Dal 13 giugno al 2 novembre una mostra racconta il rapporto tra arte e follia

A Lecco Ligabue e l'arte degli outsider

Mario Puccini, Il verziere cavoli brinati, olio su tavola. Collezione privata
 

Samantha De Martin

04/06/2025

Lecco - Otto vite, otto storie personali, linguaggi artistici fuori dal comune, poetici portatori di punti di vista differenti, uniti dalla loro indole di outsider, sospesa tra arte e follia, si raccontano al pubblico di Palazzo delle Paure di Lecco.
Accade dal 13 giugno al 2 novembre grazie alla mostra Antonio Ligabue e l’arte degli outsider, un percorso che esplora il complesso rapporto tra arte e follia attraverso 14 opere di Ligabue e una selezione di una quarantina di lavori di autori italiani quali Filippo de Pisis, Gino Sandri, Carlo Zinelli, Pietro Ghizzardi.
Simona Bartolena cuce un racconto che ha come filo conduttore le vicende personali e la produzione di autori che hanno scritto pagine importanti della storia dell’arte italiana del Novecento, protagonisti che, tra le mura di un ospedale psichiatrico, hanno scoperto il potere dell’arte e il proprio talento.


Antonio Ligabue, Aratura coi buoi, 1953-54, Olio su tavola di faesite, Corporate Collection La Galleria BPER Banca

Prodotta e realizzata da ViDi cultural e Ponte43, in collaborazione con il Comune di Lecco e il Sistema Museale Urbano Lecchese, l’esposizione abbraccia 14 opere di Antonio Ligabue e una quarantina di dipinti e disegni realizzati da maestri che hanno conosciuto il manicomio o le cui ricerche hanno seguito percorsi anomali, fuori dagli schemi. Alcuni di loro sono entrati in strutture psichiatriche quando già erano pittori affermati, altri si sono scoperti artisti proprio nelle stanze di una casa di cura. Introdotto da un’installazione dall’artista contemporaneo Giovanni Sesia, che ha lavorato sul tema degli internati in manicomio, impiegando nei suoi lavori le foto dei loro volti, prese dagli archivi delle principali strutture italiane di inizio Novecento, il percorso ruota attorno alla figura di “Toni al matt”, come gli abitanti della Bassa padana erano soliti chiamare Ligabue. A Lecco sono proposti alcuni dei suoi maggiori capolavori realizzati da Ligabue nel corso della sua tormentata esistenza, da ricoveri all’Istituto Psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia al Ricovero di mendicità di Gualtieri.

Il percorso abbraccerà i motivi più ricorrenti della sua pittura, dalle belve feroci ai paesaggi rurali padani, dagli autoritratti a due opere inedite, provenienti da collezione privata: Autoritratto con libellula e Pascolo. A questo maestro a lungo identificato con la fuorviante definizione di naïf, che ne ha a lungo mortificato la comprensione, si affianca la pittura elegante di Filippo de Pisis. Dopo i periodi felici trascorsi a Parigi e Londra, de Pisis rientra in Italia dove un male sottile travolge corpo e mente. La sua straordinaria sensibilità si trasforma in un profondo mal di vivere, un’inquietudine incontrollabile. Per cercare una cura alla sua malattia entra a Villa Fiorita a Brugherio, una struttura specializzata nella Brianza monzese.
La mostra di Lecco svela ai visitatori alcune struggenti Nature morte e uno scorcio di Brugherio (da collezione privata) realizzati in quegli anni, autentici capolavori del dolore, dove risulta evidente la traccia del disagio di cui il pittore è vittima. Ad esprimerlo sono pochi tocchi, pennellate di colore puro, contorni neri a linea continua, ombre scure, su una tela lasciata in gran parte scoperta, nella quale si respira un disperato senso di vuoto. Tocca poi alle opere colorate del livornese Mario Puccini, reduce dell’esperienza di quattro anni all’Ospedale psichiatrico San Nicolò di Siena, e ancora alla pittura di Gino Sandri, raffinato intellettuale, scrittore straordinario e e pittore dalla mano felice, un’esistenza segnata dalla permanenza in manicomio. I suoi disegni degli ospiti del manicomio tratteggiano i caratteri di un’umanità varia, ai margini della società, ma sempre carica di poesia.


Gino Sandri, Senza titolo, disegno su carta, collezione privata

I ritratti degli internati nel manicomio di Mombello sono anche il soggetto privilegiato di Rino Ferrari, entrato in clinica psichiatrica a seguito dell’esperienza traumatica vissuta durante il massacro di Cefalonia, mentre Carlo Zinelli trova nell’arte uno straordinario strumento di comunicazione. Grazie alla vicinanza dello psichiatra Vittorino Andreoli, Zinelli ha realizzato opere riconosciute oggi come una delle espressioni più interessanti dell’Art Brut.

A completare la rassegna saranno due affondi su Pietro Ghizzardi ed Edoardo Fraquelli. Il primo ritrae le donne affascinanti del paese con uno stile che rivela inaspettati accenti primitivisti e con una tavolozza dalle infinite gamme di grigi. Il secondo, entrato in manicomio abbandonando per qualche tempo l’arte, lascia creazioni cromaticamente vibranti e dal segno carico di tensione, lavori in cui l’ordine e il silenzio sembrano avere la meglio.
La sua pittura di luce, di gialli vibranti è l’esito quasi inevitabile di una liberazione interiore, di una nuova consapevolezza e di una speranza profonda.