Garbage Patch State. Maria Cristina Finucci, Wasteland
Dal 29 Maggio 2013 al 24 Novembre 2013
Venezia
Luogo: Ca’ Foscari
Indirizzo: Dorsoduro
Telefono per informazioni: +39 041 2348368
E-Mail info: comunica@unive.it
Sito ufficiale: http://www.thegarbagepatchstate.org
Ha la profonda potenza del Mito l’idea di portare a Venezia un nuovo Stato, uno dei più estesi del pianeta, il Garbage Patch State, ovvero l’immenso Stato delle Immondizie.
Nessuna carta geografica ancora lo indica, le rilevazioni satellitari non riescono a delimitarne i precisi confini, per il mondo scientifico ha una superficie che, a seconda delle rilevazioni, si estende quanto la Penisola Iberica o come due volte l’intera superficie del Texas. È uno stato che non si fa notare, eppure è pericolosissimo per l’ambiente e, in prospettiva - una prospettiva a breve, quanto brevi sono le catene alimentari che uniscono i pesci all’uomo –, anche per ciascuno di noi.
Wasteland, di Maria Cristina Finucci, è un’opera complessa che comprende numerosi interventi dell’artista italiana che a Parigi, l’11 aprile, nella sede centrale dell’UNESCO, con una installazione-performance, otterrà dalla comunità internazionale il riconoscimento istituzionale, anche se fittizio, del Garbage Patch State.
Lo Stato federale che l’artista ha ideato per sintetizzare il grave problema ambientale delle isole di plastica, denominate appunto Garbage Patch, avrà una sua Costituzione oltre a una bandiera nazionale: fondo azzurro trasparente come il mare, popolato da vortici rossi, come quelli che sul Pacifico - ma anche nel Mare dei Sargassi nell’Atlantico - hanno convogliato e riunito i rifiuti portati dai fiumi o scaricati dalle navi.
Come molti Stati il Garbage Patch State avrà una rappresentanza a Venezia dal prossimo mese di maggio e fine a novembre . A ospitare il piccolo edificio sarà, nella sua storica sede sul Canal Grande e non a caso, l’università Ca’ Foscari. L’ateneo veneziano, che sta sviluppando già da alcuni anni prestigiose iniziative di carattere espositivo, è altresì il certificato punto di riferimento italiano per le politiche universitarie del rispetto ambientale, come attesta l’annuale classifica di GreenMetric, elaborata da Universitas Indonesia, sulle università sostenibili.
Maria Cristina Finucci, per il padiglione veneziano del nuovo Stato, ha ideato una specifica installazione: una marea di tappi di plastica colorata, imbrigliati da reti che dal padiglione trapassano verso il Gran Canal, metafora e immagine dello straripare della plastica e dei rifiuti in tutti i mari e gli oceani del pianeta. All’interno del padiglione, la sua video-opera “ Dentro” , proiettata a 360°, darà allo spettatore la sensazione di essere immerso in un mare di plastica.
Patrocinata dal Ministero dell’Ambiente Wasteland è un’opera pensata per sensibilizzare il mondo intorno a un problema che cresce minuto dopo minuto ed è immenso: già oggi, se si potessero raccogliere tutte le immondizie che galleggiano su mari e oceani e quelle più pesanti, che ne tappezzano i fondali, si creerebbe un deposito di rifiuti più esteso dell’Himalaya e più alto dell’Everest.
Nel solo gorgo tra Hawaii e Giappone, nel Pacifico, si calcola “galleggino” 3,65 milioni di tonnellate di plastica. Circa 1 milione di pesci e altrettanti gabbiani muoiono all’anno per occlusione da ingestione di oggetti di plastica. Il problema però è anche di natura organica perché i microframmenti di quella plastica buttata nei mari creano un “brodo” che è scambiato dai pesci per plancton. Così quelle sostanze, incamerate nelle carni dei pesci, arrivano a noi che a nostra volta le incorporiamo nei nostri organismi.
L’opera di Maria Cristina Finucci attinge alla forza del Mito che essa stessa ha voluto creare, trasformando quegli immensi ectoplasmi ribollenti di scarti dell’umana insipienza - oggi colossali non luoghi - in mondi vivi. A popolarli saranno personaggi raccontati, per scelta dell’artista, dagli studenti di Ca’ Foscari.
