Dal 19 ottobre al 16 marzo al Centro Saint-Bénin

"La fotografia è una questione personale". Ad Aosta Inge Morath con oltre cento scatti

Inge Morath, Angolo di strada alla fine del mondo, Inghilterra, 1954  © Magnum/Inge Morath Estate courtesy Fotohof Archiv
 

Samantha De Martin

11/10/2024

Aosta - La fotografia del lama che fa capolino dal finestrino di un taxi nel traffico di New York è forse uno dei suo scatti più celebri. Inge Morath lo realizzò a Times Square, nel 1957. L’assistente di Cartier-Bresson, che parlava sette lingue, chiamata alla Magnum da Robert Capa inizialmente come redattrice di testi e traduttrice, la fotografa che pose al centro del suo lavoro l’indagine sull’essere umano, è al Centro Saint-Bénin di Aosta con un’interessante mostra. Il percorso intitolato Inge Morath. La fotografia è una questione personale, a cura Brigitte Blüml Kaindl, Kurt Kaindl e Daria Jorioz, progetto espositivo prodotto da Suazes con la collaborazione di Fotohof e Magnum Photos, in programma dal 19 ottobre al 16 marzo, sarà l’occasione per conoscere da vicino la prima fotografa a essere nominata membro della celebre agenzia Magnum Photos fondata nel 1947 a New York da Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e William Vandiver.

Il percorso porterà per la prima volta in Italia nuove parti del suo lavoro mai esposte prima, alcune delle quali di stretta attualità. Tra queste le istantanee a colori ricavate dai reportage che la fotogiornalista, originaria di Graz, realizzò nel 1959 in Tunisia e quelle dell’anno successivo presso la striscia di Gaza.
Oltre 150 immagini affiancate da documenti originali ripercorrono il cammino umano e professionale di Morath, dagli esordi, al fianco di Ernst Haas ed Henri Cartier-Bresson, fino alla prestigiosa collaborazione con riviste quali Picture Post, Life, Paris Match, Saturday Evening Post e Vogue, attraverso i suoi principali reportage di viaggio.


Inge Morath, Lama a Times Square, New York, USA1957 © Magnum/Inge Morath Estate courtesy Fotohof Archiv 

Il titolo della mostra, La fotografia è una questione personale, rimanda a una dichiarazione dell’autrice, a sottolineare la stretta correlazione tra il suo cammino umano e quello professionale. Le intimità più profonde dei soggetti - celebrità, ma anche gente comune, singole persone o comunità - si fanno largo tra i lavori della fotografa austriaca, simili a vere e proprie pagine del suo diario di vita.
“La fotografia è essenzialmente una questione personale, la ricerca di una verità interiore” scrisse la stessa Morath. Ed ecco che i suoi lavori trasudano dell’anima dei luoghi scoperti durante i suoi principali reportage di viaggio, preparati con cura maniacale, studiando la lingua, le tradizioni e la cultura di ogni paese, dall’Italia alla Spagna, dall’Iran alla Russia.

“Non appena vede una valigia, Inge comincia a prepararla” ricordava il marito, il celebre drammaturgo americano Arthur Miller.

Ad accogliere il progetto espositivo saranno quattordici sezioni tematiche che ripercorrono le principali esperienze professionali di Inge Morath, dagli scatti degli esordi realizzati a Venezia del 1955, ai reportage in Spagna, Inghilterra, Iran, Francia, Austria, Messico, Irlanda, Romania, Stati Uniti d’America e Cina, alle fotografie a colori che dialogano con la produzione in bianco e nero. Questo dialogo tra il bianco e nero e il colore sarà analizzato anche attraverso documenti e pubblicazioni d’epoca che consentiranno di captare l’importanza del colore nel suo lavoro.



Inge Morath, Pellegrinaggio del Rocio, Andalusia, Spagna 1955  © Magnum/Inge Morath Estate courtesy Fotohof Archiv