Spirito klimtiano: Galileo Chini, Vittorio Zecchin e la grande decorazione a Venezia

Vittorio Zecchin, Le mille e una notte, Spirito klimtiano: Galileo Chini, Vittorio Zecchin e la grande decorazione a Venezia, Ca' Pesaro, Venezia
Dal 31 Marzo 2012 al 08 Luglio 2012
Venezia
Luogo: Ca’ Pesaro - Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Indirizzo: Santa Croce 2076
Orari: da aprile a ottobre 10-18; da novembre a marzo 10-17
Curatori: Gabriella Belli, Silvio Fuso, Maria Stella Margozzi, Matteo Piccolo
Costo del biglietto: intero € 8; ridotto € 5.50; scuole € 4 (Ca’ Pesaro+Museo d' Arte Orientale)
Telefono per informazioni: +39 041 721127
E-Mail info: capesaro@fmcvenezia.it
Sito ufficiale: http://capesaro.visitmuve.it
Le tele dell’artista muranese vennero realizzate nel 1914 per decorare la sala da pranzo del veneziano Hotel Terminus. Il ciclo, in seguito smembrato, è oggi considerato uno massimi capolavori del Liberty a Venezia; sei tele della dodici scene conosciute sono conservate proprio a Ca’ Pesaro e verranno esposte per l’occasione.
Nello stesso anno Antonio Fradeletto commissiona a Galileo Chini la decorazione del Salone centrale del Palazzo dell’Esposizione della Biennale, destinato ad accogliere la mostra individuale di Ivan Meštrovi?, oltre che dipinti di altri autori. Dopo aver aggiornato anche le linee architettoniche della sala, il maestro fiorentino dipinge i diciotto pannelli del ciclo, di cui egli stesso parla nel catalogo dell’Esposizione: ”Ho cercato di suscitare e diffondere [...] un senso di pacata letizia, mediante una pittura decorativa che si fondesse in armonica semplicità e si equilibrasse con una architettura altrettanto parca”. I pannelli che saranno presentati a Ca’ Pesaro provengono dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, che ne conserva il nucleo di maggiore rilevanza. Grazie alla preziosa collaborazione del Museo di Valle Giulia e del Museo Boncompagni, sede deputata alla conservazione del ciclo, dove nel mese di settembre transiterà la mostra, si è resa possibile questa rilettura “capesarina” di un episodio di grande rilevanza per la storia dell’arte italiana del primo ‘900, all’ombra generatrice di idee e suggestioni del grande Gustav Klimt. Chini e Zecchin, pur notevolmente differenti per cultura, stile e livello di fortuna critica, in questi due cicli coevi, reagiscono simultaneamente allo stimolo prodotto dalle ventidue opere esposte da Klimt alla IX Esposizione della Biennale. E lo traducono entrambi in opere di grande impatto decorativo, destinate alla pubblica fruizione, pure se distinte dalla differente natura della committenza: privata per Zecchin, eminentemente pubblica per Chini.
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