Al via il progetto per l'ampliamento del Complesso Vanvitelliano
La Reggia di Caserta che verrà
La Reggia di Caserta, Progetto di Luigi Vanvitellli
Piero Muscarà
16/01/2016
Caserta - Oltre 15 mila metri quadri in più e un obiettivo “possibile”, per usare le parole del premier Matteo Renzi: portare oltre 500 mila visitatori in più alla Reggia di Caserta, rispetto ai 497 mila registrati nel 2015 e raggiungere così 1 milione di visitatori al Circuito Museale Vanvitelliano di Caserta di qui al 2020.
Il Presidente del Consiglio accompagnato dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e dal Ministro della Difesa Roberta Pinotti ha visitato sabato 16 gennaio Palazzo Reale presenziando alla cerimonia per la riassegnazione degli spazi già utilizzati dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione e dall’Aeronautica Militare che permetteranno di dar vita al progetto di ampliamento della Reggia di Caserta.
Un progetto fortemente voluto da Franceschini che ha parlato esplicitamente di “impegni mantenuti” ricordando come grazie a questo intervento gli spazi espositivi e di servizio al pubblico della Reggia raddoppieranno: +7.580 mq al piano nobile e +7.038 mq al pianterreno per un totale di +15.580 mq, oltre ai 1.550 dell’Archivio. In una nota rilasciata a margine dell’incontro il Ministro ha spiegato che "dopo i lavori di ristrutturazione queste nuove stanze saranno dedicate alla loro naturale destinazione museale, congressuale ed espositiva, inclusa la ricollocazione della collezione di arte contemporanea Terrae Motus. Prima dei lavori, saranno comunque usati per eventi e allestimenti provvisori".
LA REGGIA: UNO DEI 20 GRANDI POLI MUSEALI ITALIANI DI DOMANI
La Reggia di Caserta è uno dei 20 complessi museali di interesse nazionale e uno dei cardini del grande progetto di rilancio della cultura in Italia voluto dal Governo e che potrà attingere anche alle risorse messe a disposizione dal PON Cultura e Turismo rivolto alle 5 regioni del mezzogiorno: un totale di 491 milioni di euro di investimenti annunciati il 9 giugno dello scorso anno per il quinquennio che si concluderà nel 2020. La cifra che verrà destinata alla Reggia non è stata ancora precisamente individuata, ma secondo quanto riportato lunedì 18 gennaio dal quotidiano napoletano Il Mattino in un intervista al Ministro Franceschini potrebbe essere "molto più di 30 milioni di euro".
Nonostante le molte risorse che saranno messe a disposizione per il restauro e la riqualificazione del complesso vanvitelliano e la ferma volontà di Franceschini e del Governo Renzi, il rilancio della Reggia non sarà una passeggiata.
A guidare il progetto è stato chiamato da Bologna un manager culturale di esperienza come Mauro Felicori che si è insediato da qualche mese come nuovo direttore della Reggia con il compito di traghettare il complesso museale casertano verso il futuro.
Felicori dovrà fronteggiare diverse battaglie come quella già ingaggiata assieme alla Prefettura e alle forze dell’ordine per combattere il fenomeno dei venditori abusivi che per anni hanno potuto fare i loro comodi a pochi passi dall’ingresso del Palazzo Reale. O la non meno complessa questione della relazione con i sindacati. Un tema sempre caldo, basti pensare che giovedì 14 gennaio a poche ore dallo sbarco di Renzi, Franceschini e Pinotti, si è svolta una nuova assemblea del personale (per altro regolarmente convocata il 18 dicembre scorso – ndr) che ha comportato la chiusura totale, tra le 8:30 e le 10 del mattino, degli appartamenti storici della Reggia lasciando a turisti e visitatori la sola possibilità di attendere nel Parco la riapertura della sede espositiva.
DAL 2011 UNA LENTA RISALITA
Non proprio un buon viatico per raggiungere obiettivi ambiziosi come quelli annunciati da Matteo Renzi. Per raggiungere 1 milione di visitatori di qui al 2020 c’è parecchia strada da percorrere. Nel 2015 la Reggia si è rimessa in carreggiata proseguendo nel percorso di riavvicinamento ai numeri segnati nel 2011 quando si contavano 571 mila visitatori.
