Dall'8 dicembre alla Galleria comunale d'Arte di Cagliari
Se il museo si "reinterpreta" nel segno di Modì e di Umberto Eco
Amedeo Modigliani, Cariatide, 1910-1912, matita su carta fustellata, Cagliari, Galleria Comunale d’Arte
Samantha De Martin
07/12/2017
Cagliari - Quante opere occorrono per dar vita al museo ideale? Una soltanto risponderebbe Umberto Eco, purché si arrivi al capolavoro esposto con l’occhio allenato, reduce da un percorso espositivo che ne consenta, alla fine, di “entrare” davvero in quella singola opera, sottraendo il visitatore alla straniante pratica dell’accumulo che trasforma il museo moderno in un luogo nel quale, vedere tutto equivale a non vedere niente.
La pratica dell’ “assolo”, che nel museo del terzo millennio immaginato da Eco in un suo saggio corrispondeva a un’utopia, oggi esiste ed è l’idea che ha dato spunto alla mostra Modigliani. Opera sola, dall’8 dicembre all’11 marzo alla Galleria Comunale d’Arte di Cagliari.
In questo esperimento che, se dovesse avere successo - il direttore lo promette - darà il via a una serie di altri appuntamenti dedicati ad altri artisti, l’unica opera esposta sarà la Cariatide di Amedeo Modigliani, un disegno a matita su carta fustellata, avente come soggetto un busto femminile nudo, inquadrato frontalmente.
Il bozzetto, appartenente alla collezione di Paul Alexandre, ed entrato nella collezione civica di Cagliari dal 1988 grazie al tramite dell'allora sindaco Paolo De Magistris, doveva servire come studio per una scultura realizzata nel 1913. Rappresenta una Cariatide, realizzata in pietra scolpita, alta 166 centimetri, la più grande statua realizzata da Modigliani, esposta dal 1976 alla National Gallery of Australia di Canberra.
D’altra parte questo soggetto - che identifica le sculture aventi forma di donna, utilizzate per reggere architravi, mensole o altri elementi architettonici - rappresenta la quintessenza dell’opera di Modì. Il pittore livornese era infatti convinto che attraverso la scultura si potessero realizzare opere per dare vita al tempio della bellezza.
Per incorniciare questo dialogo in solitaria tra il pubblico e l’unica opera dell’artista presente in collezione, la Galleria comunale d’Arte ha pensato a un percorso capace di “reinterpretare” il museo, coinvolgendo, nelle diverse sale, tutte le opere della collezione, in qualche modo legate allo stile o all’opera di Modigliani.
«La mostra nasce da una riflessione semplice - spiega Paola Mura, direttore dei Musei Civici di Cagliari. Opera sola è il nome di una sala, ma anche il tentativo di comprendere in uno spazio fisso e concluso, quel percorso di conoscenza e di avvicinamento estatico ed estetico all’opera e all'arte, offrendo, negli altri spazi del museo, nella Biblioteca dell'Arte - con i volumi della collezione Ingrao, disponibili al pubblico nel 2018 - o nella stanza del collezionista, la possibilità di entrare a comprendere l'ambiente che ha prodotto quell'opera».
Ed è così che, per dirla con Eco, “senza affaticare occhio e mente”, un piccolo percorso aiuterà a comprendere la storia dell’opera d’arte, ma solo alla fine.
«Oltre ad estrapolare tutti quei lavori che hanno per soggetto la cariatide - spiega Mura - abbiamo cercato di cogliere le molteplici connessioni con Modigliani offerte dal nostro museo, coinvolgendo anche altri artisti, legati a Modì da un filo sottile. Ad esempio Gino Severini incontrò l’artista a Parigi, mentre lo scultore sardo, Francesco Ciusa, espressione dell’identità isolana, fu suo contemporaneo. Accanto a una inaspettata collezione di maschere africane, la mostra ripercorrerà la vita dell’artista, le amicizie parigine, attraverso documenti fortografici d’archivio e materiale didascalico».
In occasione dell’esposizione temporanea, ogni spazio, ogni opera, ogni ambito della vita del museo si inserisce, pertanto, in una logica di relazione, di avvicinamento, di composizione fra le opere e gli spazi architettonici che le ospitano, ma anche e soprattutto con il pubblico, nel tentativo di rendere la visita al museo, per dirla ancora con Umberto Eco, “memorabile”.
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• Verso il 2020 nel segno di Modigliani
La pratica dell’ “assolo”, che nel museo del terzo millennio immaginato da Eco in un suo saggio corrispondeva a un’utopia, oggi esiste ed è l’idea che ha dato spunto alla mostra Modigliani. Opera sola, dall’8 dicembre all’11 marzo alla Galleria Comunale d’Arte di Cagliari.
In questo esperimento che, se dovesse avere successo - il direttore lo promette - darà il via a una serie di altri appuntamenti dedicati ad altri artisti, l’unica opera esposta sarà la Cariatide di Amedeo Modigliani, un disegno a matita su carta fustellata, avente come soggetto un busto femminile nudo, inquadrato frontalmente.
Il bozzetto, appartenente alla collezione di Paul Alexandre, ed entrato nella collezione civica di Cagliari dal 1988 grazie al tramite dell'allora sindaco Paolo De Magistris, doveva servire come studio per una scultura realizzata nel 1913. Rappresenta una Cariatide, realizzata in pietra scolpita, alta 166 centimetri, la più grande statua realizzata da Modigliani, esposta dal 1976 alla National Gallery of Australia di Canberra.
D’altra parte questo soggetto - che identifica le sculture aventi forma di donna, utilizzate per reggere architravi, mensole o altri elementi architettonici - rappresenta la quintessenza dell’opera di Modì. Il pittore livornese era infatti convinto che attraverso la scultura si potessero realizzare opere per dare vita al tempio della bellezza.
Per incorniciare questo dialogo in solitaria tra il pubblico e l’unica opera dell’artista presente in collezione, la Galleria comunale d’Arte ha pensato a un percorso capace di “reinterpretare” il museo, coinvolgendo, nelle diverse sale, tutte le opere della collezione, in qualche modo legate allo stile o all’opera di Modigliani.
«La mostra nasce da una riflessione semplice - spiega Paola Mura, direttore dei Musei Civici di Cagliari. Opera sola è il nome di una sala, ma anche il tentativo di comprendere in uno spazio fisso e concluso, quel percorso di conoscenza e di avvicinamento estatico ed estetico all’opera e all'arte, offrendo, negli altri spazi del museo, nella Biblioteca dell'Arte - con i volumi della collezione Ingrao, disponibili al pubblico nel 2018 - o nella stanza del collezionista, la possibilità di entrare a comprendere l'ambiente che ha prodotto quell'opera».
Ed è così che, per dirla con Eco, “senza affaticare occhio e mente”, un piccolo percorso aiuterà a comprendere la storia dell’opera d’arte, ma solo alla fine.
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In occasione dell’esposizione temporanea, ogni spazio, ogni opera, ogni ambito della vita del museo si inserisce, pertanto, in una logica di relazione, di avvicinamento, di composizione fra le opere e gli spazi architettonici che le ospitano, ma anche e soprattutto con il pubblico, nel tentativo di rendere la visita al museo, per dirla ancora con Umberto Eco, “memorabile”.
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