Un nuovo gesto, una nuova materia. Opere del dopoguerra italiano dalla collezione di Fondazione Cariverona
Dal 13 Ottobre 2018 al 06 Gennaio 2019
Verona
Luogo: Fondazione Cariverona - Palazzo Pellegrini
Indirizzo: via A. Forti 3
Enti promotori:
- AMACI – Associazione Musei d’Arte Contemporanei Italiani
Fondazione Cariverona apre al pubblico la sua sede, lo storico Palazzo Pellegrini in via Achille Forti a Verona, con la mostra Un nuovo gesto, una nuova materia dedicata alle opere della sua collezione che più rappresentano la stagione informale e ospitata in uno spazio appositamente restaurato e visitabile per la prima volta in questa rinnovata veste. La selezione delle opere fa parte di un più ampio progetto di condivisione con il pubblico della collezione di Fondazione Cariverona all’interno della nuova sala espositiva, che insieme al cortile monumentale ospiterà esempi della più vasta raccolta conservata dall’istituzione.
L’inaugurazione di questo spazio raccolto al piano terra dell’importante atrio di Palazzo Pellegrini, coincide con le giornate di ArtVerona, la fiera d’arte giunta quest’anno alla sua quattordicesima edizione. In questa particolare occasione la mostra sarà visitabile sabato 13 e domenica 14 ottobre dalle ore 11 alle ore 20 e rientra nel calendario della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI – Associazione Musei d’Arte Contemporanei Italiani.
La rassegnaUn nuovo gesto, una nuova materiaraggruppa una serie di 15 opere emblematiche realizzate tra il 1945 e il 1961 e selezionate da Luca Massimo Barbero – direttore artistico della collezione. I lavori appartengono ad artisti aderenti ai movimenti del Fronte Nuovo delle Arti (1946-1950) e del Gruppo degli Otto (1952-1954) che rappresentano la forza della tendenza avanguardistica post-bellica dell’arte italiana: opere che evidenziano il sorgere di nuove sensibilità artistiche e di una nuova dimensione compositiva e materica.
Apre la rassegna il raro gesso di Alberto Viani (1906 – 1989) Nudo Seduto (1949), che rappresenta la nascita di una scultura innovativa nella sua estrema sintesi, fatta di contrapposizione tra linee rette e sinuose curve che interpretano il corpo per sottrazione, come nell’olio su tela Il guerriero (1959) di Marino Marini (1901 – 1980).
Tra le opere più rappresentative due tele di Emilio Vedova (1919 – 2006): il Trittico della libertà (1950), una delle opere capitali degli esordi astratti di questo protagonista del periodo informale, e l’imponente Varsavia n.2 (1960) che rimanda alla distruzione e ricostruzione della capitale polacca come metafora dello sgretolamento di un vecchio ordine e la rigenerazione culturale e artistica di cui il pittore veneziano si fa portavoce attraverso il suo gesto libero ed energico.
Nelle opere di Afro Basaldella (1912–1976), Giuseppe Santomaso (1907–1990) e Renato Birolli (1905–1959) si evidenzia quell’intreccio intenso e sensuale tra materia e colore. Le cromie accese e vive delle opere di Afro, ben rappresentate in La scheggia (1956) fanno da contrappunto al Racconto (1961) di Santomaso con il suo uso atmosferico e stemperato della materia; la presenza di Birolli è di particolare interesse: da un lato perché veronese e quindi legato alla città e alla sua atmosfera culturale, dall’altro perché considerato il pittore più incisivo nella ricerca artistica astratta italiana, come evidenzia la forza intensa di Incendio alle Cinque Terre (1957).
Lo spazialismo, tra i più significativi percorsi artistici del dopoguerra, è qui rappresentato dal suo più grande esponente: Lucio Fontana (1899 – 1968) esprime attraverso il suo Concetto Spaziale (1959) stretta correlazione tra spazio, materia e segno, quel legame che ha reso unica la stagione dell’arte italiana tra il 1945 e il 1960 e che oggi è, a tutti gli effetti, una pietra miliare nella storia dell’arte internazionale. Quest’opera è oltremodo importante perché rappresenta quel momento di transizione tra i buchie i tagli, simboleggiando una sofferenza e un travaglio unici che lo rendono un importante documento di ricerca.
All’avventura dello spazialismo Tancredi Parmeggiani (1927–1964) contrappone il colore nella sua potenza espressiva più intensa: dall’esplosione luminosa di Materia-Luce (1959) a l’impronta grafica di Untitled (Grafia) (1960) fino alle geometrie distorte di Natura vergine (1950-58). Le orditure pittoriche di Nascita di una forma (1960) – di recente acquisizione da parte della Fondazione – di Emilio Scanavino (1922–1986), invece, riportano all’importanza della materia, del segno e del gesto in un dialogo con lo spazialismo e attraverso una modalità espressiva profonda e drammatica.
“Aprire la nostra sede al pubblico è motivo di grande orgoglio”, afferma Alessandro Mazzucco, presidente di Fondazione Cariverona. “Siamo fermamente convinti che condividere la nostra collezione con la città di Verona e con le migliaia di visitatori che ogni anno la scelgono come meta turistica sia cruciale per valorizzare il lavoro che questa istituzione ha intrapreso negli anni. Crediamo che una politica mirata alla valorizzazione del nostro patrimonio sia uno strumento imprescindibile per legare ancora di più la Fondazione ai suoi territori di riferimento e a un pubblico attento e appassionato”.
Fondazione Cariverona, infatti, promuove un’attenta politica culturale mirata a sostenere le attività dei territori in cui opera, valorizzando e incrementando il suo patrimonio artistico per dimostrarsi soggetto attivo e dinamico nel campo delle politiche culturali organizzando mostre, eventi, convegni e istaurando legami duraturi con importanti soggetti artistici italiani e internazionali.
La mostra Un nuovo gesto, una nuova materia è organizzata in collaborazione con BARCOR17.
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