L’ultimo quinquennio per la Reggia di Caserta è stato segnato da un vistoso calo di visitatori, diminuiti del 25% sino a toccare il minimo storico nel 2014 con 428 mila presenze (-143 mila unità), per risalire infine nel 2015 con un +16% rispetto all’anno precedente a quota 497 mila unità.
Un’emorragia dovuta a molti fattori e che i Soprintendenti succedutisi nel periodo (prima Paola Raffaella David, oggi rientrata a Roma al Ministero alla Direzione Generale Bilancio; poi Fabrizio Vona durante l’interim gestionale in capo alla Soprintendenza di Napoli) sino alla nomina del nuovo direttore della Reggia Felicori hanno provato in vario modo a contrastare. Per esempio accorpando il biglietto d’ingresso al Parco a quello per la visita a Palazzo Reale.
Scelta difficile ma che ha cominciato a dare i primi frutti in termini di aumento dei ricavi lordi per il complesso vanvitelliano, che hanno superato i 2 milioni 191 mila euro del 2011 già nel 2014 quando il segno più è tornato a brillare in questa classifica con il +30% del 2014 (2 milioni 289 mila euro) e il +20% registrato lo scorso anno (2 milioni 739 mila euro).
Certo non si tratta di numeri stellari: ma questo è un problema generale del sistema museale italiano che segna storicamente una redditività molto limitata rispetto alle potenzialità che un Paese come l’Italia potrebbe esprimere.
Basti guardare alla lenta risalita dell’ARPU (il ricavo medio per visitatore) che nel 2015 hanno toccato i 5,51 € per utente, contro i 3,84 € segnati nel 2011. Un risultato importante se si tiene conto che mediamente solo il 50% circa dei visitatori paga effettivamente un biglietto per entrare al complesso museale di Caserta (il dato è del 2014, perché il break down del 2015 non è stato ancora comunicato dal Mibact) e che in ogni caso i dati si riferiscono ai ricavi lordi, visto che la Reggia, analogamente alle più importanti strutture museali nazionali e locali, è gestita in concessione da una società privata (nello specifico Civita Musea).
Per avere un’idea di cosa stiamo parlando, si pensi ad esempio che nel 2014 i ricavi della Reggia al netto del costo di 571 mila euro trattenuto per la gestione dei servizi di biglietteria da Civita sono stati pari a 1 milione 717 mila euro a cui vanno aggiunti ulteriori 46 mila euro circa derivanti dalla quota del 10% in “revenue sharing” sui ricavi complessivamente generati dai cosiddetti servizi aggiuntivi che nello stesso anno ammontavano - tra sevizi di prevendita (27 mila euro), noleggio di audio guide (12 mila euro), caffetteria (166 mila euro), ristorazione (124 mila euro), visite guidate (132 mila euro) e bookshop (0 euro) - alla “bellezza” di 461 mila euro totali.
LE SCELTE CHE ATTENDONO FRANCESCHINI
Senza scomodare i consueti paragoni con esempi gestionali internazionali (MoMA, Louvre, British Museum etc ..), è chiaro che un sistema che genera 100 mila “ticket” medi annui ad un valore di poco più di 3 euro, o un ARPU aggiuntivo di 1 euro per visitatore, non può essere la leva cui fare riferimento intorno a cui costruire il futuro di poli museali dell’importanza della Reggia di Caserta.
E il Ministro Franceschini sembra esserne consapevole se è vero che, un anno fa, in un’intervista al settimanale L’Espresso aveva dichiarato senza mezzi termini “Trovo assurdo che lo Stato non partecipi direttamente alla gestione della parte più redditizia dei musei. È un tema su cui stiamo lavorando dall’inizio del mio mandato e su cui non mi rassegno. Penso si debba tornare, almeno in un’opzione di scelta, alla titolarità pubblica”.
Il modello a cui sembrano far riferimento il Ministro e il Governo Renzi potrebbe essere quello adottato dai cugini d’oltralpe, dove una società pubblica come Réunion des Musées Nationaux compete con i privati per aggiudicarsi la gestione diretta dei musei francesi.
