Palazzo Vecchio
San Giovanni
Il progetto si deve ad Arnolfo di Cambio (1299). Fu inizialmente chiamato Palagio Novo, poi della Signoria.
- Dove: Palazzo Vecchio
- Indirizzo: Piazza della Signoria
- Telefono: +39 055 2768325
- Apertura: Ott - Mar: Tutti i giorni 9 - 19 / Gio 9 - 14 | Apr - Set: Tutti i giorni 9 - 23 | Gio 9 - 14
- Costo: Intero 16,50 € | Ridotto 13.20 €
- Trasporti: Autobus: linea C1 (fermata Diaz), C2 (fermata Leopolda)
- Durata Visita: 1 ora e 30 minuti circa
Il progetto si deve ad Arnolfo di Cambio (1299). Fu inizialmente chiamato Palagio Novo, poi della Signoria. L’appellativo Ducale risale al 1540 quando Cosimo I vi fissò la propria residenza. Divenne Vecchio nel 1565 quando la corte si trasferì in Palazzo Pitti.
Tra il 1865 e il 1871 fu sede del Parlamento Italiano mentre oggi ospita gli uffici comunali. Il cortile di ingresso, detto di Michelozzo, fu decorato per le nozze di Francesco I e Giovanna d’Austria con vedute di città dell’Impero asburgico, su progetto di Vasari. Nel Quartiere del Mezzanino è esposta la collezione Loeser, donata dal collezionista americano nel 1928.
Tra il 1865 e il 1871 fu sede del Parlamento Italiano mentre oggi ospita gli uffici comunali. Il cortile di ingresso, detto di Michelozzo, fu decorato per le nozze di Francesco I e Giovanna d’Austria con vedute di città dell’Impero asburgico, su progetto di Vasari. Nel Quartiere del Mezzanino è esposta la collezione Loeser, donata dal collezionista americano nel 1928.
DA SAPERE: Alle finestre del palazzo furono lasciati penzolare i corpi dell’arcivescovo Francesco Salviati e di Francesco Pazzi, membri della celebre congiura ai danni dei Medici, consumatasi nel Duomo e in cui morì Giuliano, fratello di Lorenzo il Magnifico. Accorsi subito dopo l’accaduto in piazza della Signoria, contando nella protezione dell’autorità pubblica e della popolazione, furono immediatamente arrestati e impiccati.
Sull’angolo destro della facciata di Palazzo Vecchio è abbozzato, in bassorilievo, un profilo d’uomo che la tradizione attribuisce a Michelangelo. L’artista vi avrebbe ritratto o un condannato a morte o un debitore che lo annoiava con i racconti delle proprie disgrazie tutte le volte che passava in via della Ninna; pare, addirittura, che avesse tracciato le linee con le spalle al muro, mentre lo scocciatore lo importunava
Il Granduca Francesco I, figlio di Cosimo I e delle bellissima Eleonora di Toledo, aveva una grande e unica passione, oltre all’amore per la bella veneziana Bianca Cappello: l’alchimia. Gli sportelli del suo studiolo in Palazzo Vecchio sono decorati infatti da soggetti mitologici e pagani, allusivi al tipo di materiale conservato all’interno dei rispettivi scaffali. Non a caso, in quello raffigurante Il laboratorio dell’alchimista di Giovanni Stradano, Francesco si è fatto ritrarre come un artigiano, seduto e intento al proprio lavoro, in primo piano sulla destra.
Nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, Leonardo aveva dipinto la famosa Battaglia di Anghiari con una tecnica sperimentale volta al recupero dell’encausto romano che utilizzava la cera come legante dei pigmenti. L’esito fu disastroso e la pittura si sciolse. Secondo alcuni studiosi Vasari avrebbe salvato ciò che rimaneva dell’opera, proteggendola con un intercapedine. Nell’affresco con la Battaglia di Marciano sembra infatti avere inserito un indizio: un’insegna militare contenente le parole CERCA TROVA.
Sull’angolo destro della facciata di Palazzo Vecchio è abbozzato, in bassorilievo, un profilo d’uomo che la tradizione attribuisce a Michelangelo. L’artista vi avrebbe ritratto o un condannato a morte o un debitore che lo annoiava con i racconti delle proprie disgrazie tutte le volte che passava in via della Ninna; pare, addirittura, che avesse tracciato le linee con le spalle al muro, mentre lo scocciatore lo importunava
Il Granduca Francesco I, figlio di Cosimo I e delle bellissima Eleonora di Toledo, aveva una grande e unica passione, oltre all’amore per la bella veneziana Bianca Cappello: l’alchimia. Gli sportelli del suo studiolo in Palazzo Vecchio sono decorati infatti da soggetti mitologici e pagani, allusivi al tipo di materiale conservato all’interno dei rispettivi scaffali. Non a caso, in quello raffigurante Il laboratorio dell’alchimista di Giovanni Stradano, Francesco si è fatto ritrarre come un artigiano, seduto e intento al proprio lavoro, in primo piano sulla destra.
Nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, Leonardo aveva dipinto la famosa Battaglia di Anghiari con una tecnica sperimentale volta al recupero dell’encausto romano che utilizzava la cera come legante dei pigmenti. L’esito fu disastroso e la pittura si sciolse. Secondo alcuni studiosi Vasari avrebbe salvato ciò che rimaneva dell’opera, proteggendola con un intercapedine. Nell’affresco con la Battaglia di Marciano sembra infatti avere inserito un indizio: un’insegna militare contenente le parole CERCA TROVA.
OPERE
- Salone dei Cinquecento Simone del Pollaiolo 1494 - 1572
- Sala dell'Udienza Benedetto da Maiano
- Genio della Vittoria Michelangelo Buonarroti 1532 - 1534
- Studiolo di Francesco I 1570 - 1572
- Sala di Leone X Giorgio Vasari 1555 - 1562
- Quartiere degli Elementi Giorgio Vasari 1555 - 1558
- Putto con delfino Adrea di Cione 1470
- Cappella di Eleonora da Toledo Giorgio Vasari 1540 - 1545
- Giuditta e Oloferne Donato di Niccolò di Betto Bardi 1453 - 1457
- Studio di volti per la Battaglia di Anghiari Leonardo da Vinci 1503
ARTISTI
- Il Cronaca Firenze 1457 - Firenze 1508
- Benedetto da Maiano Maiano 1442 - Firenze 1497
- Michelangelo Caprese Michelangelo 1475 - Roma 1564
- Giorgio Vasari Arezzo 1511 - Firenze 1574
- Andrea del Verrocchio Firenze 1437 - Venezia 1488
- Donatello Firenze 1386 - Firenze 1466
- Leonardo da Vinci Vinci 1452 - Amboise 1519