Dal 26 novembre al 10 aprile a Palazzo Mazzetti
Giovanni Boldini, custode della bellezza senza fine, in mostra ad Asti
Giovanni Boldini, Busto di giovane sdraiata, 1912 ca, Olio su tela , 80.5 x 65 cm, Bologna, Ca' la Ghironda ModernArtMuseum
Samantha De Martin
25/11/2022
Asti - Sete, organze, morbidi piumaggi ondeggiano al ritmo sensuale e vorticoso del can can. Le atmosfere rarefatte della Belle Époque avvolgono salotti e bistrot, travolgendo, con lo spirito vibrante di quest’epoca straordinaria, le “divine” modelle di Giovanni Boldini, eleganti signore dagli abiti sontuosi intente a posare per ore, o per giorni, di fronte al cavalletto dell’artista, che ne scruta così intensamente lo spirito al punto da strapparne con il pennello l'anima.
Inebriandosi con la fragranza del loro profumo, ogni volta diverso, questo piccolo uomo dallo sguardo ipnotico e dai finissimi capelli biondi, metabolizzava l’essenza delle loro personalità controverse per poi sferrare il suo fendente con il pennello, riducendo a niente quel perbenismo che le sue ospiti avevano voluto manifestare entrando per la prima volta nel suo studio.
Da domani, 26 novembre, fino al 10 aprile, Palazzo Mazzetti di Asti si trasforma in uno dei tanti salotti che accolsero la straordinaria rinascita sociale di quegli anni attraverso una mostra dal titolo Boldini e il mito della Belle Époque che celebra uno degli artisti che meglio è riuscito a captare in chiave moderna e controcorrente tutto ciò che nella capitale contava, restituendo a dandy, ereditiere, scrittori e nobildonne che offrivano i loro sguardi al pittore ferrarese, un attimo di eterna primavera e il volto di un’epoca e di una metropoli in piena evoluzione.
Giovanni Boldini, La contessa de Rasty a letto, 1880 ca, Pastelli su carta, 28 x 42.5 cm, Collezione privata | Courtesy Museoarchives Giovanni Boldini Macchiaioli
Il progetto, a cura di Tiziano Panconi, accoglierà i visitatori di Palazzo Mazzetti con oltre 80 capolavori. Affondando lo sguardo tra le rapidissime pennellate che delineano drappeggi e acconciature, il visitatore ammicca alla Signora bionda in abito da sera, quasi percependo il profumo che si sprigiona dall’eccentrico ventaglio con le piume di struzzo di questa donna dal diafano incarnato. Il ritratto dell’Infanta Eulalia di Spagna, un’altra delle opere presenti in mostra, realizza da Boldini alla fine dell’Ottocento, all’apice della sua carriera e notorietà, ritrae la principessa in una posa convenzionale con la ricchezza dell’abito, le trasparenze e i ricami descritti con pennellate e tocchi misurati che rendono la raffigurazione complessivamente più controllata e rispondente al carattere e al protocollo dell’effigiata.
A sfilare a Palazzo Mazzetti saranno poi il Busto di giovane sdraiata (1912 ca.) e ancora La camicetta di voile (1906 ca.), protagoniste di una narrazione cronologica, e tematica al tempo stesso, che enfatizza la maniera di Boldini, il suo saper esaltare con unicità la bellezza femminile svelando l’anima più intima e misteriosa dei nobili protagonisti dell’epoca.
Nel percorso il visitatore coglierà la straordinaria capacità dell’artista di psicoanalizzare i suoi soggetti, le sue “divine”, facendole posare per ore, dialogando con le sue modelle senza stancarsi di porre loro i quesiti più sconvenienti, fino a comprenderle nel profondo e a imprimere sulla tela l’attimo fuggente, quel momento unico in cui l’occhiata più sincera rivelava lo stato d’animo e la mimica del corpo diventava più espressiva.
