Francesca Bazoli e Stefano Karadjov raccontano le sfide che li attendono
Si scaldano i motori dell’Alleanza per la Cultura grazie alla regia della Fondazione Brescia Musei
Il Capitolium di Brescia. Credits: ©Febofilms
Eleonora Zamparutti
18/12/2020
Brescia - "La ricollocazione della Vittoria alata al centro del Tempio capitolino è il punto di forza di un programma che intende portare l’attenzione su Brescia come città d’arte, a cominciare dalla valorizzazione del suo patrimonio di epoca romana” a parlarne è Francesca Bazoli, presidente di Fondazione Brescia Musei, l’ente regista di Alleanza per la Cultura, l’innovativa operazione di finanziamento che vede coinvolta un’eterogenea comunità di attori privati e istituzionali del territorio, disposti a dare il proprio sostegno su base triennale a un programma di attività straordinarie per la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale residente e per la promozione di iniziative sociali, didattiche e formative.
Leggi anche: A Brescia è il giorno della Vittoria
"A Brescia c’è una radicata cultura di partecipazione alla cosa pubblica anche da parte degli attori privati” afferma Stefano Karadjov, direttore di Fondazione Brescia Musei. “La Fondazione Brescia Musei ha messo a punto un progetto culturale strategico pluriennale, basato sulla valorizzazione della comunità e della città di Brescia - e non solo dei suoi musei-, attraverso la promozione dei cespiti più importanti del patrimonio museale, quelli che potevano avere un valore anche internazionale per la loro iconicità. In questo senso la Vittoria alata è elemento detonante di tutta la cultura romana, del parco archeologico e della città romana che è una delle più estese del Nord Italia".
La Vittoria Alata dopo il restauro, nel Capitolium con il nuovo allestimento di Juan Navarro Baldeweg | Foto: © Alessandra Chemollo | Courtesy Archivio fotografico Musei di Brescia
Occhi puntati su Brescia, laboratorio di un nuovo patto tra pubblico e privato per la realizzazione di progetti culturali condivisi e che si inquadrano in un orizzonte temporale oltre la logica del mordi e fuggi, nella piena consapevolezza della rilevanza strategia del patrimonio per il futuro della città.
Un esempio che sembra cadere a pennello in questo anno di grandi ripensamenti per il settore dei beni culturali, fortemente colpito dall’emergenza sanitaria.
E così la ‘città del tondino’, forte del suo corposo tessuto industriale, cerca nelle proprie radici, quelle più antiche di epoca romana, il seme del rilancio. Brescia, che fu una delle capitali dell’Impero romano del Nord, custodisce un immenso parco archeologico, le domus del Museo di Santa Giulia, un Teatro romano, il Tempio capitolino. "Un patrimonio che tutto sommato è ancora poco conosciuto al di fuori del perimetro urbano, ma noi crediamo che rappresenti un grandissimo asset per sviluppo socio-economico della città” dichiara Francesca Bazoli.
La Vittoria alata è oggi la star di un’operazione di valorizzazione e di comunicazione del territorio. Il riallestimento del bronzo di epoca romana ha offerto l’occasione per musealizzare un’ala del Tempio che ora si presenta completa di tutte le dotazioni tecniche proprie del musei, per garantire la conservazione e la protezione dell’opera d’arte.
La Vittoria alata, simbolo di Brescia, sarà elemento trainante di un percorso di iniziative che spaziano dall’archeologia al contemporaneo. Alla fine del 2021 ci sarà una grande mostra sull’iconografia della Vittoria alata, come è evoluta dalla Grecia fino ai giorni nostri. Nei prossimi mesi invece si svolgerà un ricco palinsesto di eventi incentrati sull’arte contemporanea.
"Siamo convinti che uno degli elementi fondamentali sia la sintonizzazione in chiave contemporanea del linguaggio delle Vittoria" ha affermato Francesca Bazoli. Il programma è cominciato con l’opera di Emilio Isgrò installata nella metropolitana, la Grande Vittoria che emerge dalle cancellature del primo libro dell’Eneide e che dà il senso di una statua capace di venir fuori dal museo per presidiare tutti gli spazi vitali della città nel segno anche dell’accoglienza. La prossima primavera sarà la volta di Francesco Vezzoli. Figlio della terra bresciana l'artista non ha mai fatto un’esposizione a Brescia. In quell'occasione offrirà il suo omaggio alla Vittoria. In mezzo ci sarà la mostra Imperium Romanum di Alfred Seiland, nell’ambito del Photo Festival, un fotografo che ha interpretato i resti romani nelle grandi città d’Europa per dar conto della loro vitalità.
