A Brescia fino al 27 febbraio un eccezionale prestito dall’Ermitage
Alla Pinacoteca Tosio Martinengo un Velázquez mai visto in Italia dialoga con Giacomo Ceruti
Diego Velázquez, Il Pranzo, 1616-1617, Olio su tela, 108.5 x 102 cm, San Pietroburgo, Museo Ermitage | Foto: © Vladimir Terebenin | Courtesy Museo statale dell'Ermitage, 2021
Samantha De Martin
26/11/2021
Brescia - Tre uomini di età diverse condividono un magro pasto intorno al tavolo di una taverna.
Simili ai protagonisti di un selfie ante litteram, i tre soggetti non sembrano interagire tra loro. Il più vecchio, a sinistra, con in mano una sorta di radice, fissa il vuoto, mentre la figura centrale, più giovane, ammicca allo spettatore, brandendo una bottiglia di vino bianco mentre sorride in modo decisamente sgradevole. Il ragazzo sulla destra, rivolto nella stessa direzione, alza un pollice con un’aria po’ sciocca. Il suo gesto ricorda un tipico modo di indicare secondo la formula “collateraliter mostro”, ossia “mostro colui che sta al mio fianco”, molto diffusa nel teatro comico.
A partire da oggi, 26 novembre, i grotteschi protagonisti de Il pranzo di Diego Velázquez troveranno la complicità dei visitatori della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia dove l’opera sarà esposta fino al 27 febbraio. L’eccezionale prestito di questa tela, appartenente al genere della pintura de risa (pittura ridicola) controparte pittorica del romanzo picaresco, finora mai esposta in Italia, in arrivo dall’Ermitage di San Pietroburgo, sarà presentato nella Sala del Ceruti della Pinacoteca Tosio Martinengo, il museo che possiede il più importante corpus al mondo di opere dell’autore milanese di nascita e bresciano di adozione.
La cura del progetto, intitolato Velázquez per Ceruti, è affidata a Guillaume Kientz, direttore di Hispanic Society Museum & Library di New York.
In cambio del capolavoro di Velázquez, voleranno all’Ermitage, dove saranno in mostra fino al 23 gennaio, Lavandaia e Filatrice di Giacomo Ceruti, due figure femminili che portano in scena la loro dignità silenziosa in composizioni in cui la ricerca del vero eleva il senso del vivere quotidiano della povera gente.
Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Lavandaia, 1720-1725 circa, Olio su tela, 145 x 131cm, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo
Il progetto, intitolato Two paintings by Giacomo Ceruti from Brescia, è a cura di Svyatoslav Savvateev , curatore di pittura spagnola del Dipartimento delle Arti Europee Occidentali del Museo Statale Ermitage.
A illuminarci sul perché di un dialogo a Brescia tra il grande ritrattista andaluso, tra i più rappresentativi maestri dell'epoca barocca e Giacomo Ceruti, noto come il Pitocchetto - pittore di origine milanese, tra le personalità più originali del Settecento italiano e illustre protagonista della scena artistica bresciana nei primi decenni di quel secolo - è Stefano Karadjov, direttore della Fondazione Brescia Musei.
Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Filatrice, 1730-1734 circa, Olio su tela, 145.7 x 128 cm, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo
“Velázquez per Ceruti - spiega Karadjov - rappresenta l’esordio di un lungo percorso artistico e culturale che inaugura oggi con la straordinaria ospitalità della Scena da Taverna del mitico Velázquez e che proseguirà nel corso del 2022 fino al febbraio 2023 quando Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia presenteranno la grande mostra dedicata a “Giacomo Ceruti pittore europeo”, quale grande proposta per l’anno della Capitale della Cultura. Ospitare una delle più significative opere della pittura di genere naturalistico da cui poi prederà le mosse, cento anni dopo, anche il nostro Ceruti, significa definire, fin dal principio, l’alto registro di un’operazione culturale destinata a lasciare il segno nell’interpretazione del grande maestro milanese, ma bresciano d’adozione. Per questo due delle nostre opere di Ceruti saranno esposte all’Ermitage, in uno scambio che vuole essere il riconoscimento di una linea culturale identitaria, rappresentata dal nostro progetto di valorizzazione e riconosciuta da uno dei più importanti centri mondiali di rappresentazione del genio e della creatività, il museo dell’Ermitage”.
Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Due pitocchi, 1730-1734 circa, Olio su tela, 173 x 135 cm
Il Pranzo di Velázquez, che dialogherà a Brescia con i lavori di Pitocchetto, è parte della collezione di Caterina la Grande. Restituito al maestro spagnolo nel 1895 dopo un’iniziale attribuzione a un anonimo di scuola fiamminga, è una delle prime opere del maestro, eseguita dopo i Tre musicisti, ma che precede la Vecchia che frigge le uova datata 1618.
“Con questa operazione - spiega Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei - la Pinacoteca entra in dialogo con uno dei principali musei al mondo tramite uno scambio di opere. Non si tratta soltanto di far conoscere a pubblici diversi opere che non erano mai state viste da quei pubblici, bensì di gettare luce di conoscenza e di valorizzare l’interpretazione di un artista iconico della nostra collezione quale Giacomo Ceruti mediante il confronto diretto con uno dei suoi più alti riferimenti culturali ed insieme di accreditarlo quale artista di statura internazionale”.
