architetto ed inventore che realizzò il Labirinto di Cnosso: i nostri artisti quest’anno hanno intrapreso insieme un percorso che li porterà a perdersi ognuno per la propria via a caccia di risposte, pensieri, idee, progetti che li aiuteranno a ritrovare la strada che li riporterà a casa. Il percorso parte da Torino per arrivare a Venezia per poi ritornare a Torino, un viaggio fisico e metafisico alla scoperta di persone, luoghi e del proprio carattere da raccontare nell’opera d’arte.
Dedalo era un grande inventore, creò le ali di cera per fuggire dal suo labirinto: fu intrappolato dal suo stesso genio e sempre il suo estro lo salvò; l’artista è in grado di creare a suo discapito imprese estremamente complesse, nelle quali rimane imbrigliato e sempre dibattendosi per la sua liber- tà riesce a trovare nuove soluzioni e nuove vie da intraprendere alla continua scoperta dell’infinito. I progetti degli artisti di 7even su 7even verranno presentati giovedì 10 settembre al Fringe Art.foodesign una nuova realtà mestrina dal sapore internazionale. Fringe si presenta come i Cafè des Art dei primi del novecento in un ambiente contemporaneo e high tech, dove si sperimentano oltre alle arti figurative anche l’arte culinaria.
Alle 18,00 verranno presentate al pubblico alcune delle opere degli artisti di 7even su 7even Marzio Zorio, Anna Ippolito e Artsiom Parchynski durante l’aperitivo di Fringe fino alle 21,00 quando comincerà la NONCENA un evento su invito, un convegno dove si abbattono le barriere tra relatore ed uditori attraverso la convivialità di un banchetto: 15 invitati, seduti ad una tavola imbandita, potranno conversare e condividere i propri progetti, le proprie idee e pensieri gustando le creazioni offerte dalla cucina del Fringe.
7even su 7even continua poi sabato sera ad Altolab negli spazi di Banchina Molini per l’appuntamento con Astrazioni Sonore che grazie alla collaborazione con l’etichetta Lato Fragile presenta la gara delle batterie elettroniche un evento che passa di luogo in luogo e di organizzazione in organizzazione perché non vuole essere descritto ne circoscritto, ne appartenere a nessuno: 5 minuti a testa, una ventina di partecipanti che con le loro invenzioni e i loro oggetti sonori ( qualunque aggeggio, accrocchio o invenzione) si scontrano tra di loro in una battaglia a suon di SUONO! Non ci sono regole o linee da seguire, è un’iniziativa libera, una situazione dove chiunque può iscriversi e suonare la sua cosa, l’iniziativa non è di nessuno ma noi ringraziamo comunque chi l’ha inventata e ce l’ha prestata!!!!!
Artsiom Parchynski, Polotsk (Bielorussia)1985 Il bisogno di rappresentazione è strettamente collegato alla comunicazione: dalla grafica alla parola l’uomo ha trovato modi fantastici per esaudire la propria necessità di descrivere ciò che lo circonda per catturarne i misteri e scoprirne le caratteristiche elaborando una nuova realtà, traduzione mentale di ciò che il suo occhio scopre. Il più grande mistero però è sempre stata la rappresentazione della propria immagine: fino all’invenzione dello specchio era addirittura quasi impossibile auto identificarsi se non in riflessi deformanti e poco veritieri. Oggi, nella società dell’immagine, abbiamo mille modi per osservare noi stessi, addirittura con strumenti di precisione dalla finissima risoluzione che riprendono a 360 gradi la nostra figura, mettendo in evidenza anche il più piccolo particolare ma la nostra percezione rimane comunque falsata dal nostro Io.
La ricerca di Parchynski è volta all’abbandono della rappresentazione concettuale e testuale dell’opera per concentrarsi sulla pura figurazione scultorea e sull’esaltazione della materia e dei materiali che oltre a formare la struttura vera e propria del lavoro ne descrivono la tessitura e la sua narrazione. L’autoreferenzialità dei ritratti scultorei dell’artista gioca tra presenza e assenza, tra vuoti e pieni, pesantezza e evanescenza, caratteristiche descritte dalla centralità della scelta dei materiali e dalle coordinate spaziali: l’ambiente diventa l’interlocutore principale delle opere di Parchynski che dialogano con lo spazio abitandone i luoghi, vivendone le stanze, nell’attesa che il tempo agisca sulla fragilità dei materiali che ne determinano a volte la data di scadenza e a volte l’eternità ma sempre la maturazione e il cambiamento, sottolineando le singole identità nella continua ricerca del Se.
