Presto in mostra al Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore
Brunelleschi, il volto ritrovato. Scoperto un ritratto scomparso 600 anni fa
Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, Ritratto di Filippo Brunelleschi, 1446. Terracotta, cm 25,6 x 22,1 x 20,2 I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, Firenze
Francesca Grego
23/05/2024
Firenze - Quando pensiamo a Filippo Brunelleschi la mente corre immediatamente alla Cupola di Santa Maria del Fiore, capolavoro del Rinascimento e manifesto del celebre architetto fiorentino. Ma un’importante scoperta ora riporta l’attenzione sull’umanità del maestro: si tratta di un ritratto in terracotta realizzato da Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, figlio adottivo e unico erede di Brunelleschi, identificato dagli storici dell’arte Giancarlo Gentilini e Alfredo Bellandi e recentemente acquistato dall’Opera di Santa Maria del Fiore.
Rinvenuta tra gli arredi di una dimora storica dell’area fiorentina, la scultura è sopravvissuta per quasi 700 anni, un miracolo vista la delicatezza del materiale con cui è stata plasmata. “Una scoperta eccezionale”, commentano dal Museo dell’Opera del Duomo, perché i ritratti realizzati quando il Brunelleschi era ancora in vita sono davvero rari, specie se parliamo di scultura. Il volto del geniale architetto rinascimentale è infatti noto per il profilo inserito da Masaccio negli affreschi della Cappella Brancacci al Carmine e, ancor più, per una celebre tavola di autore anonimo conservata al Louvre, che ci restituiscono le sue fattezze giovanili. Il ritratto recentemente scoperto, invece, mostra il maestro alla soglia dei settant’anni. L’opera vide la luce immediatamente dopo la scomparsa di Brunelleschi ed ebbe probabilmente come modello la maschera funeraria che lo stesso Cavalcanti aveva realizzato nel giorno della morte del patrigno, il 15 aprile 1446, secondo un’usanza diffusa nell’antica Roma e tornata in auge nella Firenze del Rinascimento.
Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, Ritratto di Filippo Brunelleschi, 1446. Terracotta, cm 25,6 x 22,1 x 20,2 I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, Firenze
A sua volta la testa di terracotta servì a Cavalcanti per realizzare l’effigie marmorea che possiamo ancora ammirare nel Duomo di Firenze all’interno del monumento funebre dell’artista, l’unico suo ritratto scultoreo conosciuto finora se escludiamo, appunto, la maschera funeraria. Da quasi sei secoli si erano perse le tracce del modello in terracotta, rimasto inizialmente nella bottega di Cavalcanti e poi conservato dai proprietari come opera autonoma, nonostante si fosse persa nei secoli la consapevolezza dell’identità dell’effigiato.
“Riteniamo che sia davvero un’opportunità eccezionale, un privilegio impensabile, poter presentare l’inedito, vivido ritratto di Filippo Brunelleschi, modellato dal figlio adottivo, Andrea Cavalcanti, all’indomani della sua morte”, affermano gli autori della scoperta Gentilini e Bellandi: “Si tratta di un ritratto ‘al vero’, considerando che Brunelleschi era notoriamente ‘piccolo di persona e di fattezze’ (Vasari 1568), e le misure del volto (forse leggermente ridotte dal consueto ‘ritiro’ dell’argilla) sono sostanzialmente equiparabili a quelle che si ravvisano nella maschera mortuaria in gesso e nell’effigie marmorea”. Rispetto alla maschera, “l’immagine di terracotta - priva della contrazione del rigor mortis - assume proporzioni più armoniche e il volto è quasi inscrivibile in una sfera”.
Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, dettaglio del monumento a Filippo Brunelleschi in Santa Maria del Fiore I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, Firenze
L’opera è anche uno dei primi ritratti di terracotta esistenti, testimonianza della rinascita di un genere - il ritratto scultoreo - tra i più rappresentativi del nuovo spirito dell’Umanesimo. Fu modellata senza l’ausilio di un calco, plasmando un blocco di argilla compatto e quasi pieno, come testimonia anche il peso considerevole (7 kg).