Certo non l’ideale per chi, come chi scrive, aspira ad un’Italia liberale, con meno Stato e più concorrenza. Ma forse un sistema migliore dell’attuale formula generata dalle concessioni introdotte dalla Legge Ronchei che di fatto ha dato vita a rendite di posizione la cui opportunità appare sempre più difficile da sostenere.
S. Fergola, Inaugurazione della ferrovia Napoli-Portici, Caserta Palazzo Reale, Quadreria
Per raggiungere il target del milione di visitatori a cui ha fatto riferimento nel suo discorso Matteo Renzi servirà affrontare innanzitutto anche lo storico scollamento tra valorizzazione e manutenzione che un bene culturale della rilevanza della Reggia di Caserta rappresenta.
Serviranno strumenti agili con cui interagire con la realtà odierna e professionalità adeguate. Non basterà occuparsi del rinnovo degli spazi espositivi, ma bisognerà puntare sui contenuti, non solo sul contenitore, assegnando budget adeguati alla produzione di mostre ed eventi di rilievo internazionale. Non solo: serviranno anche risorse proporzionate per promuovere il patrimonio culturale residente, il Palazzo e il suo Parco avendo presenti le dinamiche con cui si muove il turismo mondiale e quindi investimenti per Internet, per il mobile, per la comunicazione digitale. E servirà poi una rete di servizi e infrastrutture (treni, trasporto locale, alberghi) in grado di accogliere non più un turismo “mordi e fuggi” ma che favorisca la permanenza in un territorio difficile ma di straordinaria e unica bellezza. Si pensi a Caserta Vecchia o a San Leucio, per fare due facili esempi.
Se la Reggia vuole essere un grande attrattore, dovrà essere all’altezza delle sfide che si propone di vincere. Confrontandosi coraggiosamente con le attuali inadeguatezze materiali ed immateriali. Investendo risorse adeguate per fare sistema e promuovere non solo occasionalmente ed estemporaneamente un territorio che per natura, storia e vocazione è destinata a dominare.
Per saperne di più:
- Il sito web di ARTE.it dedicato alla Reggia di Caserta e al suo Territorio
- la app di ARTE.it per iPhone dedicata alla Reggia di Caserta e al suo Territorio
- La Reggia meravigliosa
Il Presidente del Consiglio accompagnato dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e dal Ministro della Difesa Roberta Pinotti ha visitato sabato 16 gennaio Palazzo Reale presenziando alla cerimonia per la riassegnazione degli spazi già utilizzati dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione e dall’Aeronautica Militare che permetteranno di dar vita al progetto di ampliamento della Reggia di Caserta.
Un progetto fortemente voluto da Franceschini che ha parlato esplicitamente di “impegni mantenuti” ricordando come grazie a questo intervento gli spazi espositivi e di servizio al pubblico della Reggia raddoppieranno: +7.580 mq al piano nobile e +7.038 mq al pianterreno per un totale di +15.580 mq, oltre ai 1.550 dell’Archivio. In una nota rilasciata a margine dell’incontro il Ministro ha spiegato che "dopo i lavori di ristrutturazione queste nuove stanze saranno dedicate alla loro naturale destinazione museale, congressuale ed espositiva, inclusa la ricollocazione della collezione di arte contemporanea Terrae Motus. Prima dei lavori, saranno comunque usati per eventi e allestimenti provvisori".
LA REGGIA: UNO DEI 20 GRANDI POLI MUSEALI ITALIANI DI DOMANI
La Reggia di Caserta è uno dei 20 complessi museali di interesse nazionale e uno dei cardini del grande progetto di rilancio della cultura in Italia voluto dal Governo e che potrà attingere anche alle risorse messe a disposizione dal PON Cultura e Turismo rivolto alle 5 regioni del mezzogiorno: un totale di 491 milioni di euro di investimenti annunciati il 9 giugno dello scorso anno per il quinquennio che si concluderà nel 2020. La cifra che verrà destinata alla Reggia non è stata ancora precisamente individuata, ma secondo quanto riportato lunedì 18 gennaio dal quotidiano napoletano Il Mattino in un intervista al Ministro Franceschini potrebbe essere "molto più di 30 milioni di euro".