Nella realtà, in queste lande tossiche, pesci, mammiferi marini e gabbiani sono tutti intossicati e deformati dalla plastica. Invece le nuove popolazioni create dall’artista e dagli studenti sono formate da speciali creature intelligenti, cittadini consapevoli del loro nuovo Stato cui danno regole, dove ogni abitante conta per il suo peso. Popolazioni che parlano una babele infinita di lingue, quante le nazioni da cui provengono, che sono di tutti e di nessun sesso, non solo maschi o femmine, maestri del vivere alla giornata, ma con la consapevolezza di essere quasi eterni, come le immondizie di plastica.
Anche l’opera, nella volontà dell’artista, è di tutti: chiunque infatti, sul blog del sito garbagepatchstate.org, potrà rendersi protagonista di questa Azione collettiva, sentirsi cittadino responsabile di uno Stato che oggettivamente ci appartiene essendo formato anche dai sacchetti di plastica, dai giocattoli rotti, dai palloni dimenticati da ciascuno di noi.
Il padiglione nazionale rappresenta solo uno dei momenti che l’artista si è data come mission: alleare l’arte all’ambiente, per sensibilizzare tutti noi attraverso la forza del linguaggio artistico su un tema così importante, dato che l’arte può toccare corde che la pura informazione scientifica stenta a far risuonare.
L’avvio del progetto dell’artista lo si è avuto l’11 aprile, a Parigi, con il riconoscimento del nuovo Stato, istituzionale e fittizio, da parte dell’UNESCO, non a caso nell’Anno dell’Acqua. Nel mese di settembre seguirà un'istallazione di Maria Cristina Finucci nella piazza del MAXXI di Roma, un progetto promosso da MAXXI Educational in collaborazione con il Master in Exhibit & Public Design dell’Università di Roma La Sapienza. E’ in programma anche una collaborazione con l’Università Roma Tre che ha già contribuito fornendo i tappi di plastica usati per le installazioni. Ed altro ancora, come una missione in mezzo all'Atlantico.
Il progetto di Cristina Finucci non si esaurisce dunque soltanto nella produzione di sculture, video o installazioni, ma consiste in un percorso di relazioni e comportamenti e in ciò che questi ultimi producono in termini di coinvolgimento intellettuale, oltre che emotivo, degli individui.
Un progetto artistico, insomma, che si svolge nel tempo e include anche un risvolto immateriale di fare arte. Una modalità che raccoglie le istanze della società relazionandosi a essa, per contribuire alla conoscenza del fenomeno in questione. L’indispensabile precondizione per ogni effettivo cambiamento.
Nessuna carta geografica ancora lo indica, le rilevazioni satellitari non riescono a delimitarne i precisi confini, per il mondo scientifico ha una superficie che, a seconda delle rilevazioni, si estende quanto la Penisola Iberica o come due volte l’intera superficie del Texas. È uno stato che non si fa notare, eppure è pericolosissimo per l’ambiente e, in prospettiva - una prospettiva a breve, quanto brevi sono le catene alimentari che uniscono i pesci all’uomo –, anche per ciascuno di noi.
Wasteland, di Maria Cristina Finucci, è un’opera complessa che comprende numerosi interventi dell’artista italiana che a Parigi, l’11 aprile, nella sede centrale dell’UNESCO, con una installazione-performance, otterrà dalla comunità internazionale il riconoscimento istituzionale, anche se fittizio, del Garbage Patch State.
Lo Stato federale che l’artista ha ideato per sintetizzare il grave problema ambientale delle isole di plastica, denominate appunto Garbage Patch, avrà una sua Costituzione oltre a una bandiera nazionale: fondo azzurro trasparente come il mare, popolato da vortici rossi, come quelli che sul Pacifico - ma anche nel Mare dei Sargassi nell’Atlantico - hanno convogliato e riunito i rifiuti portati dai fiumi o scaricati dalle navi.
Come molti Stati il Garbage Patch State avrà una rappresentanza a Venezia dal prossimo mese di maggio e fine a novembre . A ospitare il piccolo edificio sarà, nella sua storica sede sul Canal Grande e non a caso, l’università Ca’ Foscari. L’ateneo veneziano, che sta sviluppando già da alcuni anni prestigiose iniziative di carattere espositivo, è altresì il certificato punto di riferimento italiano per le politiche universitarie del rispetto ambientale, come attesta l’annuale classifica di GreenMetric, elaborata da Universitas Indonesia, sulle università sostenibili.
