Dal 26 gennaio al 4 giugno a Bergamo
Cecco del Caravaggio, allievo modello, in mostra all'Accademia Carrara
Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, Fabbricante di strumenti musicali, 1610 circa, Olio su tela, Londra, Apsley House, Wellington Museum © Historic England Archive
Samantha De Martin
17/11/2022
Bergamo - Ha prestato il suo volto irriverente ad Amore nel celebre Amor vincit omnia, la sensualità al San Giovanni Battista della Capitolina, l’espressione di compatimento al giovanissimo David che esibisce la testa tagliata di Golia nel dipinto Borghese.
Ma soprattutto è stato il pittore che più di altri ha portato la lezione di Caravaggio a conseguenze libere e anticonformiste, dando vita a composizioni che illuminano la strada verso un iperrealismo ante literram.
Quello che è certo è che Cecco del Caravaggio, al secolo Francesco Boneri, è stato il più misterioso degli allievi del grande Michelangelo Merisi, intorno al quale non solo vige l’assenza di fonti, ma anche una serie di cattive interpretazioni.
Nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura, l'Accademia Carrara riapre al pubblico il 26 gennaio 2023 a seguito di un importante progetto di rinnovamento museale, con la prima mostra mai dedicata a Cecco del Caravaggio.
Michelangelo Merisi detto Caravaggio, David con la testa di Golia, 1609-1610, Olio su tela, Roma, Galleria Borghese | Foto: © Mauro Coen
Cecco del Caravaggio. L’Allievo Modello è il titolo della mostra a cura di Gianni Papi e Maria Cristina Rodeschini pronta ad aprire i battenti a Bergamo dal 26 gennaio al 4 giugno. Un allestimento imponente abbraccia 41 opere che includono 19 dei circa 25 dipinti conosciuti di Cecco, due lavori di Caravaggio e di artisti che hanno ispirato e sono stati a loro volta ispirati da questo affascinante pittore, prestiti nazionali e internazionali da Berlino, Londra, Madrid, Oxford, Varsavia, Vienna, Brescia, Firenze, Milano, Roma.
Insofferente alle regole, atipico, destinato a suscitare contrasti e qualche inimicizia, l’enigmatico Cecco è un anticonformista, virtuoso pennello di una pittura implacabile nella definizione delle forme, dei contorni, nel colore, privo di timori censori, esplicito nei rimandi erotici e nei messaggi omosessuali.
Roberto Longhi lo considerava “una delle più notevoli figure del caravaggismo nordico”, dove quel “nordico” va oggi inteso come relativo al Nord d’Italia, e non più all’Europa.
Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, Cacciata dei mercanti dal tempio, 1613-1615 circa, Olio su tela, Berlino, Gemäldegalerie
L’apprendistato nello studio di Caravaggio doveva essere molto diverso da quello delle botteghe fiorentine o romane. Nella bottega del Merisi gli allievi, pressoché senza regole, imparavano a dipingere osservando il maestro, rappresentando i modelli dal vero, intrecciando il mestiere alle esperienze di vita. Così il “Francesco garzone” o “il suo Caravaggino” o ancora “Francesco detto Cecco del Caravaggio” nella "schola" del maestro insieme a Ribera, Spadarino e Manfredi, posa come modello per almeno sei dipinti del Merisi, tra cui San Giovanni Battista della Pinacoteca Capitolina e David con la testa di Golia della Galleria Borghese, che saranno presenti in mostra all’Accademia Carrara.
Il percorso espositivo affiancherà autori come Merisi e Savoldo, dai quali Cecco trasse ispirazione, a una serie di artisti a lui vicini, da Valentin de Boulogne a Pedro Núñez del Valle, attraverso prestiti da collezioni soprattutto pubbliche come le Gallerie degli Uffizi e Palazzo Pitti di Firenze, il Museo del Prado di Madrid, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, l’Ashmolean Museum di Oxford. Al visitatore sarà offerto per la prima volta uno sguardo trasversale e completo sull’operato di Cecco, riunendo capolavori rivelatisi fondamentali nel percorso di ricostruzione del corpus dell’autore, come Cacciata dei mercanti dal tempio in prestito da Gemäldegalerie di Berlino, tela che rivela l’adesione ai grandi maestri.
Da una parte c’è Caravaggio, nella composizione movimentata e nelle espressioni di terrore delle figure, dall’altra, Savoldo, nell’atmosfera nitida, nei colori puri, i panneggi schiacciati. Se il volto del pittore appare riconoscibile grazie a opere come il Ritratto di giovane con colletto a lattuga, proveniente dalle Gallerie degli Uffizi – Palazzo Pitti di Firenze, il suo linguaggio pittorico si fa sempre più riconoscibile nell’esecuzione tormentata dei panneggi, nei bianchi quasi fosforescenti, nella definizione precisa degli occhi e delle palpebre e nel nitido disegno delle labbra impegnate in un canto, ad accennare un sospiro, a sprigionare un grido soffocato.
Giovanni Gerolamo Savoldo, Adorazione dei pastori, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo
La mostra dedicherà spazio anche al confronto tra Cecco e la ricerca di Evaristo Baschenis, il prete-pittore di origini bergamasche, ampiamente rappresentato nelle collezioni dell' Accademia Carrara, e debitore della lezione magistrale del Boneri nel realismo dei brani di natura morta oltre che nella resa degli strumenti musicali della serie dei Fabbricanti.
