Madonna del solletico

Santa Croce

Madonna del solletico
Il dipinto fu reso noto dal Longhi nel 1950 subito dopo il recupero e dallo stesso studioso attribuito a Masaccio. La paternità di Masaccio per questa preziosa tavoletta è stato generalmente accolta dalla critica ad eccezione del Salmi che avanza delle riserve e più recentemente dal Cole che la ritiene opera di un anonimo artista fiorentino intorno al 1430. Secondo quanto riportato dal Berti un anonimo studioso - non sappiamo su quali fondamenti - ha vanzato l'ipotesi che possa trattarsi di un'opera di Arcangelo di Cola. La piccola tavola, che come indica l'arme sul verso, fu commissionata dal senese Antonio Casini eletto cardinale il 24 maggio 1426, denota un gusto arcaizzante nella stesura su fondo oro, imputabile alla volontà di impreziosire la piccola immaigne destinata alla devozione privata. Tuttavia il decentramento del gruppo rispetto all'asse centrale del dipinto, come se i personaggi fossero di passaggio o in movimento, la spiccata sensibilità spaziale resa attraverso la sovrapposizione dei nimbi - questa volta non dipinti in prospettiva, e attraverso le pieghe plastiche del mantgello e l'orlatura dorata che non è più solo un motivo decorativo e lineare ma un mezzo per scandire i piani, sono elementi di innovazione propri della pittura masaccesca. Lo stesso si può dire con Longhi della «nuova umana e laica meditazione» che pervade il gesto della Madonna colta in attegiamento pensoso a sollecitare il mento del Bambino: motivo di ripresa da Giovanni Pisano che lo propone nel Pulpito del Duomo di Pisa, e che trova un diretto precedente nella "Madonna col Bambino" di Andrea Pisano, oggi nel Museo dell'Opera del Duomo di Firenze. Il colore ambrato e caldo, la solidità dei volumi, la costruzione della mano che sorregge il Bambino inducono la critica a fare un confronto e un accostamento cronologico con i pannelli dello smembrato polittico di Pisa che risale al 1426. Tale datazione è confermata dalla presenza sul verso del dipinto dell'arme del committente sovrastata dal galero cardinalizio, elemento che ci consente di scegliere come termine post quem il 24 maggio 1426: è anzi probabile che i Casini abbia commissionato il prezioso quadretto proprio in occasione della sua elezione.