Dal 7 settembre a Palazzo Pallavicini
Il miracolo della realtà. Vivian Maier conquista Bologna
Vivian Maier, New York, 10 settembre, 1955 (© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy of Howard Greenberg Gallery, New York)
Francesca Grego
10/08/2023
Bologna - Mai una mostra, un libro, un segno. Bambinaia in viaggio tra New York e Chicago, per più di cinquant’anni Vivian Maier ha fotografato la vita attorno a sé senza far conoscere il proprio lavoro. Nel frattempo accumulava in stanze provvisorie un archivio di oltre 120 mila negativi, una miriade di pellicole non sviluppate, stampe, film, appunti, registrazioni: un tesoro ritrovato per caso nel 2007, complice il mancato pagamento dell’affitto del magazzino dove intanto era stato trasferito il materiale. La scoperta ha portato al riconoscimento di una delle più grandi fotografe di strada del Novecento, geniale autodidatta, strepitosa testimone del sogno e della realtà americana.
Oggi i suoi scatti rappresentano un osservatorio dinamico sulla Grande Mela dagli anni Cinquanta in poi, ancor più preziosi perché realizzati soprattutto nei quartieri popolari, tra soggetti che nessun reporter si era mai degnato di ritrarre: luoghi e persone invisibili, come lei.
Dal prossimo 7 settembre fino al 28 gennaio 2024 la straordinaria bambinaia-fotografa sarà ospite di Palazzo Pallavicini: nelle sue sale rinascimentali potremo ammirare 150 scatti originali (110 in bianco e nero e 35 a colori), selezionati dalla curatrice Anne Morin di Chroma Photography per offrire al pubblico un viaggio completo nell’opera dell’autrice.
Novità della mostra bolognese sarà la visione di filmati Super 8 realizzati a partire dal 1960. Vivian Maier filmava tutto ciò che la portava a un'immagine fotografica: osservava, si soffermava intuitivamente su un soggetto e poi lo seguiva. Ha ingrandito il bersaglio per avvicinarsi da lontano, concentrandosi su un atteggiamento o un dettaglio, come le gambe o le mani delle persone in mezzo alla folla. Il film è un mix di documentario - un uomo arrestato dalla polizia o la distruzione causata da un tornado - e opera contemplativa (lo strano corteo di pecore diretto ai mattatoi di Chicago, per esempio).
Vivace e variegato, il percorso di Vivian Maier - Anthology si soffermerà sui temi più cari alla street photographer, restituendo l’essenza della sua cifra stilistica: la capacità di catturare e trasformare in immagini compiute l’attimo di una coincidenza, le sviste della realtà, la vita che scorre senza che nessuno le presti attenzione. Fotografie che sembrano nascere nel luogo dove l’ordinario fallisce, dove il reale scivola via e lo straordinario sboccia come per miracolo.
“Seppur scattate decenni or sono, le fotografie di Vivian Maier hanno molto da dire sul nostro presente. E in maniera profonda e inaspettata…”, afferma lo scrittore e curatore Marvin Heiferman: “Maier si dedicò alla fotografia anima e corpo, la praticò con disciplina e usò questo linguaggio per dare struttura e senso alla propria vita conservando però gelosamente le immagini che realizzava senza parlarne, condividerle o utilizzarle per comunicare con il prossimo. Proprio come Maier, noi oggi non stiamo semplicemente esplorando il nostro rapporto col produrre immagini ma, attraverso la fotografia, definiamo noi stessi”.
Oggi i suoi scatti rappresentano un osservatorio dinamico sulla Grande Mela dagli anni Cinquanta in poi, ancor più preziosi perché realizzati soprattutto nei quartieri popolari, tra soggetti che nessun reporter si era mai degnato di ritrarre: luoghi e persone invisibili, come lei.
Dal prossimo 7 settembre fino al 28 gennaio 2024 la straordinaria bambinaia-fotografa sarà ospite di Palazzo Pallavicini: nelle sue sale rinascimentali potremo ammirare 150 scatti originali (110 in bianco e nero e 35 a colori), selezionati dalla curatrice Anne Morin di Chroma Photography per offrire al pubblico un viaggio completo nell’opera dell’autrice.
Novità della mostra bolognese sarà la visione di filmati Super 8 realizzati a partire dal 1960. Vivian Maier filmava tutto ciò che la portava a un'immagine fotografica: osservava, si soffermava intuitivamente su un soggetto e poi lo seguiva. Ha ingrandito il bersaglio per avvicinarsi da lontano, concentrandosi su un atteggiamento o un dettaglio, come le gambe o le mani delle persone in mezzo alla folla. Il film è un mix di documentario - un uomo arrestato dalla polizia o la distruzione causata da un tornado - e opera contemplativa (lo strano corteo di pecore diretto ai mattatoi di Chicago, per esempio).
Vivace e variegato, il percorso di Vivian Maier - Anthology si soffermerà sui temi più cari alla street photographer, restituendo l’essenza della sua cifra stilistica: la capacità di catturare e trasformare in immagini compiute l’attimo di una coincidenza, le sviste della realtà, la vita che scorre senza che nessuno le presti attenzione. Fotografie che sembrano nascere nel luogo dove l’ordinario fallisce, dove il reale scivola via e lo straordinario sboccia come per miracolo.
“Seppur scattate decenni or sono, le fotografie di Vivian Maier hanno molto da dire sul nostro presente. E in maniera profonda e inaspettata…”, afferma lo scrittore e curatore Marvin Heiferman: “Maier si dedicò alla fotografia anima e corpo, la praticò con disciplina e usò questo linguaggio per dare struttura e senso alla propria vita conservando però gelosamente le immagini che realizzava senza parlarne, condividerle o utilizzarle per comunicare con il prossimo. Proprio come Maier, noi oggi non stiamo semplicemente esplorando il nostro rapporto col produrre immagini ma, attraverso la fotografia, definiamo noi stessi”.
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