Giorgio De Chirico. L'enigma di Edipo
Dal 26 Dicembre 2014 al 22 Febbraio 2015
Lonigo | Vicenza
Luogo: Palazzo Pisani
Indirizzo: piazza Garibaldi 1
Orari: venerdì 15.30 -19.30; sabato, domenica e festivi 10-12.30 / 15.30-19.30
Curatori: Floriano De Santi
Enti promotori:
- MV Eventi
- Assessorato alla Cultura - Comune di Lonigo
- Provincia di Vicenza
Costo del biglietto: € 5
Telefono per informazioni: +39 329 2812223
E-Mail info: info@mveventi.com
Sito ufficiale: http://www.comune.lonigo.vi.it
MV Eventi presenta presso le sale di Palazzo Pisani, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Lonigo, dal 26 dicembre 2014 al 22 febbraio 2015 la mostra “Giorgio De Chirico: l’enigma di Edipo”, esposizione che ripercorrerà i tratti salienti della produzione del Maestro greco attraverso opere ad olio, disegni, sculture e litografie. La mostra, il cui percorso espositivo sarà un omaggio di oltre 30 opere realizzate dal grande artista Giorgio de Chirico e curata dallo storico e critico d’arte Floriano De Santi, sarà organizzata da Matteo Vanzan di MV Eventi a conclusione di un anno di manifestazioni con un sempre crescente numero di visitatori per la Casa della Cultura leonicena
Figlio di un ingegnere ferroviario, de Chirico visse dapprima ad Atene, dove studiò al locale Politecnico, poi, nel 1905, si trasferì con la madre e col fratello Andrea (Alberto Savinio) a Monaco di Baviera. L'arte di A. Böcklin e la filosofia di Nietzsche lo impressionarono profondamente. Cominciò a dipingere quadri allegorici e nel 1910 compì un viaggio a Firenze. Dipinse allora l'Enigma dell'oracolo e l'Enigma d'un pomeriggio d'autunno, le prime opere in cui si rivelano le possibilità simboliche del sogno, in cui oggetti reali si trovano in relazioni innaturali e insolite, calate entro un'atmosfera sospesa. Dal 1911 al 1915 fu a Parigi, dove frequentò G. Apollinaire, M. Jacob, P. Picasso. Rivelatore e chiarificatore fu soprattutto l'incontro con G. Apollinaire. Tornato in Italia (servizio militare durante la guerra) è stato, con Carlo Carrà, l'iniziatore della pittura "metafisica", rivolta a creare suggestioni fantastiche con l'accostamento di oggetti disparati e specialmente di statue antiche in uno spazio costruito secondo le regole della prospettiva quattrocentesca, ma acceso da colori di timbro decisamente moderno, con associazioni stupefacenti non soltanto di sensi e di idee, ma anche di storia e di tempo. Se la pittura, il disegno, la stampa d’arte di de Chirico escogitano tutti i mezzi per abbreviare il processo della fattura, per raggiungere la durata minima, la sua scultura, non sembra affatto assillata dalla stessa premura. Quasi tutte le opere tridimensionali dechirichiane sono di bronzo, e il processo di trasposizione da una materia all’altra richiede parecchie fasi successive: anche quando la forma si attua come trasposizione diretta della “cosa”, quella cosa è costretta ad eternarsi nel bronzo.
Lo spazio pittorico, scultoreo e grafico di Giorgio de Chirico” afferma Floriano De Santi “non è una “costruzione prospettica”, almeno come la s’intendeva nel Rinascimento, ma la rottura, il crollo di ogni schema compositivo precostituito: il frammento dello stilema figurativo tradizionale e narrativo. Non si tratta più di provocare il sogno metafisico dalla consuetudine di una visione fenomenica e di mettere in moto o in stasi il meccanismo dell’immaginazione visionaria, ma di suscitare un’emozione e di prolungarla in uno spazio senza tempo”.