Giovanni Boldini, Ritratto di M.me Seligman, 1883, Olio su tela, 80 x 100 cm, Collezione privata | Courtesy Museoarchives Giovanni Boldini Macchiaioli
D’altra parte farsi ritrarre dal maestro, tra i più capaci e fantasiosi nel cogliere il fascino elettrizzante della Belle Époque, significava per ogni gran dama svestirsi dei panni dell’aristocratica superbia per stare al gioco accettandone le provocazioni, rispondendo a tono alle insolenze, abbattendo il muro ideologico dell’alterigia che celava talvolta fragilità profonde.
Le sei sezioni tematiche del percorso invitano quindi a unirsi al viaggio fisico e artistico di Boldini. Seguiamo il pittore da Ferrara a Firenze, alla volta di Parigi, grazie alla somma di 29.260 lire, parte dell’eredità lasciata anni prima dal prozio paterno, che gli avrebbe consentito di lasciare per sempre la sua città e raggiungere Firenze, entrando in stretto contatto con i Macchiaioli e con Telemaco Signorini. Nell’ottobre del 1871 il trasferimento definitivo a Parigi, la collaborazione con il potente mercante Goupil, il fascino abbagliante di Marià Fortuny i Marsal, il luccichio dei fastosi palazzi patrizi.
Giovanni Boldini, La camicetta di voile, 1906 c. Olio su tela, 72x63,5 cm. Collezione Sacerdoti Ferrari
Raggiungiamo la rive droite della Senna, tra la collina di Montmartre e Place Pigalle, dove il peintre italien visse al numero 1 fino al 1886 e dove la sera si apriva lo scandaloso sipario del demi-monde, inondato di alcol e gremito di prostitute. Ma la cosmopolita Ville Lumière dei café-chantant e degli Impressionisti è anche lo scrigno nel quale fioriscono le aspirazioni di pittrici come Berthe Morisot e Mary Cassatt o della scultrice Camille Claudel. Se la quarta sezione della mostra - Il “soffio vitale” nel ritratto ambientato - ci conduce nello studio del grand maître peintre, lo stregone custode degli arcani segreti della bellezza e dello charme femminili, tra le sue modelle con le quali tentava di rompere l’etichetta attraverso pungenti boutades e frizzanti scambi di battute, la penultima sezione racconta il gusto di fine secolo. Qui incontriamo le femmes divines di Boldini, dalla contessa Greffulhe, con i suoi eccentrici abiti di tulle, alla timida Cléo de Mérode, la ballerina dell’Opéra di Parigi, famosa per la sua bellezza eterea.
La mostra Boldini e il mito della Belle Époque, organizzata da Arthemisia, è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti. Il Catalogo è edito da Skira.
Leggi anche:
• Boldini e il ritratto: una storia da scoprire ad Asti
• Boldini e il mito della Belle Époque
Inebriandosi con la fragranza del loro profumo, ogni volta diverso, questo piccolo uomo dallo sguardo ipnotico e dai finissimi capelli biondi, metabolizzava l’essenza delle loro personalità controverse per poi sferrare il suo fendente con il pennello, riducendo a niente quel perbenismo che le sue ospiti avevano voluto manifestare entrando per la prima volta nel suo studio.
Da domani, 26 novembre, fino al 10 aprile, Palazzo Mazzetti di Asti si trasforma in uno dei tanti salotti che accolsero la straordinaria rinascita sociale di quegli anni attraverso una mostra dal titolo Boldini e il mito della Belle Époque che celebra uno degli artisti che meglio è riuscito a captare in chiave moderna e controcorrente tutto ciò che nella capitale contava, restituendo a dandy, ereditiere, scrittori e nobildonne che offrivano i loro sguardi al pittore ferrarese, un attimo di eterna primavera e il volto di un’epoca e di una metropoli in piena evoluzione.
Giovanni Boldini, La contessa de Rasty a letto, 1880 ca, Pastelli su carta, 28 x 42.5 cm, Collezione privata | Courtesy Museoarchives Giovanni Boldini Macchiaioli
Il progetto, a cura di Tiziano Panconi, accoglierà i visitatori di Palazzo Mazzetti con oltre 80 capolavori. Affondando lo sguardo tra le rapidissime pennellate che delineano drappeggi e acconciature, il visitatore ammicca alla Signora bionda in abito da sera, quasi percependo il profumo che si sprigiona dall’eccentrico ventaglio con le piume di struzzo di questa donna dal diafano incarnato. Il ritratto dell’Infanta Eulalia di Spagna, un’altra delle opere presenti in mostra, realizza da Boldini alla fine dell’Ottocento, all’apice della sua carriera e notorietà, ritrae la principessa in una posa convenzionale con la ricchezza dell’abito, le trasparenze e i ricami descritti con pennellate e tocchi misurati che rendono la raffigurazione complessivamente più controllata e rispondente al carattere e al protocollo dell’effigiata.