Marzio Zorio, Torino 1985
Yves Klein mirava alla cancellazione dei mezzi e delle forme tradizionali dell'arte e alla sua evoluzione verso l’immateriale, la sua ricerca era volta al concetto stesso di immaterialità, tanto da applicarlo anche alla pittura.
La ricerca di Marzio Zorio sfrutta il medium immateriale per eccellenza, il suono, per dare forma ad una sensazione, quella uditiva, attraverso l’uso della tecnologia, sia essa complessa e di altissimo livello che primitiva e legata all’uso di elementi semplici a cui l’artista conferisce dignità impiegando le loro naturali caratteristiche plastiche e fisiche nella costruzione di uno strumento capace di generare suoni; le sue installazioni sono il frutto di un calcolo attento effettuato con la massima precisione e misura, disegnate con un’ estetica che come il suono, ha una propria timbrica, un impronta dal gusto molto razionale e mi- nimalista. Non ci sono fronzoli nelle opere dell’artista, gli elementi diventano funzionali sia all’uso che allo spazio, non ci sono sporcature o sbavature, tutto è perfettamente connesso e ad uso del meccanismo stesso, linee regolari, pulite a tratti dure e violente che sottolineano la tensione delle corde pizzicate, della vibrazione degli elementi tesi a comporre uno spazio buono ad accogliere e propagare al meglio le onde sonore.
Marzio crea gli strumenti della sua personalissima orchestra in modo che chiunque possa essere un musicista e comporre la propria esperienza sonora accettando l’invito dell’artista a giocare con le sue creazioni. Il fruitore può essere spettatore o artefice della propria esperienza in base alla relazione che l’artista sceglie che l’opera abbia con l’audience e con lo spazio stesso: un teatro dove palco e platea sono condivisi.
Anna Ippolito, Torino 1984 Crescere è un verbo che descrive un azione in divenire, è un verbo che segna un cam- biamento: gli elementi dell’universo sono regolati dalla crescita, dall’evoluzione, dal moto perpetuo, meccanismo infinito che scatena continue nuove reazioni di causa ed effetto: la sorgente di un fiume parte da una piccola goccia per poi andare a creare laghi, corsi d’acqua, mari, cascate ma anche disastri, inondazioni, stragi....
L’opera di Anna Ippolito è perennemente ad un bivio, ad una svolta che dipende dalla scelta che l’artista compie all’interno di percorsi circoscritti: cicli che seguono la via dell’esistenza dalla nascita alla morte. Iniziare, percorrere ed arrivare ad una fine per poi ricominciare un ciclo differente: questo è il modus operandi con cui l’artista agisce sui materiali per attuare il proprio esperimento e la propria ricerca, non a caso le tematiche affrontate dall’artista sono riconducibili ai moti della natura, alle rivoluzioni dell’universo e all’espe- rienza della vita dove l’uomo e le sue scelte sono al centro, punto di vista e protagoniste del miracolo ontologico dell’ assoluto che accade, sempre, inesorabile, continuamente. Il metodo di Ippolito non lascia nulla al caso, anzi l’artista premedita l’andamento di momenti dettati altrimenti dalla pura casualità, organizzando i tempi dei percorsi attraverso l’osservazione, la progettazione e la raccolta di campioni per ogni fase temporale che segna una traccia nel percorso di vita, dalle orbite lunari ai mesi di gestazione. Una ricerca controllata anche nei suoi processi estetici e formali, l’artista chiude i suoi lavori con ordine ed eleganza: l’opera è visiva e quindi l’autore ha cura che le sue forme ne descrivano grazia e appetibilità.
10 settembre
ore 18,00
Fringe Art.foodesign
via Miranese 173D Mestre www.fringeartfoodesign.com
12 settembre
ore 21,00
Altolab
via Banchina Molini 14, Marghera www.altolab.it
www.decifra.org
Come ogni anno, Altolab e Decifra presentano Lab. evento contenitore, rassegna annuale che racconta la programmazione delle due associazioni attraverso la resa al pubblico dei progetti degli artisti in residenza di 7even su 7even e le elaborazioni di Astrazioni Sonore.