Maria Cristina Finucci, per il padiglione veneziano del nuovo Stato, ha ideato una specifica installazione: una marea di tappi di plastica colorata, imbrigliati da reti che dal padiglione trapassano verso il Gran Canal, metafora e immagine dello straripare della plastica e dei rifiuti in tutti i mari e gli oceani del pianeta. All’interno del padiglione, la sua video-opera “ Dentro” , proiettata a 360°, darà allo spettatore la sensazione di essere immerso in un mare di plastica.
Patrocinata dal Ministero dell’Ambiente Wasteland è un’opera pensata per sensibilizzare il mondo intorno a un problema che cresce minuto dopo minuto ed è immenso: già oggi, se si potessero raccogliere tutte le immondizie che galleggiano su mari e oceani e quelle più pesanti, che ne tappezzano i fondali, si creerebbe un deposito di rifiuti più esteso dell’Himalaya e più alto dell’Everest.
Nel solo gorgo tra Hawaii e Giappone, nel Pacifico, si calcola “galleggino” 3,65 milioni di tonnellate di plastica. Circa 1 milione di pesci e altrettanti gabbiani muoiono all’anno per occlusione da ingestione di oggetti di plastica. Il problema però è anche di natura organica perché i microframmenti di quella plastica buttata nei mari creano un “brodo” che è scambiato dai pesci per plancton. Così quelle sostanze, incamerate nelle carni dei pesci, arrivano a noi che a nostra volta le incorporiamo nei nostri organismi.
L’opera di Maria Cristina Finucci attinge alla forza del Mito che essa stessa ha voluto creare, trasformando quegli immensi ectoplasmi ribollenti di scarti dell’umana insipienza - oggi colossali non luoghi - in mondi vivi. A popolarli saranno personaggi raccontati, per scelta dell’artista, dagli studenti di Ca’ Foscari.
Nella realtà, in queste lande tossiche, pesci, mammiferi marini e gabbiani sono tutti intossicati e deformati dalla plastica. Invece le nuove popolazioni create dall’artista e dagli studenti sono formate da speciali creature intelligenti, cittadini consapevoli del loro nuovo Stato cui danno regole, dove ogni abitante conta per il suo peso. Popolazioni che parlano una babele infinita di lingue, quante le nazioni da cui provengono, che sono di tutti e di nessun sesso, non solo maschi o femmine, maestri del vivere alla giornata, ma con la consapevolezza di essere quasi eterni, come le immondizie di plastica.
Anche l’opera, nella volontà dell’artista, è di tutti: chiunque infatti, sul blog del sito garbagepatchstate.org, potrà rendersi protagonista di questa Azione collettiva, sentirsi cittadino responsabile di uno Stato che oggettivamente ci appartiene essendo formato anche dai sacchetti di plastica, dai giocattoli rotti, dai palloni dimenticati da ciascuno di noi.
Il padiglione nazionale rappresenta solo uno dei momenti che l’artista si è data come mission: alleare l’arte all’ambiente, per sensibilizzare tutti noi attraverso la forza del linguaggio artistico su un tema così importante, dato che l’arte può toccare corde che la pura informazione scientifica stenta a far risuonare.
L’avvio del progetto dell’artista lo si è avuto l’11 aprile, a Parigi, con il riconoscimento del nuovo Stato, istituzionale e fittizio, da parte dell’UNESCO, non a caso nell’Anno dell’Acqua. Nel mese di settembre seguirà un'istallazione di Maria Cristina Finucci nella piazza del MAXXI di Roma, un progetto promosso da MAXXI Educational in collaborazione con il Master in Exhibit & Public Design dell’Università di Roma La Sapienza. E’ in programma anche una collaborazione con l’Università Roma Tre che ha già contribuito fornendo i tappi di plastica usati per le installazioni. Ed altro ancora, come una missione in mezzo all'Atlantico.
Il progetto di Cristina Finucci non si esaurisce dunque soltanto nella produzione di sculture, video o installazioni, ma consiste in un percorso di relazioni e comportamenti e in ciò che questi ultimi producono in termini di coinvolgimento intellettuale, oltre che emotivo, degli individui.
Un progetto artistico, insomma, che si svolge nel tempo e include anche un risvolto immateriale di fare arte. Una modalità che raccoglie le istanze della società relazionandosi a essa, per contribuire alla conoscenza del fenomeno in questione. L’indispensabile precondizione per ogni effettivo cambiamento.
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