L’artista in mostra a Palazzo Strozzi
Jeff Koons si prepara a brillare a Firenze
![](http://www.arte.it/foto/600x450/ed/104667-DescrizioneJeffrey-Koons-Palazzo-Strozzi-mostra-Firenze.jpg)
Jeff Koons, Rabbit, 1986, Chicago, Museum of Contemporary Art. © Jeff Koons © 2019 Christie’s Images Limited
Francesca Grego
19/08/2021
Firenze - Jeff Koons ci riprova. Dopo le polemiche suscitate da Pluto e Proserpina, la scultura dorata e sfacciatamente pop che nel 2015 sfidava il David di Michelangelo in Piazza della Signoria, l’irredimibile artista statunitense torna a Firenze con una mostra che promette scintille. Annunciata come la più vasta esposizione che gli sia mai stata dedicata in Italia, Jeff Koons. Shine era attesa da tempo: dopo lo stop dovuto alla chiusura dei musei, si svelerà al pubblico fiorentino a partire dal prossimo 2 ottobre.
Nella cornice di Palazzo Strozzi - che prosegue così il viaggio a stelle e strisce iniziato con la mostra in corso American Art 1961-2001 - prestiti provenienti da grandi collezioni private e musei internazionali tracceranno il profilo di Koons attraverso una speciale chiave di lettura: quella dello “shine” o lucentezza, intesa come gioco ambiguo tra splendore e abbagliamento, tra essere e apparire.
Tra le figure più note e discusse della scena globale del contemporaneo, Jeff Koons trova nell’idea di lucentezza il principio di molte delle sue sculture e installazioni, nate per mettere in discussione il nostro rapporto con la realtà insieme al concetto stesso di opera d’arte. Dalla metà degli anni Settanta ad oggi, Koons si è divertito a provocare il pubblico e la critica: tra dibattiti e polemiche, molte delle sue opere sono entrate nell’immaginario collettivo fondendo cultura alta e popolare, raffinati riferimenti alla storia dell’arte e ammiccamenti al mondo dei consumi.
![](http://www.arte.it/foto/orig/98/42915-Pluto_e_Proserpina_lorenzo_valloriani.jpg)
Pluto e Proserpina, Jeff Koons ph. Lorenzo Valloriani
Il percorso di visita di Palazzo Strozzi è stato sviluppato dai curatori Arturo Galansino e Joachim Pissarro in dialogo serrato con l’artista: complici le sue più celebri - e scintillanti - creazioni, il visitatore si ritroverà protagonista dello spazio espositivo, realmente e metaforicamente di fronte a uno specchio, e sarà invitato a guardarsi in innumerevoli riflessi. Come ha spiegato lo stesso Koons, infatti, “il lavoro dell’artista consiste in un gesto con l’obiettivo di mostrare alle persone qual è il loro potenziale. Non si tratta di creare un oggetto o un’immagine; tutto avviene nella relazione con lo spettatore. È qui che avviene l’arte”.
Realizzata con il sostegno di Intesa Sanpaolo, Jeff Koons. Shine trova una naturale appendice presso le Gallerie d’Italia di Piazza Scala, sede espositiva dell’Istituto a Milano. La mostra meneghina anticiperà il progetto di Palazzo Strozzi già dal 14 settembre, portando l’attenzione del pubblico su un’altra faccia dell’artista statunitense. In Jeff Koons. Gazing Ball (Centaur e Lapith Maiden), infatti, lo spirito pop dell’autore incontra la statuaria e la mitologia antica.
Al centro dell’allestimento c’è una scultura in gesso e vetro realizzata da Koons nel 2013, il calco di una marmo che originariamente faceva parte del frontone occidentale del Tempio di Zeus ad Olimpia. Evocando la leggendaria battaglia tra lapiti e centauri, Koons si concentra sul tentativo di stupro di un centauro verso una donna lapita, completando la figura della fanciulla con un’immagine vista al Metropolitan Museum di New York.
