A Palazzetto Baviera dal 15 marzo al 2 settembre
A Senigallia in mostra il Correggio ritrovato
Antonio Allegri detto il Correggio, Sant’Agata di Senigallia, 1525-1528 circa, olio su tavola, 29 x 34 cm, collezione privata
Samantha De Martin
27/02/2018
Ancona - Era arrivata a Senigallia a fine Ottocento, portata da un gentiluomo inglese al medico Angelo Zotti, come dono per avergli salvato la vita. Probabilmente acquistata nel Settecento da un viaggiatore inglese, già come autografo del Correggio, aveva trovato collocazione in una delle collezioni private inglesi tra il XVIII e il XIX secolo.
Dalla famiglia Zotti, attraverso varie vicende ereditarie sarebbe giunta, nel Novecento, in possesso di due nobili sorelle residenti a Fano dove Dario Fo, che ebbe modo di ammirarla nel 2004, ne incoraggiò il restauro, interpretando il volto della Santa come un ritratto di Jeronima, la bella consorte del Correggio.
Il dipinto in questione raffigura la Sant’Agata di Senigallia realizzata dal “Pittor delle grazie” figlio geniale del magistero leonardesco, che seppe portare i moti dell’animo, la vivezza della pittura, le libertà dei corpi nelle pale d’altare e nelle immense cupole celestiali, guadagnandosi la stima del Vasari.
Grazie all’Associazione Amici del Correggio che ha ritrovato l’opera presso una nobile famiglia di Fano, all’impegno del professor Claudio Paolinelli che l’ha portata all’attenzione del Comune di Senigallia, dell’amministrazione comunale e della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, questo eccezionale ritrovamento di portata internazionale sarà al centro di una mostra in programma nel rinascimentale Palazzetto Baviera - aperto dopo un recente restauro e simbolo della storia della città - dal 15 marzo al 2 sttembre.
Il volto della martire, patrona di Catania, è ritratto dal Correggio in un momento di contemplazione dei simboli del martirio. Il mantello leggero adagiato sul collo, la capigliatura soffice e ordinata, collocherebbero l’opera intorno al 1520.
La tavola, che si pone nel pieno della maturità del pittore, può essere considerata come una sorta di prima prova per capolavori come l'Adorazione degli Uffizi, lo Sposalizio mistico di Santa Caterina del Louvre, la Santa Caterina leggente di Hampton Court, e di altri ritratti femminili che presentano tratti simili a quelli della Sant'Agata.
Incorniciato dai preziosi soffitti decorati a stucco dall’artista urbinate Federico Brandani nella seconda metà del Cinquecento, il percorso espositivo si avvale di immagini e testi che raccontano l’arte e la vita del Correggio e che conducono, attraverso confronti stilistici e documentari, alla tavola con raffigurata Sant’Agata, protagonista assoluta dell’esposizione.
Leggi anche:
• Venti futuristi a Senigallia
Dalla famiglia Zotti, attraverso varie vicende ereditarie sarebbe giunta, nel Novecento, in possesso di due nobili sorelle residenti a Fano dove Dario Fo, che ebbe modo di ammirarla nel 2004, ne incoraggiò il restauro, interpretando il volto della Santa come un ritratto di Jeronima, la bella consorte del Correggio.
Il dipinto in questione raffigura la Sant’Agata di Senigallia realizzata dal “Pittor delle grazie” figlio geniale del magistero leonardesco, che seppe portare i moti dell’animo, la vivezza della pittura, le libertà dei corpi nelle pale d’altare e nelle immense cupole celestiali, guadagnandosi la stima del Vasari.
Grazie all’Associazione Amici del Correggio che ha ritrovato l’opera presso una nobile famiglia di Fano, all’impegno del professor Claudio Paolinelli che l’ha portata all’attenzione del Comune di Senigallia, dell’amministrazione comunale e della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, questo eccezionale ritrovamento di portata internazionale sarà al centro di una mostra in programma nel rinascimentale Palazzetto Baviera - aperto dopo un recente restauro e simbolo della storia della città - dal 15 marzo al 2 sttembre.
Il volto della martire, patrona di Catania, è ritratto dal Correggio in un momento di contemplazione dei simboli del martirio. Il mantello leggero adagiato sul collo, la capigliatura soffice e ordinata, collocherebbero l’opera intorno al 1520.
La tavola, che si pone nel pieno della maturità del pittore, può essere considerata come una sorta di prima prova per capolavori come l'Adorazione degli Uffizi, lo Sposalizio mistico di Santa Caterina del Louvre, la Santa Caterina leggente di Hampton Court, e di altri ritratti femminili che presentano tratti simili a quelli della Sant'Agata.
Incorniciato dai preziosi soffitti decorati a stucco dall’artista urbinate Federico Brandani nella seconda metà del Cinquecento, il percorso espositivo si avvale di immagini e testi che raccontano l’arte e la vita del Correggio e che conducono, attraverso confronti stilistici e documentari, alla tavola con raffigurata Sant’Agata, protagonista assoluta dell’esposizione.
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