Appuntamento con la Pop Art fino al 31 dicembre

Freedom: da Warhol alla Vespa. Il dialogo pop di Simone D'Auria

Andy Warhol, Ladies&Gentlemen, 1975, serigrafia su carta. Rosini Gutman Foundation. Courtesy of Lungarno Collection e CLP 
 

Samantha De Martin

17/05/2017

Firenze - Coloratissime scocche di Vespa con scorci di Italia, le Marilyn di Andy Warhol, una serie di James Dean di Steve Kaufman, icone a stelle e strisce che sbucano, tra palloncini colorati e pop corn, tra il bancone dei liquori e la reception del Gallery Hotel Art.
C'é profumo di Pop Art nel cuore di Firenze, tra le frizzanti stanze dell'albergo di Vicolo dell'Oro, a pochi metri dalle botteghe orafe di Ponte Vecchio. Ma c'é soprattutto l’orgoglio, tutto italiano, di un marchio che ha fatto della Vespa l'icona pop del made in Italy, un simbolo che corre lungo tutta la facciata dell'hotel, come a “mettere le ali” ad uno sguardo che percepisce un colorato effetto sorpresa una volta varcato il Vicolo dell'Oro.

È il prodotto geniale partorito dalla mente creativa di Simone D'Auria, autore di Freedom, un’installazione che vede protagoniste 12 scocche di Vespa, rivisitate dal geniale designer di Bergamo, che dal 16 maggio al 31 dicembre saranno al centro di un percorso “pop” che racchiude anche alcuni lavori di Warhol e Kaufman.
Un progetto urbanistico-culturale ideato dalla Lungarno Collection, la compagnia di gestione alberghiera di proprietà della famiglia Ferragamo.

Il viaggio ha inizio all interno dell'hotel dove sedici lavori di Warhol - tra le sue iconiche produzioni provenienti dalla Rosini Gutman Foundation - fondazione diretta da Gianfranco Rosini, che conta circa 160 opere dell'artista americano, impegnata a promuovere e valorizzare la funzione sociale dell'arte e della cultura - sfilano dall'ingresso verso l'interno della struttura perfettamente fruibili da parte di tutti, e non soltanto dai clienti dell'albergo. Un intelligente esempio di arte a portata degli “ospiti senza valigia” che avranno la possibilità di entrare anche solo per fare un giro tra le opere in mostra.
Si tratta di un excursus veloce, estremamente esplicativo che ripercorre l'avventura dell'artista che ha scosso e rivoluzionato il mondo accademico della pittura e della critica del secondo Novecento, cambiando per sempre l'immagine dell'America e della sua società.

Due ritratti della leggendaria serie dedicata a Marilyn Monroe - di cui Warhol si era occupato giá nel 1962, all'indomani della tragica scomparsa dell'attrice, intuendo l'alto valore simbolico della sua vita - sfilano accanto a una serigrafia del ciclo Ladies & gentlemen, dove i volti della gente comune, modelle e drag queen iniziano a comparire accanto alle icone dello spettacolo.
Non mancano i simboli della società dei consumi, come le inconfondibili lattine della Campbell's soup - in mostra nella loro versione classica del 1967 e in quella con l'etichetta speciale creata per le olimpiadi invernali di Sarajevo del 1984 - e uno dei vestiti Campbell Soup Dress del 1966, in carta cotone “usa e getta”. Fa un po' sorridere la riproduzione del ticket che l'artista aveva acquistato per il Film Festival al Lincoln Center. Un modo forse con cui il re della Pop Art, abituato a dare forfait all'ultimo momento, ha voluto rendere omaggio a un suo particolare modo di essere.

Accanto ai lavori di Warhol, il percorso espositivo al Gallery Hotel Art, prima di concludersi all'esterno con l'installazione di D'Auria - portando l'arte fuori dall'hotel per farla letteralmente arrampicare lungo la facciata esterna dell'edificio - presenta alcune opere di Steve Kaufman, il più giovane allievo di Warhol, tra le quali una serie di tre James Dean, un ritratto argentato di Elvis Presley, uno di Marilyn ed altri soggetti pop.
È stato infatti Kaufman - la cui entusiasmante vita sarà al centro di un film nelle sale tra il 2018 e il 2019 - a portare avanti fino al 2010 l'idea pop nell'arte, attraverso i suoi legami con i maggiori esponenti dello “star system” hollywoodiano.

A chiudere il percorso (o ad aprirlo, a seconda che la visita inizi a partire dall'interno o dall'esterno dell'hotel) le scocche dei 12 modelli di Vespa - la cui forma è stata recentemente riconosciuta come “opera di design da tutelare” - ancorate alla facciata dell'hotel fiorentino, ciascuna appositamente colorata e decorata con la tecnica del Water Transfer Printing.

«Attraverso questa idea realizzata per un progetto urbanistico-culturale di riqualificazione ideato dalla Lungarno Collection - spiega D'Auria - ho voluto legare due icone importanti quali Andy Warhol e la Vespa. Freedom, il titolo dell'installazione è una metafora e allude alla libertà del nostro Paese di tornare a essere l'Italia che ha sempre saputo porsi al centro del mondo con la propria genialità e i propri prodotti. Ma Freedom interpreta soprattutto quella libertà che la Vespa incarna da sempre». Ogni scocca è stata realizzata sulla base di alcune fotografie scattate da Simone D'Auria in diversi contesti. Ci sono per esempio le palme di Palermo, le spighe di grano della Toscana, le montagne di Cervinia, il mare di Viareggio, cui il “surfista” D'Auria è legato.

Un'installazione, quella di D'Auria, che giunge al Gallery Hotel Art dopo altri progetti realizzati a partire dal 2013, dalle biciclette giganti che incarnavano lo spirito avventuriero dell'umanità, agli enormi cucchiai omaggio al design di Bruno Munari.

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