Andy Warhol alla GAMeC di Bergamo dal 6 maggio al 30 luglio

L'opera moltiplicata di Andy Warhol alla GAMeC di Bergamo

Andy Warhol, Flowers, 1964 , serigrafia e acrilico su tela
36 x 36 cm. Ph. Antonio Maniscalco | Collezione Pier Luigi e Natalina Remotti | Courtesy of GAMeC


 

Samantha De Martin

03/05/2017

Bergamo - «Ogni cosa ripete se stessa. È stupefacente che tutti siano convinti che ogni cosa sia nuova, quando in realtà altro non è se non una ripetizione». Scriveva così Andy Warhol, convinto che l'opera d'arte altro non fosse che un flusso continuo, una moltiplicazione.
Nasce da questa affermazione il titolo della mostra che inaugura la primavera della Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporane di Bergamo, e che porta nelle quattro sale dell'esposizione, dal 6 maggio al 30 luglio, il flusso di energia vitale sprigionato dalle opere del principe indiscusso della Pop Art.

Il percorso espositivo Andy Warhol. L'opera moltiplicata: Warhol e dopo Warhol si snoda lungo ambienti foderati di carta argentata, che ricordano la celebre Factory - lo studio-laboratorio newyorkese dell'artista al quinto piano del 231 East 47th Street in Midtown Manhattan - e accoglie opere eterogenee che restituiscono allo spettatore la personalità unica di un genio e la peculiarità della sua arte, capace di essere molteplice, riproducibile e di durare nel tempo.

Dipinti, opere su carta, serigrafie, film, copertine di dischi - fotografie e persino un paio di stivali. Sono gli elementi attraverso cui i concetti di multiplo, riproducibilità e autenticità sono portati alla massima enfasi. Le celebri serigrafie raffiguranti personaggi politici, artisti e volti del mondo del cinema e della musica - da Lenin a Marilyn Monroe, da Joseph Beuys a Mick Jagger - sono messe in relazione con alcuni acetati - tra cui quelli della serie Ladies and Gentlemen - con copertine di dischi, con oggetti di culto - come la chitarra di Mick Jagger firmata dall’artista e da tutti i membri del gruppo - e riviste come Interview, di cui è presente in mostra anche una copia autografata da Warhol.

E ancora Empire (1964) - il celebre lungometraggio costituito da un piano sequenza con inquadratura fissa dell’Empire State Building, un'altra opera che ribadisce l'attenzione del poliedrico genio per la cinematografiache - acquisisce a tutti gli effetti il titolo di “opera moltiplicata”, in quanto fonte di ispirazione per diversi artisti.

A completare il percorso espositivo, una serie di fotografie documentarie che sottolineano l’unicità del rapporto tra arte e vita, concepite da Warhol come un'unica entità.

La mostra racchiude anche opere realizzate dopo la scomparsa dell'artista. Senza voler esprimere un'opinione sulla legittimità di queste produzioni postume, l’esposizione a cura di Giacinto di Pietrantonio ne segnala l'esistenza, sollevando interrogativi circa questa eventuale eredità warholiana.

Oltre a lasciarsi guidare dalle celebri citazioni del pittore, regista, attore, sceneggiatore e scultore statunitense, i visitatori utilizzano le “opere moltiplicate” di un altro grande autore contemporaneo debitore della sua arte. Nelle sale della mostra, infatti, saranno presenti le sedie sdraio del marchio Other Criteria, ideate da Damien Hirst- sulle quali gli ospiti potranno sedersi per ammirare le opere esposte, a conferma del fatto che anche oggi, l’arte si avvale del concetto di riproduzione e di “opera moltiplicata”.

Leggi anche:


• Tutto Warhol in sei mostre 


• La via italiana alla Pop Art


• Il trionfo è di Damien Hirst a Venezia