![](http://www.arte.it/foto/orig/52/119875-gazing_ball.jpg)
Jeff Koons, Gazing Ball (Centaur e Lapith Maiden), 2013 I © Jeff Koons
Un dettaglio rende l’opera inequivocabilmente contemporanea e per Koons è più di una firma: si tratta di una sfera blu brillante dalla superficie a specchio, un arredo molto comune nei giardini della Pennsylvania dove l’artista ha trascorso l’infanzia. Dopo averle modellate nel vetro e dipinte, Koons posiziona le palle colorate su calchi in gesso di statue antiche e oggetti di uso quotidiano, creando un corto circuito tra generi stilistici e storie culturali differenti. Giustapposte alla candida purezza del gesso, le sfere intrecciano l'inestimabile al banale, sintetizzando uno dei fili conduttori dell’intera ricerca dell’artista.
Nella cornice di Palazzo Strozzi - che prosegue così il viaggio a stelle e strisce iniziato con la mostra in corso American Art 1961-2001 - prestiti provenienti da grandi collezioni private e musei internazionali tracceranno il profilo di Koons attraverso una speciale chiave di lettura: quella dello “shine” o lucentezza, intesa come gioco ambiguo tra splendore e abbagliamento, tra essere e apparire.
Tra le figure più note e discusse della scena globale del contemporaneo, Jeff Koons trova nell’idea di lucentezza il principio di molte delle sue sculture e installazioni, nate per mettere in discussione il nostro rapporto con la realtà insieme al concetto stesso di opera d’arte. Dalla metà degli anni Settanta ad oggi, Koons si è divertito a provocare il pubblico e la critica: tra dibattiti e polemiche, molte delle sue opere sono entrate nell’immaginario collettivo fondendo cultura alta e popolare, raffinati riferimenti alla storia dell’arte e ammiccamenti al mondo dei consumi.
![](http://www.arte.it/foto/orig/98/42915-Pluto_e_Proserpina_lorenzo_valloriani.jpg)
Pluto e Proserpina, Jeff Koons ph. Lorenzo Valloriani
Il percorso di visita di Palazzo Strozzi è stato sviluppato dai curatori Arturo Galansino e Joachim Pissarro in dialogo serrato con l’artista: complici le sue più celebri - e scintillanti - creazioni, il visitatore si ritroverà protagonista dello spazio espositivo, realmente e metaforicamente di fronte a uno specchio, e sarà invitato a guardarsi in innumerevoli riflessi. Come ha spiegato lo stesso Koons, infatti, “il lavoro dell’artista consiste in un gesto con l’obiettivo di mostrare alle persone qual è il loro potenziale. Non si tratta di creare un oggetto o un’immagine; tutto avviene nella relazione con lo spettatore. È qui che avviene l’arte”.
Realizzata con il sostegno di Intesa Sanpaolo, Jeff Koons. Shine trova una naturale appendice presso le Gallerie d’Italia di Piazza Scala, sede espositiva dell’Istituto a Milano. La mostra meneghina anticiperà il progetto di Palazzo Strozzi già dal 14 settembre, portando l’attenzione del pubblico su un’altra faccia dell’artista statunitense. In Jeff Koons. Gazing Ball (Centaur e Lapith Maiden), infatti, lo spirito pop dell’autore incontra la statuaria e la mitologia antica.
Al centro dell’allestimento c’è una scultura in gesso e vetro realizzata da Koons nel 2013, il calco di una marmo che originariamente faceva parte del frontone occidentale del Tempio di Zeus ad Olimpia. Evocando la leggendaria battaglia tra lapiti e centauri, Koons si concentra sul tentativo di stupro di un centauro verso una donna lapita, completando la figura della fanciulla con un’immagine vista al Metropolitan Museum di New York.
![](http://www.arte.it/foto/orig/52/119875-gazing_ball.jpg)
Jeff Koons, Gazing Ball (Centaur e Lapith Maiden), 2013 I © Jeff Koons
Un dettaglio rende l’opera inequivocabilmente contemporanea e per Koons è più di una firma: si tratta di una sfera blu brillante dalla superficie a specchio, un arredo molto comune nei giardini della Pennsylvania dove l’artista ha trascorso l’infanzia. Dopo averle modellate nel vetro e dipinte, Koons posiziona le palle colorate su calchi in gesso di statue antiche e oggetti di uso quotidiano, creando un corto circuito tra generi stilistici e storie culturali differenti. Giustapposte alla candida purezza del gesso, le sfere intrecciano l'inestimabile al banale, sintetizzando uno dei fili conduttori dell’intera ricerca dell’artista.
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