7even su 7even quest’anno presenta le opere di Marzio Zorio, Anna Ippolito e Artsiom Parchynski frutto del percorso operativo svolto durante l’anno e che continuerà fino a primavera per la mostra a Torino in collaborazione con Galleria Alessio Moitre: il workshop di quest’anno, dopo le edizioni precedenti dal titolo A come Allucinazione, B come Bugia e C...come la prima volta, diventa D come Dedalo...
Dedalo è sinonimo di labirinto, dal nome dell’architetto ed inventore che realizzò il Labirinto di Cnosso: i nostri artisti quest’anno hanno intrapreso insieme un percorso che li porterà a perdersi ognuno per la propria via a caccia di risposte, pensieri, idee, progetti che li aiuteranno a ritrovare la strada che li riporterà a casa. Il percorso parte da Torino per arrivare a Venezia per poi ritornare a Torino, un viaggio fisico e metafisico alla scoperta di persone, luoghi e del proprio carattere da raccontare nell’opera d’arte.
Dedalo era un grande inventore, creò le ali di cera per fuggire dal suo labirinto: fu intrappolato dal suo stesso genio e sempre il suo estro lo salvò; l’artista è in grado di creare a suo discapito imprese estremamente complesse, nelle quali rimane imbrigliato e sempre dibattendosi per la sua liber- tà riesce a trovare nuove soluzioni e nuove vie da intraprendere alla continua scoperta dell’infinito. I progetti degli artisti di 7even su 7even verranno presentati giovedì 10 settembre al Fringe Art.foodesign una nuova realtà mestrina dal sapore internazionale. Fringe si presenta come i Cafè des Art dei primi del novecento in un ambiente contemporaneo e high tech, dove si sperimentano oltre alle arti figurative anche l’arte culinaria.
Alle 18,00 verranno presentate al pubblico alcune delle opere degli artisti di 7even su 7even Marzio Zorio, Anna Ippolito e Artsiom Parchynski durante l’aperitivo di Fringe fino alle 21,00 quando comincerà la NONCENA un evento su invito, un convegno dove si abbattono le barriere tra relatore ed uditori attraverso la convivialità di un banchetto: 15 invitati, seduti ad una tavola imbandita, potranno conversare e condividere i propri progetti, le proprie idee e pensieri gustando le creazioni offerte dalla cucina del Fringe.
7even su 7even continua poi sabato sera ad Altolab negli spazi di Banchina Molini per l’appuntamento con Astrazioni Sonore che grazie alla collaborazione con l’etichetta Lato Fragile presenta la gara delle batterie elettroniche un evento che passa di luogo in luogo e di organizzazione in organizzazione perché non vuole essere descritto ne circoscritto, ne appartenere a nessuno: 5 minuti a testa, una ventina di partecipanti che con le loro invenzioni e i loro oggetti sonori ( qualunque aggeggio, accrocchio o invenzione) si scontrano tra di loro in una battaglia a suon di SUONO! Non ci sono regole o linee da seguire, è un’iniziativa libera, una situazione dove chiunque può iscriversi e suonare la sua cosa, l’iniziativa non è di nessuno ma noi ringraziamo comunque chi l’ha inventata e ce l’ha prestata!!!!!
Artsiom Parchynski, Polotsk (Bielorussia)1985 Il bisogno di rappresentazione è strettamente collegato alla comunicazione: dalla grafica alla parola l’uomo ha trovato modi fantastici per esaudire la propria necessità di descrivere ciò che lo circonda per catturarne i misteri e scoprirne le caratteristiche elaborando una nuova realtà, traduzione mentale di ciò che il suo occhio scopre. Il più grande mistero però è sempre stata la rappresentazione della propria immagine: fino all’invenzione dello specchio era addirittura quasi impossibile auto identificarsi se non in riflessi deformanti e poco veritieri. Oggi, nella società dell’immagine, abbiamo mille modi per osservare noi stessi, addirittura con strumenti di precisione dalla finissima risoluzione che riprendono a 360 gradi la nostra figura, mettendo in evidenza anche il più piccolo particolare ma la nostra percezione rimane comunque falsata dal nostro Io.