Nonostante le molte risorse che saranno messe a disposizione per il restauro e la riqualificazione del complesso vanvitelliano e la ferma volontà di Franceschini e del Governo Renzi, il rilancio della Reggia non sarà una passeggiata.
A guidare il progetto è stato chiamato da Bologna un manager culturale di esperienza come Mauro Felicori che si è insediato da qualche mese come nuovo direttore della Reggia con il compito di traghettare il complesso museale casertano verso il futuro.
Felicori dovrà fronteggiare diverse battaglie come quella già ingaggiata assieme alla Prefettura e alle forze dell’ordine per combattere il fenomeno dei venditori abusivi che per anni hanno potuto fare i loro comodi a pochi passi dall’ingresso del Palazzo Reale. O la non meno complessa questione della relazione con i sindacati. Un tema sempre caldo, basti pensare che giovedì 14 gennaio a poche ore dallo sbarco di Renzi, Franceschini e Pinotti, si è svolta una nuova assemblea del personale (per altro regolarmente convocata il 18 dicembre scorso – ndr) che ha comportato la chiusura totale, tra le 8:30 e le 10 del mattino, degli appartamenti storici della Reggia lasciando a turisti e visitatori la sola possibilità di attendere nel Parco la riapertura della sede espositiva.
DAL 2011 UNA LENTA RISALITA
Non proprio un buon viatico per raggiungere obiettivi ambiziosi come quelli annunciati da Matteo Renzi. Per raggiungere 1 milione di visitatori di qui al 2020 c’è parecchia strada da percorrere. Nel 2015 la Reggia si è rimessa in carreggiata proseguendo nel percorso di riavvicinamento ai numeri segnati nel 2011 quando si contavano 571 mila visitatori.
L’ultimo quinquennio per la Reggia di Caserta è stato segnato da un vistoso calo di visitatori, diminuiti del 25% sino a toccare il minimo storico nel 2014 con 428 mila presenze (-143 mila unità), per risalire infine nel 2015 con un +16% rispetto all’anno precedente a quota 497 mila unità.
Un’emorragia dovuta a molti fattori e che i Soprintendenti succedutisi nel periodo (prima Paola Raffaella David, oggi rientrata a Roma al Ministero alla Direzione Generale Bilancio; poi Fabrizio Vona durante l’interim gestionale in capo alla Soprintendenza di Napoli) sino alla nomina del nuovo direttore della Reggia Felicori hanno provato in vario modo a contrastare. Per esempio accorpando il biglietto d’ingresso al Parco a quello per la visita a Palazzo Reale.
Scelta difficile ma che ha cominciato a dare i primi frutti in termini di aumento dei ricavi lordi per il complesso vanvitelliano, che hanno superato i 2 milioni 191 mila euro del 2011 già nel 2014 quando il segno più è tornato a brillare in questa classifica con il +30% del 2014 (2 milioni 289 mila euro) e il +20% registrato lo scorso anno (2 milioni 739 mila euro).
Certo non si tratta di numeri stellari: ma questo è un problema generale del sistema museale italiano che segna storicamente una redditività molto limitata rispetto alle potenzialità che un Paese come l’Italia potrebbe esprimere.
Basti guardare alla lenta risalita dell’ARPU (il ricavo medio per visitatore) che nel 2015 hanno toccato i 5,51 € per utente, contro i 3,84 € segnati nel 2011. Un risultato importante se si tiene conto che mediamente solo il 50% circa dei visitatori paga effettivamente un biglietto per entrare al complesso museale di Caserta (il dato è del 2014, perché il break down del 2015 non è stato ancora comunicato dal Mibact) e che in ogni caso i dati si riferiscono ai ricavi lordi, visto che la Reggia, analogamente alle più importanti strutture museali nazionali e locali, è gestita in concessione da una società privata (nello specifico Civita Musea).
