Al Castello di Desenzano fino al 26 ottobre 2025

Il Mondo è Futurista per Gibigì

Giulio D’Anna, Collezione privata Damoli Marco, Verona. Courtesy Galleria Faraci Arte, Verona Zeppelin, 1930 ca, olio e collage su tela, 76,5 x 102 cm
 

Piero Muscarà

04/05/2025

Brescia - "Presidente del mio cuore". In vena romantica il Ministro della Cultura Alessandro Giuli (che per l'occasione ha anche citato una canzone di Franco Battiato**) non ha voluto far mancare la sua presenza a Desenzano del Garda per l'inaugurazione di una nuova mostra curata da Giordano Bruno Guerri assieme a Matteo Vanzan e che ha inaugurato il 4 maggio al Castello della cittadina lacustre. Il titolo di questa  esposizione - la prima ad aprire sotto gli auspici del Mibac dopo la mostra kolossal alla GNAM che ha da poco chiuso i battenti a Roma - è Mondo Futurista e per l'occasione mette in scena un interessante selezione di opere d'arte del movimento d'avanguardia che prese forma intorno a Filippo Tommaso Marinetti a partire dalla celebre pubblicazione del Manifesto nel 1909 nelle pagine del quotidiano francese Le Figarò.

La mostra Mondo Futurista propone un’ampia rilettura del Futurismo come rivoluzione culturale totale, capace di investire arti visive, parola scritta, musica, teatro e persino il modo di abitare la modernità. Un progetto espositivo ambizioso che si sviluppa lungo un arco cronologico che va dal 1901 al 1943 . Il cuore pulsante della mostra è la visione di Gibigì, saggista e presidente del Vittoriale degli Italiani, da tempo impegnato nello studio e nella valorizzazione dell’eredità futurista. Autore di importanti pubblicazioni su Marinetti e il movimento da lui fondato, Guerri è tra i pochi intellettuali italiani ad aver riconosciuto nella provocazione futurista una chiave di lettura radicale della modernità. In Mondo Futurista, il suo approccio si traduce in un allestimento che non si limita all’apparato estetico, ma interroga le radici filosofiche e culturali del Futurismo come tentativo di rifondazione dell’arte e della società.
L’esposizione è ospitata in un contesto di forte suggestione storica: il castello medievale di Desenzano, risalente al XIII secolo, diventa luogo di tensione dialettica tra passato e avanguardia, tra pietra e metallo, tra silenzio e rumore. Una scelta che sottolinea la capacità del Futurismo di forzare ogni cornice, per parlare direttamente al presente.

Tra le circa cinquanta opere esposte spiccano autentici capisaldi del movimento, come la scultura Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni, presentata in una rara fusione della Fonderia Francesco Bruni, rimasta per decenni in un giardino privato. Una delle copie in bronzo (altre due sono al Museo del Novecento e al MoMA di New York) del famoso gesso realizzato da Boccioni prima della sua tragica morte nel 1916. Accanto alla scultura boccioniana, lavori meno noti ma di grande valore storico, come Maggio 1915 di Plinio Nomellini (Biennale 1920), Città cosmica di Italo Fasulo (Biennale 1940) e l’ironica Anti Biennale di Fortunato Depero. Ma c'è anche Balla e di Depero ci sono molte altre opere interessanti. La selezione include anche testi e documenti rari, tra cui prime edizioni di Mafarka il futurista e Zang Tumb Tumb, entrambi di Filippo Tommaso Marinetti. Anche una copia di Distruzione, sempre firmato FTM, del 1911 che campeggia sotto una musealizzante vetrinetta (ohibò).

Certo a guardare alla scelta di Desenzano come luogo dove metter la bandiera di una nuova mostra futurista (rispetto chessò a Parigi, Tokyo, Singapore o New York), qualche parvenù potrebbe storcere il naso. Oggi questa tranquilla cittadina sulle sponde del Lago di Garda è la più classica delle mete "passatiste", patria delle più tradizionali tra le vacanze del Bel Paese. Clima mite, paesino ben curato, ristorantini, caffè e prelibatezze enogastronomiche secondo la più banale e rassicurante riproposizione della dolce vita ad uso e consumo del turismo di massa più benpensante. Ecco a primo sguardo non esattamente un luogo di modernità, velocità, dinamismo, rumori e motori. E il collegamento con il movimento marinettiano non va neppure cercato nella prossimità ad altre nostalgiche drammatiche destinazioni - come Salò - che non sono lontane da qui e che potrebbero riaccendere inutili polemiche su quello che Renzo De Felice prima e Giordano Bruno Guerri poi hanno spiegato ben essere un legame inverso semmai - quello tra Futurismo e Fascismo. Invece - una ragione perché proprio qui, proprio a Desenzano, sia oggi messa la bandiera del futurismo è nel suo genius loci.

Il maresciallo Francesco Agello infatti stabilì il record mondiale di velocità per idrovolanti a pistoni, raggiungendo i 709,202 km/h pilotando un idrovolante Macchi MC72  proprio sulle acque dell'idroscalo di Desenzano del Garda il 23 ottobre 1934. Un record imbattuto e che riecheggia ottanta e passa anni dopo quel primato con un altra non meno divertente coincidenza. E' a Desenzano che è cresciuto anche Marcel Jacobs - il velocista italiano campione olimpico dei 100 metri piani e della staffetta 4x100 metri ai Giochi di Tokyo 2020.

Il vento futurista soffia veloce dove meno te lo aspetti. A volte anche in un castello medievale in una tranquilla cittadina di provincia della pianura padana. Nonostante all'inaugurazione della mostra - tra il bel mondo di Desenzano e di tutto il circondario, sindaci con fasce tricolori e gagliardetti in bella mostra, i microfoni balbettino malfunzionanti e interrompano in modo sincopato - neanche fossero delle macchine del suono inventate da Russolo - le parole di Gibigì prima e del Ministro poi. Il clima è un po' surreale, ma tutto sommato simpatico anche nell'impacciato cerimoniale messo a punto dalla giunta cittadina per l'importante occasione, tappeti rossi inclusi. E quindi finisce così con queste parole evocate da Alessandro Giuli, sospese nell'aria, frammenti di una poesia scritta da Franco Battiato prese dalla canzone Venezia-Istanbul del 1980. Peccato, mi dico, non aver avuto la prontezza di filmarlo. E quindi rimane così, una traccia, un appunto per il futuro.
**Venezia mi ricorda istintivamente Istanbul
Stessi palazzi addosso al mare
Rossi tramonti che si perdono nel nulla D'Annunzio montò a cavallo con fanatismo futurista
Quanta passione per gli aeroplani e per le bande legionarie
Che scherzi gioca all'uomo la natura