La ricerca di Parchynski è volta all’abbandono della rappresentazione concettuale e testuale dell’opera per concentrarsi sulla pura figurazione scultorea e sull’esaltazione della materia e dei materiali che oltre a formare la struttura vera e propria del lavoro ne descrivono la tessitura e la sua narrazione. L’autoreferenzialità dei ritratti scultorei dell’artista gioca tra presenza e assenza, tra vuoti e pieni, pesantezza e evanescenza, caratteristiche descritte dalla centralità della scelta dei materiali e dalle coordinate spaziali: l’ambiente diventa l’interlocutore principale delle opere di Parchynski che dialogano con lo spazio abitandone i luoghi, vivendone le stanze, nell’attesa che il tempo agisca sulla fragilità dei materiali che ne determinano a volte la data di scadenza e a volte l’eternità ma sempre la maturazione e il cambiamento, sottolineando le singole identità nella continua ricerca del Se.
Marzio Zorio, Torino 1985
Yves Klein mirava alla cancellazione dei mezzi e delle forme tradizionali dell'arte e alla sua evoluzione verso l’immateriale, la sua ricerca era volta al concetto stesso di immaterialità, tanto da applicarlo anche alla pittura.
La ricerca di Marzio Zorio sfrutta il medium immateriale per eccellenza, il suono, per dare forma ad una sensazione, quella uditiva, attraverso l’uso della tecnologia, sia essa complessa e di altissimo livello che primitiva e legata all’uso di elementi semplici a cui l’artista conferisce dignità impiegando le loro naturali caratteristiche plastiche e fisiche nella costruzione di uno strumento capace di generare suoni; le sue installazioni sono il frutto di un calcolo attento effettuato con la massima precisione e misura, disegnate con un’ estetica che come il suono, ha una propria timbrica, un impronta dal gusto molto razionale e mi- nimalista. Non ci sono fronzoli nelle opere dell’artista, gli elementi diventano funzionali sia all’uso che allo spazio, non ci sono sporcature o sbavature, tutto è perfettamente connesso e ad uso del meccanismo stesso, linee regolari, pulite a tratti dure e violente che sottolineano la tensione delle corde pizzicate, della vibrazione degli elementi tesi a comporre uno spazio buono ad accogliere e propagare al meglio le onde sonore.
Marzio crea gli strumenti della sua personalissima orchestra in modo che chiunque possa essere un musicista e comporre la propria esperienza sonora accettando l’invito dell’artista a giocare con le sue creazioni. Il fruitore può essere spettatore o artefice della propria esperienza in base alla relazione che l’artista sceglie che l’opera abbia con l’audience e con lo spazio stesso: un teatro dove palco e platea sono condivisi.
Anna Ippolito, Torino 1984 Crescere è un verbo che descrive un azione in divenire, è un verbo che segna un cam- biamento: gli elementi dell’universo sono regolati dalla crescita, dall’evoluzione, dal moto perpetuo, meccanismo infinito che scatena continue nuove reazioni di causa ed effetto: la sorgente di un fiume parte da una piccola goccia per poi andare a creare laghi, corsi d’acqua, mari, cascate ma anche disastri, inondazioni, stragi....
L’opera di Anna Ippolito è perennemente ad un bivio, ad una svolta che dipende dalla scelta che l’artista compie all’interno di percorsi circoscritti: cicli che seguono la via dell’esistenza dalla nascita alla morte. Iniziare, percorrere ed arrivare ad una fine per poi ricominciare un ciclo differente: questo è il modus operandi con cui l’artista agisce sui materiali per attuare il proprio esperimento e la propria ricerca, non a caso le tematiche affrontate dall’artista sono riconducibili ai moti della natura, alle rivoluzioni dell’universo e all’espe- rienza della vita dove l’uomo e le sue scelte sono al centro, punto di vista e protagoniste del miracolo ontologico dell’ assoluto che accade, sempre, inesorabile, continuamente. Il metodo di Ippolito non lascia nulla al caso, anzi l’artista premedita l’andamento di momenti dettati altrimenti dalla pura casualità, organizzando i tempi dei percorsi attraverso l’osservazione, la progettazione e la raccolta di campioni per ogni fase temporale che segna una traccia nel percorso di vita, dalle orbite lunari ai mesi di gestazione. Una ricerca controllata anche nei suoi processi estetici e formali, l’artista chiude i suoi lavori con ordine ed eleganza: l’opera è visiva e quindi l’autore ha cura che le sue forme ne descrivano grazia e appetibilità.
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