A sfilare a Palazzo Mazzetti saranno poi il Busto di giovane sdraiata (1912 ca.) e ancora La camicetta di voile (1906 ca.), protagoniste di una narrazione cronologica, e tematica al tempo stesso, che enfatizza la maniera di Boldini, il suo saper esaltare con unicità la bellezza femminile svelando l’anima più intima e misteriosa dei nobili protagonisti dell’epoca.
Nel percorso il visitatore coglierà la straordinaria capacità dell’artista di psicoanalizzare i suoi soggetti, le sue “divine”, facendole posare per ore, dialogando con le sue modelle senza stancarsi di porre loro i quesiti più sconvenienti, fino a comprenderle nel profondo e a imprimere sulla tela l’attimo fuggente, quel momento unico in cui l’occhiata più sincera rivelava lo stato d’animo e la mimica del corpo diventava più espressiva.
Giovanni Boldini, Ritratto di M.me Seligman, 1883, Olio su tela, 80 x 100 cm, Collezione privata | Courtesy Museoarchives Giovanni Boldini Macchiaioli
D’altra parte farsi ritrarre dal maestro, tra i più capaci e fantasiosi nel cogliere il fascino elettrizzante della Belle Époque, significava per ogni gran dama svestirsi dei panni dell’aristocratica superbia per stare al gioco accettandone le provocazioni, rispondendo a tono alle insolenze, abbattendo il muro ideologico dell’alterigia che celava talvolta fragilità profonde.
Le sei sezioni tematiche del percorso invitano quindi a unirsi al viaggio fisico e artistico di Boldini. Seguiamo il pittore da Ferrara a Firenze, alla volta di Parigi, grazie alla somma di 29.260 lire, parte dell’eredità lasciata anni prima dal prozio paterno, che gli avrebbe consentito di lasciare per sempre la sua città e raggiungere Firenze, entrando in stretto contatto con i Macchiaioli e con Telemaco Signorini. Nell’ottobre del 1871 il trasferimento definitivo a Parigi, la collaborazione con il potente mercante Goupil, il fascino abbagliante di Marià Fortuny i Marsal, il luccichio dei fastosi palazzi patrizi.
Giovanni Boldini, La camicetta di voile, 1906 c. Olio su tela, 72x63,5 cm. Collezione Sacerdoti Ferrari
Raggiungiamo la rive droite della Senna, tra la collina di Montmartre e Place Pigalle, dove il peintre italien visse al numero 1 fino al 1886 e dove la sera si apriva lo scandaloso sipario del demi-monde, inondato di alcol e gremito di prostitute. Ma la cosmopolita Ville Lumière dei café-chantant e degli Impressionisti è anche lo scrigno nel quale fioriscono le aspirazioni di pittrici come Berthe Morisot e Mary Cassatt o della scultrice Camille Claudel. Se la quarta sezione della mostra - Il “soffio vitale” nel ritratto ambientato - ci conduce nello studio del grand maître peintre, lo stregone custode degli arcani segreti della bellezza e dello charme femminili, tra le sue modelle con le quali tentava di rompere l’etichetta attraverso pungenti boutades e frizzanti scambi di battute, la penultima sezione racconta il gusto di fine secolo. Qui incontriamo le femmes divines di Boldini, dalla contessa Greffulhe, con i suoi eccentrici abiti di tulle, alla timida Cléo de Mérode, la ballerina dell’Opéra di Parigi, famosa per la sua bellezza eterea.
La mostra Boldini e il mito della Belle Époque, organizzata da Arthemisia, è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti. Il Catalogo è edito da Skira.
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