In contemporanea con la monografica di Giorgio de Chirico, all’interno delle sale OFF di Palazzo Pisani, sarà ospitata la mostra di Lisa Sotilis, pittrice, scultrice, creatrice di gioielli e, per la scultura, unica assistente di studio di Giorgio de Chirico. Sarà la sua origine greca, l’amore per il classico, la fascinazione per il colore, ma attraverso la Sotilis tutto diventa arte. Anche la sua vita. Il bronzo è un metallo vivo, caldo, che Lisa lavora con le proprie mani e, appoggiandosi su una preconoscenza ellenica e rifiutando le cadenze di un’avanguardia falsa sovrapposta alla moda, trasforma nei miti colti un’eterna danza di forme ideate tra la natura e la finzione, il vuoto e il pieno, l’Uno e il Tutto.
Figlio di un ingegnere ferroviario, de Chirico visse dapprima ad Atene, dove studiò al locale Politecnico, poi, nel 1905, si trasferì con la madre e col fratello Andrea (Alberto Savinio) a Monaco di Baviera. L'arte di A. Böcklin e la filosofia di Nietzsche lo impressionarono profondamente. Cominciò a dipingere quadri allegorici e nel 1910 compì un viaggio a Firenze. Dipinse allora l'Enigma dell'oracolo e l'Enigma d'un pomeriggio d'autunno, le prime opere in cui si rivelano le possibilità simboliche del sogno, in cui oggetti reali si trovano in relazioni innaturali e insolite, calate entro un'atmosfera sospesa. Dal 1911 al 1915 fu a Parigi, dove frequentò G. Apollinaire, M. Jacob, P. Picasso. Rivelatore e chiarificatore fu soprattutto l'incontro con G. Apollinaire. Tornato in Italia (servizio militare durante la guerra) è stato, con Carlo Carrà, l'iniziatore della pittura "metafisica", rivolta a creare suggestioni fantastiche con l'accostamento di oggetti disparati e specialmente di statue antiche in uno spazio costruito secondo le regole della prospettiva quattrocentesca, ma acceso da colori di timbro decisamente moderno, con associazioni stupefacenti non soltanto di sensi e di idee, ma anche di storia e di tempo. Se la pittura, il disegno, la stampa d’arte di de Chirico escogitano tutti i mezzi per abbreviare il processo della fattura, per raggiungere la durata minima, la sua scultura, non sembra affatto assillata dalla stessa premura. Quasi tutte le opere tridimensionali dechirichiane sono di bronzo, e il processo di trasposizione da una materia all’altra richiede parecchie fasi successive: anche quando la forma si attua come trasposizione diretta della “cosa”, quella cosa è costretta ad eternarsi nel bronzo.
Lo spazio pittorico, scultoreo e grafico di Giorgio de Chirico” afferma Floriano De Santi “non è una “costruzione prospettica”, almeno come la s’intendeva nel Rinascimento, ma la rottura, il crollo di ogni schema compositivo precostituito: il frammento dello stilema figurativo tradizionale e narrativo. Non si tratta più di provocare il sogno metafisico dalla consuetudine di una visione fenomenica e di mettere in moto o in stasi il meccanismo dell’immaginazione visionaria, ma di suscitare un’emozione e di prolungarla in uno spazio senza tempo”.
In contemporanea con la monografica di Giorgio de Chirico, all’interno delle sale OFF di Palazzo Pisani, sarà ospitata la mostra di Lisa Sotilis, pittrice, scultrice, creatrice di gioielli e, per la scultura, unica assistente di studio di Giorgio de Chirico. Sarà la sua origine greca, l’amore per il classico, la fascinazione per il colore, ma attraverso la Sotilis tutto diventa arte. Anche la sua vita. Il bronzo è un metallo vivo, caldo, che Lisa lavora con le proprie mani e, appoggiandosi su una preconoscenza ellenica e rifiutando le cadenze di un’avanguardia falsa sovrapposta alla moda, trasforma nei miti colti un’eterna danza di forme ideate tra la natura e la finzione, il vuoto e il pieno, l’Uno e il Tutto.
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