Scavi clandestini tra Agrigento e Caltanisetta
Operazione Demetra: recuperati reperti archeologici per 40 milioni di euro
Tempio di Giunone nella Valle dei Templi fuori Agrigento | Foto: Anna Lurye
Francesca Grego
04/07/2018
Caltanissetta - Ventitré arresti e 3000 reperti archeologici recuperati, per un valore superiore ai 40 milioni di euro: è il bilancio dell’operazione Demetra, conclusa questa mattina dai Carabinieri del Comando Tutela del Patrimonio Culturale per sgominare un’organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di beni archeologici siciliani.
“Un’operazione molto complessa” ha spiegato il Generale Fabrizio Parrulli, “articolata non solo sul territorio nazionale, ma con ramificazioni anche in Paesi come il Regno Unito, la Spagna e la Germania, dove abbiamo eseguito provvedimenti restrittivi e perquisizioni che hanno portato a recuperare oggetti importanti che stiamo analizzando proprio in queste ore”.
Dalle campagne delle province di Agrigento e Caltanissetta, dove seppur con metodi rudimentali i trafficanti conducevano vere e proprie campagne di scavi clandestini, i reperti raggiungevano la Germania con gli stratagemmi più disparati: monete d’argento di epoca romana, per esempio, sono state ritrovate nel portafoglio di uno degli arrestati, mescolate ad altre di uso corrente. In Germania …venivano dotati di falsi certificati di provenienza, inviati nel Regno Unito o immessi sul mercato attraverso case d’asta operanti a Monaco di Baviera. Da Londra, dove aveva sede il vertice dell’organizzazione, i proventi erano poi ridistribuiti con un ulteriore passaggio a Barcellona.
Per incrementare le entrate erano state create anche due equipe di falsari con base nel nisseno e nel catanese, mentre altri rami della rete sono stati individuati in Puglia, Campania e Piemonte.
L’indagine, iniziata nel 2014, si è sviluppata lungo due filoni. Il primo ha avuto come oggetto il sistematico saccheggio di terreni di interesse archeologico del nisseno e dell’agrigentino, i cui reperti erano destinati a collezionisti del Nord Italia consapevoli dell’origine illecita dei propri acquisti.
Il secondo, di respiro internazionale, ha approfondito i collegamenti all’estero degli archeotrafficanti siciliani, arrivando a ricostruire l’intera filiera del crimine e a smantellare una complessa organizzazione guidata dal mercante d’arte londinese William Thomas Veres.
Fondamentale in questo senso è stata la cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia, che ha coinvolto gli investigatori della Metropolitan Police di Londra, della Polizia Criminale del Baden-Württemberg e della Guardia Civil spagnola, nonché EUROPOL ed EUROJUST. In territorio italiano, invece, l’operazione è stata condotta in sinergia con i Comandi Provinciali Carabinieri di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Crotone, Enna, Lecce, Napoli, Novara, Taranto, Torino, Ragusa, Siracusa ed il supporto del 9° Nucleo Elicotteri di Palermo e dello Squadrone Eliportato “Cacciatori Sicilia”, per un totale di oltre 250 carabinieri coinvolti.
“Un’operazione molto complessa” ha spiegato il Generale Fabrizio Parrulli, “articolata non solo sul territorio nazionale, ma con ramificazioni anche in Paesi come il Regno Unito, la Spagna e la Germania, dove abbiamo eseguito provvedimenti restrittivi e perquisizioni che hanno portato a recuperare oggetti importanti che stiamo analizzando proprio in queste ore”.
Dalle campagne delle province di Agrigento e Caltanissetta, dove seppur con metodi rudimentali i trafficanti conducevano vere e proprie campagne di scavi clandestini, i reperti raggiungevano la Germania con gli stratagemmi più disparati: monete d’argento di epoca romana, per esempio, sono state ritrovate nel portafoglio di uno degli arrestati, mescolate ad altre di uso corrente. In Germania …venivano dotati di falsi certificati di provenienza, inviati nel Regno Unito o immessi sul mercato attraverso case d’asta operanti a Monaco di Baviera. Da Londra, dove aveva sede il vertice dell’organizzazione, i proventi erano poi ridistribuiti con un ulteriore passaggio a Barcellona.
Per incrementare le entrate erano state create anche due equipe di falsari con base nel nisseno e nel catanese, mentre altri rami della rete sono stati individuati in Puglia, Campania e Piemonte.
L’indagine, iniziata nel 2014, si è sviluppata lungo due filoni. Il primo ha avuto come oggetto il sistematico saccheggio di terreni di interesse archeologico del nisseno e dell’agrigentino, i cui reperti erano destinati a collezionisti del Nord Italia consapevoli dell’origine illecita dei propri acquisti.
Il secondo, di respiro internazionale, ha approfondito i collegamenti all’estero degli archeotrafficanti siciliani, arrivando a ricostruire l’intera filiera del crimine e a smantellare una complessa organizzazione guidata dal mercante d’arte londinese William Thomas Veres.
Fondamentale in questo senso è stata la cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia, che ha coinvolto gli investigatori della Metropolitan Police di Londra, della Polizia Criminale del Baden-Württemberg e della Guardia Civil spagnola, nonché EUROPOL ed EUROJUST. In territorio italiano, invece, l’operazione è stata condotta in sinergia con i Comandi Provinciali Carabinieri di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Crotone, Enna, Lecce, Napoli, Novara, Taranto, Torino, Ragusa, Siracusa ed il supporto del 9° Nucleo Elicotteri di Palermo e dello Squadrone Eliportato “Cacciatori Sicilia”, per un totale di oltre 250 carabinieri coinvolti.
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