Dal 31 gennaio al Museo archeologico nazionale e al Palazzo di città
Le antiche civiltà del Mediterraneo si incontrano a Cagliari
Aryballos micenea con raffigurazione di guerrieri, Grecia, ignoto, Berlino, Museum for Pre-and Early History
Samantha De Martin
07/01/2019
Cagliari - “Che cos’è il Mediterraneo?” si chiede lo storico Fernand Braudel. “Mille cose insieme. Innumerevoli paesaggi, un susseguirsi di mari, una serie di culture accatastate le une sulle altre”. Queste secolari civiltà si incontrano al Museo archeologico nazionale di Cagliari, dove il percorso Le Civiltà e il Mediterraneo sfoglierà, a partire dal 31 gennaio 2019 nelle sedi del Museo Archeologico e di Palazzo di Città, l’anima poliedrica di un crocevia antichissimo.
Da sempre considerata una regione isolata e lontana dai contatti più fecondi, la Sardegna - un vero e proprio continente in miniatura che ha sviluppato specifiche forme di civiltà straordinarie e comunicanti - è stata da sempre un punto di scambio materiale e culturale centrale nel sistema delle relazioni geopolitiche.
A tessere questo progetto espositivo organizzato da Villaggio Globale International e a cura di Yuri Piotrovsky del Museo Statale Ermitage, di Manfred Nawroth, in collaborazione con Carlo Lugliè e Roberto Concas, saranno oltre 550 reperti. Accanto al nucleo centrale dell’esposizione, dedicato all’archeologia preistorica sarda con opere rappresentative dell’evoluzione delle culture dal Neolitico alla metà del primo millennio a.C., si potranno ammirare i reperti rappresentativi delle diverse culture e aree del Mediterraneo e del Caucaso provenienti anche dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dal Museo del Bardo di Tunisi, dal Museo Archeologico di Salonicco, dal Museo di Berlino.
In questo affascinante viaggio nel tempo e nello spazio, cullati dai flutti e dalle civiltà del Mare Nostrum, armi, oggetti di culto, utensili, monili e antichi idoli giungeranno a Cagliari per ricordare e ripercorrere le antiche rotte.
Lingotti a pelle di bue dalla caratteristica forma quadrangolare con apici sviluppati comodi per il trasporto sulle spalle o per lo stivaggio sono stati rinvenuti in Sardegna, come a Cipro, in Anatolia, nel mar Nero, a Creta, nell’Egeo, in Grecia, in Sicilia. Tra i protagonisti di questi movimenti spiccano i Micenei che lasciano nel Mediterraneo i segni del loro passaggio. Tra questi, la ceramica micenea, di argilla tornita e depurata, con decorazione dipinta a vernice brillante, presente già tra il XVII e il XV secolo a.C. in Sicilia e in Italia, ma anche in Anatolia occidentale.
A tracciare una sorta di rotta ideale che arriva in Sardegna toccando le sponde meridionali del Mediterraneo, alcune tipologie di vasi, come le anfore a staffa, che sembrano indicare un collegamento con il sito di Cannatello in Sicilia (dove oltretutto è presente ceramica nuragica di importazione) e con gli empori dell’Africa settentrionale.
Il Nuragico, esclusivo della Sardegna, si caratterizza soprattutto per il suo monumento simbolo, il nuraghe, ma anche per i suoi straordinari bronzetti e per le tombe dei giganti. Non esistono architetture analoghe a quelle sarde. L’unico esempio di “vicinanza” è quello con le fortezze costruite nel Caucaso meridionale nella tarda età del bronzo e nella prima età del ferro. Queste terre, seppur lontane, hanno certamente avuto contatti con le civiltà mediterranee.
Dalla cultura di Majkop nella Ciascaucasia, con i suoi eccezionali kurgan, alla produzione metallurgica della cultura di Koban, le terre caucasiche - con le loro raffigurazioni di animali tra buoi arieti, lupi, rane - rivelano elementi di connessione importanti con le civiltà del mediterraneo e probabilmente anche con quella nuragica.