Sia Brunelleschi che Cavalcanti “ebbero dall’Opera di Santa Maria del Fiore incarichi ragguardevoli”, osserva il noto storico dell'arte Antonio Natali, consigliere dell’Opera, ricordando i due superbi lavabi per le Sagrestie del Duomo di Firenze e il Sepolcro mediceo al centro della Sagrestia Vecchia in San Lorenzo realizzati dal Buggiano, nonché, naturalmente, il monumento commemorativo del Brunelleschi. “Da queste premesse - conclude Natali - ognuno capirà come fosse perfino ineluttabile l’acquisizione da parte dell’Opera di Santa Maria del Fiore”.
Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, Maschera funebre di Filippo Brunelleschi, 1446. Gesso I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, Firenze
Figlio del mezzadro del fratello di Brunelleschi, Andrea di Lazzaro Cavalcanti prese il soprannome di Buggiano dal borgo della Valdinievole dove nacque nel 1412. Venne adottato all’età di sette anni da ser Filippo, già affermato e influente come scultore e architetto, che lo inserì nei principali cantieri delle chiese fiorentine, dove scolpì opere ragguardevoli spesso progettate dallo stesso Brunelleschi. Artista prolifico e versatile, il Buggiano lavorò marmo, legno, terracotta e stucco con stile austero e delicato, ma vigorosamente espressivo. Nel filone del recupero del classico che caratterizza il primo Quattrocento, Cavalcanti si distingue per una rivisitazione dell’arte antica guidata da conoscenze filologiche e dall’adesione al naturalismo di maestri come Donatello, Michelozzo, Luca della Robbia e Bernardo Rossellino, che dopo la morte del Brunelleschi lo coinvolse nella realizzazione del Monumento Bruni in Santa Croce.
Anche se quasi integro, il ritratto ritrovato necessita di un restauro. Dopo l’intervento, annunciano da Santa Maria del Fiore, il volto di Filippo Brunelleschi “sarà esposto in mostra per poi entrare a far parte della collezione del Museo dell’Opera del Duomo”.
Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, Monumento a Filippo Brunelleschi, Santa Maria del Fiore, Firenze I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore
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• Brunelleschi, il genio della Cupola
Rinvenuta tra gli arredi di una dimora storica dell’area fiorentina, la scultura è sopravvissuta per quasi 700 anni, un miracolo vista la delicatezza del materiale con cui è stata plasmata. “Una scoperta eccezionale”, commentano dal Museo dell’Opera del Duomo, perché i ritratti realizzati quando il Brunelleschi era ancora in vita sono davvero rari, specie se parliamo di scultura. Il volto del geniale architetto rinascimentale è infatti noto per il profilo inserito da Masaccio negli affreschi della Cappella Brancacci al Carmine e, ancor più, per una celebre tavola di autore anonimo conservata al Louvre, che ci restituiscono le sue fattezze giovanili. Il ritratto recentemente scoperto, invece, mostra il maestro alla soglia dei settant’anni. L’opera vide la luce immediatamente dopo la scomparsa di Brunelleschi ed ebbe probabilmente come modello la maschera funeraria che lo stesso Cavalcanti aveva realizzato nel giorno della morte del patrigno, il 15 aprile 1446, secondo un’usanza diffusa nell’antica Roma e tornata in auge nella Firenze del Rinascimento.
Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, Ritratto di Filippo Brunelleschi, 1446. Terracotta, cm 25,6 x 22,1 x 20,2 I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, Firenze
A sua volta la testa di terracotta servì a Cavalcanti per realizzare l’effigie marmorea che possiamo ancora ammirare nel Duomo di Firenze all’interno del monumento funebre dell’artista, l’unico suo ritratto scultoreo conosciuto finora se escludiamo, appunto, la maschera funeraria. Da quasi sei secoli si erano perse le tracce del modello in terracotta, rimasto inizialmente nella bottega di Cavalcanti e poi conservato dai proprietari come opera autonoma, nonostante si fosse persa nei secoli la consapevolezza dell’identità dell’effigiato.
“Riteniamo che sia davvero un’opportunità eccezionale, un privilegio impensabile, poter presentare l’inedito, vivido ritratto di Filippo Brunelleschi, modellato dal figlio adottivo, Andrea Cavalcanti, all’indomani della sua morte”, affermano gli autori della scoperta Gentilini e Bellandi: “Si tratta di un ritratto ‘al vero’, considerando che Brunelleschi era notoriamente ‘piccolo di persona e di fattezze’ (Vasari 1568), e le misure del volto (forse leggermente ridotte dal consueto ‘ritiro’ dell’argilla) sono sostanzialmente equiparabili a quelle che si ravvisano nella maschera mortuaria in gesso e nell’effigie marmorea”. Rispetto alla maschera, “l’immagine di terracotta - priva della contrazione del rigor mortis - assume proporzioni più armoniche e il volto è quasi inscrivibile in una sfera”.
Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, dettaglio del monumento a Filippo Brunelleschi in Santa Maria del Fiore I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, Firenze
L’opera è anche uno dei primi ritratti di terracotta esistenti, testimonianza della rinascita di un genere - il ritratto scultoreo - tra i più rappresentativi del nuovo spirito dell’Umanesimo. Fu modellata senza l’ausilio di un calco, plasmando un blocco di argilla compatto e quasi pieno, come testimonia anche il peso considerevole (7 kg).
Sia Brunelleschi che Cavalcanti “ebbero dall’Opera di Santa Maria del Fiore incarichi ragguardevoli”, osserva il noto storico dell'arte Antonio Natali, consigliere dell’Opera, ricordando i due superbi lavabi per le Sagrestie del Duomo di Firenze e il Sepolcro mediceo al centro della Sagrestia Vecchia in San Lorenzo realizzati dal Buggiano, nonché, naturalmente, il monumento commemorativo del Brunelleschi. “Da queste premesse - conclude Natali - ognuno capirà come fosse perfino ineluttabile l’acquisizione da parte dell’Opera di Santa Maria del Fiore”.
Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, Maschera funebre di Filippo Brunelleschi, 1446. Gesso I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, Firenze
Figlio del mezzadro del fratello di Brunelleschi, Andrea di Lazzaro Cavalcanti prese il soprannome di Buggiano dal borgo della Valdinievole dove nacque nel 1412. Venne adottato all’età di sette anni da ser Filippo, già affermato e influente come scultore e architetto, che lo inserì nei principali cantieri delle chiese fiorentine, dove scolpì opere ragguardevoli spesso progettate dallo stesso Brunelleschi. Artista prolifico e versatile, il Buggiano lavorò marmo, legno, terracotta e stucco con stile austero e delicato, ma vigorosamente espressivo. Nel filone del recupero del classico che caratterizza il primo Quattrocento, Cavalcanti si distingue per una rivisitazione dell’arte antica guidata da conoscenze filologiche e dall’adesione al naturalismo di maestri come Donatello, Michelozzo, Luca della Robbia e Bernardo Rossellino, che dopo la morte del Brunelleschi lo coinvolse nella realizzazione del Monumento Bruni in Santa Croce.
Anche se quasi integro, il ritratto ritrovato necessita di un restauro. Dopo l’intervento, annunciano da Santa Maria del Fiore, il volto di Filippo Brunelleschi “sarà esposto in mostra per poi entrare a far parte della collezione del Museo dell’Opera del Duomo”.
Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, Monumento a Filippo Brunelleschi, Santa Maria del Fiore, Firenze I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore
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