La Belle Noiseuse / Digital Cities. Esplorazioni di Matthew Watkins
Dal 14 Marzo 2014 al 16 Marzo 2014
Verona
Luogo: Palazzo della Gran Guardia
Indirizzo: piazza Bra 1
Curatori: Accademia di Belle Arti di Verona
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 045 8033400
E-Mail info: ufficio.stampa@ateneo.univr.it
Sito ufficiale: http://www.infinitamenteverona.it/
La Belle Noiseuse
La forma è un’astrazione. Il cuore della realtà è un processo. Che si tratti di crisi economica, evoluzione naturale, catastrofe ecologica o innovazione scientifica il cambiamento é parte inevitabile dell’ordine delle cose. Operando un implicito omaggio all’opera di Stanley Kubrick e Robert Smithson, l’installazione evoca l’irruzione del nuovo e dell’imprevisto all’interno dell’ordinario e dello strutturato. L’incrocio tra la spirale e il monolite vuole sottolineare la presenza di quelli che il matematico René Thom chiama “punti di catastrofe”: incroci di eventi e fattori la cui cumulazione provoca una rottura dello status quo e l’emergenza di nuovi assetti e organizzazioni. In arte, nella vita e nella società più ci si inoltra nell’infinito scorrere delle cose, più il punto di arrivo si allontana.
Digital Cities. Esplorazioni di Matthew Watkins
Tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure. (Italo Calvino)
Globali, fluttuanti, distopiche, apocalittiche, surreali o contraddittorie. Futuristiche e futuribili, a cavallo tra il noir e il pop. Non è facile descrivere con un solo aggettivo le città digitali di Matthew Watkins, fingerpainter italocanadese che ha fatto dell’osservazione delle metropoli postmoderne una nuova forma di ispirazione. Nelle città di Watkins, flâneur digitale, perdersi tra strade e vicoli è come perdersi tra pensieri e immaginario, in una poetica che rende le moderne metropoli luoghi confortanti e al contempo luoghi da incubo, in cui impensabili mostri si nascondono dietro l’angolo. Visioni fantascientifiche o favole senza un lieto fine, nelle città di Watkins le strade diventano tratti, un colpo di dita sul touchscreen e intrecciandosi raccontano storie
La forma è un’astrazione. Il cuore della realtà è un processo. Che si tratti di crisi economica, evoluzione naturale, catastrofe ecologica o innovazione scientifica il cambiamento é parte inevitabile dell’ordine delle cose. Operando un implicito omaggio all’opera di Stanley Kubrick e Robert Smithson, l’installazione evoca l’irruzione del nuovo e dell’imprevisto all’interno dell’ordinario e dello strutturato. L’incrocio tra la spirale e il monolite vuole sottolineare la presenza di quelli che il matematico René Thom chiama “punti di catastrofe”: incroci di eventi e fattori la cui cumulazione provoca una rottura dello status quo e l’emergenza di nuovi assetti e organizzazioni. In arte, nella vita e nella società più ci si inoltra nell’infinito scorrere delle cose, più il punto di arrivo si allontana.
Digital Cities. Esplorazioni di Matthew Watkins
Tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure. (Italo Calvino)
Globali, fluttuanti, distopiche, apocalittiche, surreali o contraddittorie. Futuristiche e futuribili, a cavallo tra il noir e il pop. Non è facile descrivere con un solo aggettivo le città digitali di Matthew Watkins, fingerpainter italocanadese che ha fatto dell’osservazione delle metropoli postmoderne una nuova forma di ispirazione. Nelle città di Watkins, flâneur digitale, perdersi tra strade e vicoli è come perdersi tra pensieri e immaginario, in una poetica che rende le moderne metropoli luoghi confortanti e al contempo luoghi da incubo, in cui impensabili mostri si nascondono dietro l’angolo. Visioni fantascientifiche o favole senza un lieto fine, nelle città di Watkins le strade diventano tratti, un colpo di dita sul touchscreen e intrecciandosi raccontano storie
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