Nel dialogo tra i bronzetti di tori nuragici e il celebre toro di Majkop, nel confronto tra il mito di Prometeo o di quello degli Argonauti alla ricerca del Vello d’Oro, l’esplorazione dei collegamenti nella protostoria, tra Mediterraneo e Caucaso, si carica di suggestioni profonde.
Leggi anche:
• Le civiltà e il Mediterraneo
Da sempre considerata una regione isolata e lontana dai contatti più fecondi, la Sardegna - un vero e proprio continente in miniatura che ha sviluppato specifiche forme di civiltà straordinarie e comunicanti - è stata da sempre un punto di scambio materiale e culturale centrale nel sistema delle relazioni geopolitiche.
A tessere questo progetto espositivo organizzato da Villaggio Globale International e a cura di Yuri Piotrovsky del Museo Statale Ermitage, di Manfred Nawroth, in collaborazione con Carlo Lugliè e Roberto Concas, saranno oltre 550 reperti. Accanto al nucleo centrale dell’esposizione, dedicato all’archeologia preistorica sarda con opere rappresentative dell’evoluzione delle culture dal Neolitico alla metà del primo millennio a.C., si potranno ammirare i reperti rappresentativi delle diverse culture e aree del Mediterraneo e del Caucaso provenienti anche dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dal Museo del Bardo di Tunisi, dal Museo Archeologico di Salonicco, dal Museo di Berlino.
In questo affascinante viaggio nel tempo e nello spazio, cullati dai flutti e dalle civiltà del Mare Nostrum, armi, oggetti di culto, utensili, monili e antichi idoli giungeranno a Cagliari per ricordare e ripercorrere le antiche rotte.
Lingotti a pelle di bue dalla caratteristica forma quadrangolare con apici sviluppati comodi per il trasporto sulle spalle o per lo stivaggio sono stati rinvenuti in Sardegna, come a Cipro, in Anatolia, nel mar Nero, a Creta, nell’Egeo, in Grecia, in Sicilia. Tra i protagonisti di questi movimenti spiccano i Micenei che lasciano nel Mediterraneo i segni del loro passaggio. Tra questi, la ceramica micenea, di argilla tornita e depurata, con decorazione dipinta a vernice brillante, presente già tra il XVII e il XV secolo a.C. in Sicilia e in Italia, ma anche in Anatolia occidentale.
A tracciare una sorta di rotta ideale che arriva in Sardegna toccando le sponde meridionali del Mediterraneo, alcune tipologie di vasi, come le anfore a staffa, che sembrano indicare un collegamento con il sito di Cannatello in Sicilia (dove oltretutto è presente ceramica nuragica di importazione) e con gli empori dell’Africa settentrionale.
Il Nuragico, esclusivo della Sardegna, si caratterizza soprattutto per il suo monumento simbolo, il nuraghe, ma anche per i suoi straordinari bronzetti e per le tombe dei giganti. Non esistono architetture analoghe a quelle sarde. L’unico esempio di “vicinanza” è quello con le fortezze costruite nel Caucaso meridionale nella tarda età del bronzo e nella prima età del ferro. Queste terre, seppur lontane, hanno certamente avuto contatti con le civiltà mediterranee.
Dalla cultura di Majkop nella Ciascaucasia, con i suoi eccezionali kurgan, alla produzione metallurgica della cultura di Koban, le terre caucasiche - con le loro raffigurazioni di animali tra buoi arieti, lupi, rane - rivelano elementi di connessione importanti con le civiltà del mediterraneo e probabilmente anche con quella nuragica.
Nel dialogo tra i bronzetti di tori nuragici e il celebre toro di Majkop, nel confronto tra il mito di Prometeo o di quello degli Argonauti alla ricerca del Vello d’Oro, l’esplorazione dei collegamenti nella protostoria, tra Mediterraneo e Caucaso, si carica di suggestioni profonde.
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