Alfred Seiland, Tempio della Concordia, Valle dei Templi, Agrigento, Sicilia, Italia, 2010
La ricchezza e la varietà del patrimonio culturale bresciano offrono molti spunti per il futuro. Piccola enciclopedia della storia dell’arte italiana da Roma fino ai giorni nostri, Brescia presenta dei capolavori estremamente importanti. Uno è senz’altro la romanità. Ma ricordiamo che Brescia è stata capitale del regno longobardo: a due passi dal Capitolium c’è la Basilica di San Salvatore che risale all’VIII secolo d.C. perfettamente integra, di una bellezza straordinaria. L’intero convento di Santa Giulia è un luogo che non si può non vedere e non conoscere.
"Un’opera importante è la Croce di Re Desiderio, una croce votiva che ha incastonate pietre, reperti romani tra cui icone, pezzi di vetro anche raffigurazioni, ed è conservata presso la Basilica di Santa Maria in Solario, un luogo di grande suggestione con la volta del Cinquecento affrescata di blu e coperta di stelle d’oro. Poi c’è la Pinacoteca Tosio Martinengo che è stata riaperta recentemente, e il Castello, un complesso gigantesco conservato nel centro di una città con intorno le mura, un luogo che ospita altri musei ma che è in se stesso un grande spazio museale all’aperto. Anche su questo stiamo lavorando molto perché non è adeguatamente valorizzato” ci spiega Francesca Bazoli.
Attualmente si sta progettano anche un nuovo percorso per portare luce sulla pittura bresciana dal ‘500 al ‘700. “Si tratta di una pittura fortemente di realtà, come la chiamava Testori, che ben rappresenta il karma sociale dei committenti locali" racconta Stefano Karadjov. "Mi piacerebbe che questa famiglia di artisti bresciani, o di artisti che hanno avuto successo in questo territorio nei due secoli e mezzo, venisse identificata come un unicum autonomo e diverso dalla cultura pittorica veneta, lombarda o tosco-emiliana. Vorrei che emergesse che la scuola bresciana è figlia della tipicità socio-culturale di questo territorio, ancora oggi ben percepibile, fortemente orientata al sociale e alla pietas civica. Nelle loro committente artistiche i nobili bresciani non chiedevano di essere rappresentarti in chiave celebrativa, ma in modo realistico. Il progetto ha un elemento di forte identità, e al tempo stesso un’impostazione internazionale perché ha le sue grandi eccellenze in Romanino, Moretto, Savoldo, per arrivare fino a Cerruti”.
Il programma dunque va ben oltre la Vittoria alata, ma oggi siamo a Brescia per rendere omaggio al bronzo in attesa che si aprano i battenti per le visite, a partire dal 16 gennaio 2021.
Leggi anche:
• La Vittoria Alata di Brescia: storia del capolavoro che stregò D'Annunzio e Napoleone
• La Vittoria Alata torna a Brescia. La città riparte dalla luce di Jean Navarro Baldeweg
• Sulle ali della Vittoria: a Brescia il 2020 è nel segno dell'archeologia
• A Brescia è il giorno della Vittoria
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La Vittoria Alata dopo il restauro, nel Capitolium con il nuovo allestimento di Juan Navarro Baldeweg | Foto: © Alessandra Chemollo | Courtesy Archivio fotografico Musei di Brescia
Occhi puntati su Brescia, laboratorio di un nuovo patto tra pubblico e privato per la realizzazione di progetti culturali condivisi e che si inquadrano in un orizzonte temporale oltre la logica del mordi e fuggi, nella piena consapevolezza della rilevanza strategia del patrimonio per il futuro della città.
Un esempio che sembra cadere a pennello in questo anno di grandi ripensamenti per il settore dei beni culturali, fortemente colpito dall’emergenza sanitaria.
E così la ‘città del tondino’, forte del suo corposo tessuto industriale, cerca nelle proprie radici, quelle più antiche di epoca romana, il seme del rilancio. Brescia, che fu una delle capitali dell’Impero romano del Nord, custodisce un immenso parco archeologico, le domus del Museo di Santa Giulia, un Teatro romano, il Tempio capitolino. "Un patrimonio che tutto sommato è ancora poco conosciuto al di fuori del perimetro urbano, ma noi crediamo che rappresenti un grandissimo asset per sviluppo socio-economico della città” dichiara Francesca Bazoli.