Velázquez per Ceruti, Allestimento della mostra alla Pinacoteca Tosio Martinengo
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Simili ai protagonisti di un selfie ante litteram, i tre soggetti non sembrano interagire tra loro. Il più vecchio, a sinistra, con in mano una sorta di radice, fissa il vuoto, mentre la figura centrale, più giovane, ammicca allo spettatore, brandendo una bottiglia di vino bianco mentre sorride in modo decisamente sgradevole. Il ragazzo sulla destra, rivolto nella stessa direzione, alza un pollice con un’aria po’ sciocca. Il suo gesto ricorda un tipico modo di indicare secondo la formula “collateraliter mostro”, ossia “mostro colui che sta al mio fianco”, molto diffusa nel teatro comico.
A partire da oggi, 26 novembre, i grotteschi protagonisti de Il pranzo di Diego Velázquez troveranno la complicità dei visitatori della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia dove l’opera sarà esposta fino al 27 febbraio. L’eccezionale prestito di questa tela, appartenente al genere della pintura de risa (pittura ridicola) controparte pittorica del romanzo picaresco, finora mai esposta in Italia, in arrivo dall’Ermitage di San Pietroburgo, sarà presentato nella Sala del Ceruti della Pinacoteca Tosio Martinengo, il museo che possiede il più importante corpus al mondo di opere dell’autore milanese di nascita e bresciano di adozione.
La cura del progetto, intitolato Velázquez per Ceruti, è affidata a Guillaume Kientz, direttore di Hispanic Society Museum & Library di New York.
In cambio del capolavoro di Velázquez, voleranno all’Ermitage, dove saranno in mostra fino al 23 gennaio, Lavandaia e Filatrice di Giacomo Ceruti, due figure femminili che portano in scena la loro dignità silenziosa in composizioni in cui la ricerca del vero eleva il senso del vivere quotidiano della povera gente.
Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Lavandaia, 1720-1725 circa, Olio su tela, 145 x 131cm, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo
Il progetto, intitolato Two paintings by Giacomo Ceruti from Brescia, è a cura di Svyatoslav Savvateev , curatore di pittura spagnola del Dipartimento delle Arti Europee Occidentali del Museo Statale Ermitage.
A illuminarci sul perché di un dialogo a Brescia tra il grande ritrattista andaluso, tra i più rappresentativi maestri dell'epoca barocca e Giacomo Ceruti, noto come il Pitocchetto - pittore di origine milanese, tra le personalità più originali del Settecento italiano e illustre protagonista della scena artistica bresciana nei primi decenni di quel secolo - è Stefano Karadjov, direttore della Fondazione Brescia Musei.
Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Filatrice, 1730-1734 circa, Olio su tela, 145.7 x 128 cm, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo
“Velázquez per Ceruti - spiega Karadjov - rappresenta l’esordio di un lungo percorso artistico e culturale che inaugura oggi con la straordinaria ospitalità della Scena da Taverna del mitico Velázquez e che proseguirà nel corso del 2022 fino al febbraio 2023 quando Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia presenteranno la grande mostra dedicata a “Giacomo Ceruti pittore europeo”, quale grande proposta per l’anno della Capitale della Cultura. Ospitare una delle più significative opere della pittura di genere naturalistico da cui poi prederà le mosse, cento anni dopo, anche il nostro Ceruti, significa definire, fin dal principio, l’alto registro di un’operazione culturale destinata a lasciare il segno nell’interpretazione del grande maestro milanese, ma bresciano d’adozione. Per questo due delle nostre opere di Ceruti saranno esposte all’Ermitage, in uno scambio che vuole essere il riconoscimento di una linea culturale identitaria, rappresentata dal nostro progetto di valorizzazione e riconosciuta da uno dei più importanti centri mondiali di rappresentazione del genio e della creatività, il museo dell’Ermitage”.
Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Due pitocchi, 1730-1734 circa, Olio su tela, 173 x 135 cm
Il Pranzo di Velázquez, che dialogherà a Brescia con i lavori di Pitocchetto, è parte della collezione di Caterina la Grande. Restituito al maestro spagnolo nel 1895 dopo un’iniziale attribuzione a un anonimo di scuola fiamminga, è una delle prime opere del maestro, eseguita dopo i Tre musicisti, ma che precede la Vecchia che frigge le uova datata 1618.
“Con questa operazione - spiega Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei - la Pinacoteca entra in dialogo con uno dei principali musei al mondo tramite uno scambio di opere. Non si tratta soltanto di far conoscere a pubblici diversi opere che non erano mai state viste da quei pubblici, bensì di gettare luce di conoscenza e di valorizzare l’interpretazione di un artista iconico della nostra collezione quale Giacomo Ceruti mediante il confronto diretto con uno dei suoi più alti riferimenti culturali ed insieme di accreditarlo quale artista di statura internazionale”.
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