Per avere un’idea di cosa stiamo parlando, si pensi ad esempio che nel 2014 i ricavi della Reggia al netto del costo di 571 mila euro trattenuto per la gestione dei servizi di biglietteria da Civita sono stati pari a 1 milione 717 mila euro a cui vanno aggiunti ulteriori 46 mila euro circa derivanti dalla quota del 10% in “revenue sharing” sui ricavi complessivamente generati dai cosiddetti servizi aggiuntivi che nello stesso anno ammontavano - tra sevizi di prevendita (27 mila euro), noleggio di audio guide (12 mila euro), caffetteria (166 mila euro), ristorazione (124 mila euro), visite guidate (132 mila euro) e bookshop (0 euro) - alla “bellezza” di 461 mila euro totali.
LE SCELTE CHE ATTENDONO FRANCESCHINI
Senza scomodare i consueti paragoni con esempi gestionali internazionali (MoMA, Louvre, British Museum etc ..), è chiaro che un sistema che genera 100 mila “ticket” medi annui ad un valore di poco più di 3 euro, o un ARPU aggiuntivo di 1 euro per visitatore, non può essere la leva cui fare riferimento intorno a cui costruire il futuro di poli museali dell’importanza della Reggia di Caserta.
E il Ministro Franceschini sembra esserne consapevole se è vero che, un anno fa, in un’intervista al settimanale L’Espresso aveva dichiarato senza mezzi termini “Trovo assurdo che lo Stato non partecipi direttamente alla gestione della parte più redditizia dei musei. È un tema su cui stiamo lavorando dall’inizio del mio mandato e su cui non mi rassegno. Penso si debba tornare, almeno in un’opzione di scelta, alla titolarità pubblica”.
Il modello a cui sembrano far riferimento il Ministro e il Governo Renzi potrebbe essere quello adottato dai cugini d’oltralpe, dove una società pubblica come Réunion des Musées Nationaux compete con i privati per aggiudicarsi la gestione diretta dei musei francesi.
Certo non l’ideale per chi, come chi scrive, aspira ad un’Italia liberale, con meno Stato e più concorrenza. Ma forse un sistema migliore dell’attuale formula generata dalle concessioni introdotte dalla Legge Ronchei che di fatto ha dato vita a rendite di posizione la cui opportunità appare sempre più difficile da sostenere.
S. Fergola, Inaugurazione della ferrovia Napoli-Portici, Caserta Palazzo Reale, Quadreria
Per raggiungere il target del milione di visitatori a cui ha fatto riferimento nel suo discorso Matteo Renzi servirà affrontare innanzitutto anche lo storico scollamento tra valorizzazione e manutenzione che un bene culturale della rilevanza della Reggia di Caserta rappresenta.
Serviranno strumenti agili con cui interagire con la realtà odierna e professionalità adeguate. Non basterà occuparsi del rinnovo degli spazi espositivi, ma bisognerà puntare sui contenuti, non solo sul contenitore, assegnando budget adeguati alla produzione di mostre ed eventi di rilievo internazionale. Non solo: serviranno anche risorse proporzionate per promuovere il patrimonio culturale residente, il Palazzo e il suo Parco avendo presenti le dinamiche con cui si muove il turismo mondiale e quindi investimenti per Internet, per il mobile, per la comunicazione digitale. E servirà poi una rete di servizi e infrastrutture (treni, trasporto locale, alberghi) in grado di accogliere non più un turismo “mordi e fuggi” ma che favorisca la permanenza in un territorio difficile ma di straordinaria e unica bellezza. Si pensi a Caserta Vecchia o a San Leucio, per fare due facili esempi.
Se la Reggia vuole essere un grande attrattore, dovrà essere all’altezza delle sfide che si propone di vincere. Confrontandosi coraggiosamente con le attuali inadeguatezze materiali ed immateriali. Investendo risorse adeguate per fare sistema e promuovere non solo occasionalmente ed estemporaneamente un territorio che per natura, storia e vocazione è destinata a dominare.
Per saperne di più:
- Il sito web di ARTE.it dedicato alla Reggia di Caserta e al suo Territorio
- la app di ARTE.it per iPhone dedicata alla Reggia di Caserta e al suo Territorio
- La Reggia meravigliosa
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