Pier Paolo Calzolari. Opere della collezione Studio la Città
Dal 24 Settembre 2016 al 12 Novembre 2016
Verona
Luogo: Studio la Città
Indirizzo: Lungadige Galtarossa 21
Telefono per informazioni: +39 045 597549
E-Mail info: info@studiolacitta.it
Sito ufficiale: http://www.studiolacitta.it
Studio la Città apre a settembre la nuova stagione espositiva 2016/17, presentando una selezione di opere di Pier Paolo Calzolari tratte dalla propria collezione.
La mostra, che inaugura a Verona sabato 24 settembre 2016 alle ore 11.30, propone un percorso attraverso i diversi periodi e cifre stilistiche dell’artista: dalla radicale messa in discussione della rappresentazione degli anni ’70, fino alle opere degli anni 2000.
Calzolari, negli anni, si è impadronito dello spazio e del tempo, utilizzando elementi naturali inerti o animati meccanicamente, strutture ghiaccianti, oggetti banali spesso caratterizzati dalla capacità di cambiare di stato, suggerendo al pubblico di comprendere i suoi lavori non solo attraverso lo sguardo, ma utilizzando tutti e cinque i sensi.
Il percorso espositivo parte dai celebri lavori in piombo, per arrivare, attraverso “i Sali” e alle installazioni con neon e candele, fino alle nature morte e agli interventi di grandi dimensioni più recenti: un’antologia di opere che segnano alcuni dei punti salienti della vasta e diversificata produzione artistica di Calzolari, che, per dirla con Catherine David, “si sottrae alle usuali categorie estetiche, scoraggiando ogni interpretazione riduttiva, formale o ideologica”.
Pier Paolo Calzolari nasce a Bologna 1943, vive e lavora a Fossombrone.
Trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Venezia, il cui patrimonio artistico bizantino e la particolare luce lasciano una traccia profonda sulla sensibilità del futuro artista. Nel 1965 torna a Bologna e apre uno studio a Palazzo Bentivoglio, dove realizza i primi lavori di pittura e accoglie mostre di altri artisti, presentando i primi film 8mm e super8 di Ari Marcopoulos, Andy Warhol, Jonas Mekas e Mario Schifano e incontra personaggi come Allen Ginsberg, Julian Beck, Luigi Ontani, Raymond Hains e Chet Baker. Nel 1966‐1967 realizza la prima delle sue opere‐performance (Il filtro e benvenuto all’angelo) che coinvolge gli spettatori in una partecipazione diretta dell’opera e che Calzolari stesso definisce una “attivazione dello spazio”, secondo un metodo di lavoro tipico della sua produzione successiva: gli “atti di passione”. Tra il 1967, anno in cui si sposta a Urbino, e il 1972 Calzolari si muove tra Parigi, New York e Berlino e porta a maturazione il suo progetto artistico, stabilendo i parametri del suo vocabolario plastico. In questo periodo Calzolari è accorpato al movimento dell’Arte Povera e il suo scritto La casa ideale (1968) che trova compimento in un gruppo di opere, viene da alcuni considerato uno degli enunciati essenziali di questo movimento. In questi anni realizza un ampio ciclo di lavori con strutture ghiaccianti e neon, come Oroscopo come progetto della mia vita (1968) e la serie Gesti (1968‐1969) in cui la formazione della brina sulle forme, sancita del passaggio del tempo, è indice del processo di trasformazione alchemica della materia. In questo modo gli oggetti e i materiali che l’artista utilizza fin dal 1967 (fuoco, ghiaccio, piombo, stagno, sale, muschio, tabacco) conoscono una seconda vita accanto agli elementi luminosi, traccia della lucentezza del marmo veneziano. A partire dal 1972, l’artista si concentra sullo studio della pittura in modo profondamente anticonvenzionale.
Preferendo nuovi “supporti”, come la flanella o fogli di cartone incollati sulla tela, l’artista giustappone segni pittorici a oggetti reali, come piccole barche di carta o trenini in movimento lungo percorsi ripetuti all’infinito. La pittura di Calzolari rimane legata spesso al coinvolgimento fisico delle persone: a Berlino ad esempio realizza una serie di lavori‐performance (raccolti nel libro intitolato Day After Day, a Family Life) come Usura amore e misericordia (1972‐1974) nelle quali l’artista, sovvertendo ogni formalismo, porta il rituale della quotidianità sul piano dell’esperienza estetica e in rapporto orizzontale con il mondo e con la storia. Il suo percorso, malgrado la prossimità evidente con la produzione coeva degli artisti dell’Arte Povera (in particolare con Mario Merz e Jannis Kounellis), con l’Arte Concettuale e il Post Minimalismo americano è caratterizzato da diversi elementi peculiari: la volontà di saturazione dei sensi, la modalità di rendere visibili i dati del pensiero astratto e l’essenza delle cose, l’attenzione particolare rivolta alla fragilità di oggetti e materiali.
Dal 1973 si muove tra Bologna, Parigi e Milano dove si stabilisce per otto anni continuando la ricerca parallela tra pittura, scultura e performance. Infine si sposta a Torino e realizza alla galleria Tucci Russo installazioni composte da pitture di grande formato e performance. Intorno al 1982 lascia Torino per Vienna, dove torna a concentrarsi soprattutto sulla pittura e nel 1984 decide per la qualità della luce, di tornare nel Montefeltro dove vive e lavora tuttora. Nell’arco di questa permanenza nell’urbinate, Calzolari è invitato a partecipare a molteplici residenze all’estero, in particolare in Francia (La Ferme du Buisson, Domaine de Kerguéhennec, Atelier Calder, Le Fresnoy) durante le quali lavora nell’ambito della danza, interessandosi allo studio dei rapporti tra spazio, corpo e tempo, e dando così nuovo sviluppo al suo lavoro performativo.
(Biografia tratta da www.fondazionecalzolari.org )
Inaugurazione: 24 settembre 2016 alle ore 11:30
Orari:
dal martedì al sabato, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19
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