La Vittoria alata è oggi la star di un’operazione di valorizzazione e di comunicazione del territorio. Il riallestimento del bronzo di epoca romana ha offerto l’occasione per musealizzare un’ala del Tempio che ora si presenta completa di tutte le dotazioni tecniche proprie del musei, per garantire la conservazione e la protezione dell’opera d’arte.
La Vittoria alata, simbolo di Brescia, sarà elemento trainante di un percorso di iniziative che spaziano dall’archeologia al contemporaneo. Alla fine del 2021 ci sarà una grande mostra sull’iconografia della Vittoria alata, come è evoluta dalla Grecia fino ai giorni nostri. Nei prossimi mesi invece si svolgerà un ricco palinsesto di eventi incentrati sull’arte contemporanea.
"Siamo convinti che uno degli elementi fondamentali sia la sintonizzazione in chiave contemporanea del linguaggio delle Vittoria" ha affermato Francesca Bazoli. Il programma è cominciato con l’opera di Emilio Isgrò installata nella metropolitana, la Grande Vittoria che emerge dalle cancellature del primo libro dell’Eneide e che dà il senso di una statua capace di venir fuori dal museo per presidiare tutti gli spazi vitali della città nel segno anche dell’accoglienza. La prossima primavera sarà la volta di Francesco Vezzoli. Figlio della terra bresciana l'artista non ha mai fatto un’esposizione a Brescia. In quell'occasione offrirà il suo omaggio alla Vittoria. In mezzo ci sarà la mostra Imperium Romanum di Alfred Seiland, nell’ambito del Photo Festival, un fotografo che ha interpretato i resti romani nelle grandi città d’Europa per dar conto della loro vitalità.
Alfred Seiland, Tempio della Concordia, Valle dei Templi, Agrigento, Sicilia, Italia, 2010
La ricchezza e la varietà del patrimonio culturale bresciano offrono molti spunti per il futuro. Piccola enciclopedia della storia dell’arte italiana da Roma fino ai giorni nostri, Brescia presenta dei capolavori estremamente importanti. Uno è senz’altro la romanità. Ma ricordiamo che Brescia è stata capitale del regno longobardo: a due passi dal Capitolium c’è la Basilica di San Salvatore che risale all’VIII secolo d.C. perfettamente integra, di una bellezza straordinaria. L’intero convento di Santa Giulia è un luogo che non si può non vedere e non conoscere.
"Un’opera importante è la Croce di Re Desiderio, una croce votiva che ha incastonate pietre, reperti romani tra cui icone, pezzi di vetro anche raffigurazioni, ed è conservata presso la Basilica di Santa Maria in Solario, un luogo di grande suggestione con la volta del Cinquecento affrescata di blu e coperta di stelle d’oro. Poi c’è la Pinacoteca Tosio Martinengo che è stata riaperta recentemente, e il Castello, un complesso gigantesco conservato nel centro di una città con intorno le mura, un luogo che ospita altri musei ma che è in se stesso un grande spazio museale all’aperto. Anche su questo stiamo lavorando molto perché non è adeguatamente valorizzato” ci spiega Francesca Bazoli.
Attualmente si sta progettano anche un nuovo percorso per portare luce sulla pittura bresciana dal ‘500 al ‘700. “Si tratta di una pittura fortemente di realtà, come la chiamava Testori, che ben rappresenta il karma sociale dei committenti locali" racconta Stefano Karadjov. "Mi piacerebbe che questa famiglia di artisti bresciani, o di artisti che hanno avuto successo in questo territorio nei due secoli e mezzo, venisse identificata come un unicum autonomo e diverso dalla cultura pittorica veneta, lombarda o tosco-emiliana. Vorrei che emergesse che la scuola bresciana è figlia della tipicità socio-culturale di questo territorio, ancora oggi ben percepibile, fortemente orientata al sociale e alla pietas civica. Nelle loro committente artistiche i nobili bresciani non chiedevano di essere rappresentarti in chiave celebrativa, ma in modo realistico. Il progetto ha un elemento di forte identità, e al tempo stesso un’impostazione internazionale perché ha le sue grandi eccellenze in Romanino, Moretto, Savoldo, per arrivare fino a Cerruti”.
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