Dal 20 gennaio a Palazzo Martinengo
A Brescia arrivano i Macchiaioli
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Odoardo Borrani, Le cucitrici di camicie rosse, 1863. Collezione privata
Francesca Grego
09/01/2024
Brescia - Dopo le Donne nell’arte (2022) e i maestri della pittura lombarda (2023), un’altra grande mostra sta per avere inizio a Palazzo Martinengo: dal 20 gennaio al 9 giugno sarà la volta dei Macchiaioli, che si insedieranno nel cuore di Brescia per raccontare la propria storia attraverso più di cento dipinti. I grandi protagonisti del movimento ci sono tutti: Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Odoardo Borrani, Telemaco Signorini sono gli artefici un’avventura che cambierà per sempre il corso dell’arte in Italia (e non solo).
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Telemaco Signorini, Pascoli a Castiglioncello, 1861. Olio su tela. Collezione privata
Le opere scelte dai curatori Francesca Dini e Davide Dotti arrivano in gran parte da collezioni private solitamente non accessibili al pubblico, oltre che da musei come le Gallerie degli Uffizi, il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, l’Istituto Matteucci di Viareggio, la Fondazione CR di Firenze. In mostra troveremo pietre miliari del movimento che racconteranno, in dieci sezioni, le diverse fasi della ricerca di questo gruppo di artisti, i luoghi a loro familiari – il Caffè Michelangiolo a Firenze, Castiglioncello, Piagentina, la Maremma e la Liguria - il confronto con le diverse scuole pittoriche europee, ma anche i momenti di smarrimento, di discussione e di trasformazione, tra la politica – siamo all’indomani del Risorgimento – e la conquista di una pittura nuova, fatta di luce e colore.
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Angelo Tommasi, La caccia alle anatre, 1889. Olio su tela. Udine, Galleria d'Arte Moderna
Capolavori come la Raccolta del fieno in Maremma di Fattori, le Cucitrici di camicie rosse di Borrani, I fidanzati di Lega, Pascoli a Castiglioncello di Signorini sono tra i fiori all’occhiello di un itinerario che sottolineerà il carattere antiaccademico dei Macchiaioli, artisti ribelli formatisi sotto l’influenza di maestri del Romanticismo come Hayez e Bezzuoli, che oggi continuano ad affascinare il pubblico per la qualità pittorica e la poesia dei loro dipinti.
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Silvestro Lega, I fidanzati, 1869. Milano, Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci
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Telemaco Signorini, Pascoli a Castiglioncello, 1861. Olio su tela. Collezione privata
Le opere scelte dai curatori Francesca Dini e Davide Dotti arrivano in gran parte da collezioni private solitamente non accessibili al pubblico, oltre che da musei come le Gallerie degli Uffizi, il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, l’Istituto Matteucci di Viareggio, la Fondazione CR di Firenze. In mostra troveremo pietre miliari del movimento che racconteranno, in dieci sezioni, le diverse fasi della ricerca di questo gruppo di artisti, i luoghi a loro familiari – il Caffè Michelangiolo a Firenze, Castiglioncello, Piagentina, la Maremma e la Liguria - il confronto con le diverse scuole pittoriche europee, ma anche i momenti di smarrimento, di discussione e di trasformazione, tra la politica – siamo all’indomani del Risorgimento – e la conquista di una pittura nuova, fatta di luce e colore.
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Angelo Tommasi, La caccia alle anatre, 1889. Olio su tela. Udine, Galleria d'Arte Moderna
Capolavori come la Raccolta del fieno in Maremma di Fattori, le Cucitrici di camicie rosse di Borrani, I fidanzati di Lega, Pascoli a Castiglioncello di Signorini sono tra i fiori all’occhiello di un itinerario che sottolineerà il carattere antiaccademico dei Macchiaioli, artisti ribelli formatisi sotto l’influenza di maestri del Romanticismo come Hayez e Bezzuoli, che oggi continuano ad affascinare il pubblico per la qualità pittorica e la poesia dei loro dipinti.
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Silvestro Lega, I fidanzati, 1869. Milano, Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci
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