Con Cecco del Caravaggio. L’Allievo Modello, prima mostra a occupare i nuovi spazi del museo dedicati ai progetti temporanei, la Carrara restituisce attenzione a quei “pittori della realtà” di origine lombarda ai quali si cerca di riconoscere il giusto ruolo nel panorama artistico europeo del loro tempo.
Leggi anche:
• Verso il 2023. L'Accademia Carrara si rinnova
• Una storia di generosità e di passione: l'Accademia Carrara di Bergamo
Ma soprattutto è stato il pittore che più di altri ha portato la lezione di Caravaggio a conseguenze libere e anticonformiste, dando vita a composizioni che illuminano la strada verso un iperrealismo ante literram.
Quello che è certo è che Cecco del Caravaggio, al secolo Francesco Boneri, è stato il più misterioso degli allievi del grande Michelangelo Merisi, intorno al quale non solo vige l’assenza di fonti, ma anche una serie di cattive interpretazioni.
Nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura, l'Accademia Carrara riapre al pubblico il 26 gennaio 2023 a seguito di un importante progetto di rinnovamento museale, con la prima mostra mai dedicata a Cecco del Caravaggio.
Michelangelo Merisi detto Caravaggio, David con la testa di Golia, 1609-1610, Olio su tela, Roma, Galleria Borghese | Foto: © Mauro Coen
Cecco del Caravaggio. L’Allievo Modello è il titolo della mostra a cura di Gianni Papi e Maria Cristina Rodeschini pronta ad aprire i battenti a Bergamo dal 26 gennaio al 4 giugno. Un allestimento imponente abbraccia 41 opere che includono 19 dei circa 25 dipinti conosciuti di Cecco, due lavori di Caravaggio e di artisti che hanno ispirato e sono stati a loro volta ispirati da questo affascinante pittore, prestiti nazionali e internazionali da Berlino, Londra, Madrid, Oxford, Varsavia, Vienna, Brescia, Firenze, Milano, Roma.
Insofferente alle regole, atipico, destinato a suscitare contrasti e qualche inimicizia, l’enigmatico Cecco è un anticonformista, virtuoso pennello di una pittura implacabile nella definizione delle forme, dei contorni, nel colore, privo di timori censori, esplicito nei rimandi erotici e nei messaggi omosessuali.
Roberto Longhi lo considerava “una delle più notevoli figure del caravaggismo nordico”, dove quel “nordico” va oggi inteso come relativo al Nord d’Italia, e non più all’Europa.
Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, Cacciata dei mercanti dal tempio, 1613-1615 circa, Olio su tela, Berlino, Gemäldegalerie
L’apprendistato nello studio di Caravaggio doveva essere molto diverso da quello delle botteghe fiorentine o romane. Nella bottega del Merisi gli allievi, pressoché senza regole, imparavano a dipingere osservando il maestro, rappresentando i modelli dal vero, intrecciando il mestiere alle esperienze di vita. Così il “Francesco garzone” o “il suo Caravaggino” o ancora “Francesco detto Cecco del Caravaggio” nella "schola" del maestro insieme a Ribera, Spadarino e Manfredi, posa come modello per almeno sei dipinti del Merisi, tra cui San Giovanni Battista della Pinacoteca Capitolina e David con la testa di Golia della Galleria Borghese, che saranno presenti in mostra all’Accademia Carrara.
Il percorso espositivo affiancherà autori come Merisi e Savoldo, dai quali Cecco trasse ispirazione, a una serie di artisti a lui vicini, da Valentin de Boulogne a Pedro Núñez del Valle, attraverso prestiti da collezioni soprattutto pubbliche come le Gallerie degli Uffizi e Palazzo Pitti di Firenze, il Museo del Prado di Madrid, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, l’Ashmolean Museum di Oxford. Al visitatore sarà offerto per la prima volta uno sguardo trasversale e completo sull’operato di Cecco, riunendo capolavori rivelatisi fondamentali nel percorso di ricostruzione del corpus dell’autore, come Cacciata dei mercanti dal tempio in prestito da Gemäldegalerie di Berlino, tela che rivela l’adesione ai grandi maestri.
Da una parte c’è Caravaggio, nella composizione movimentata e nelle espressioni di terrore delle figure, dall’altra, Savoldo, nell’atmosfera nitida, nei colori puri, i panneggi schiacciati. Se il volto del pittore appare riconoscibile grazie a opere come il Ritratto di giovane con colletto a lattuga, proveniente dalle Gallerie degli Uffizi – Palazzo Pitti di Firenze, il suo linguaggio pittorico si fa sempre più riconoscibile nell’esecuzione tormentata dei panneggi, nei bianchi quasi fosforescenti, nella definizione precisa degli occhi e delle palpebre e nel nitido disegno delle labbra impegnate in un canto, ad accennare un sospiro, a sprigionare un grido soffocato.
Giovanni Gerolamo Savoldo, Adorazione dei pastori, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo
La mostra dedicherà spazio anche al confronto tra Cecco e la ricerca di Evaristo Baschenis, il prete-pittore di origini bergamasche, ampiamente rappresentato nelle collezioni dell' Accademia Carrara, e debitore della lezione magistrale del Boneri nel realismo dei brani di natura morta oltre che nella resa degli strumenti musicali della serie dei Fabbricanti.
Con Cecco del Caravaggio. L’Allievo Modello, prima mostra a occupare i nuovi spazi del museo dedicati ai progetti temporanei, la Carrara restituisce attenzione a quei “pittori della realtà” di origine lombarda ai quali si cerca di riconoscere il giusto ruolo nel panorama artistico europeo del loro tempo.
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