A Firenze a Palazzo Strozzi fino al 3 settembre 2023
L'assalto delle storie ciclopiche di Yan Pei-Ming
Yan Pei-Ming, Bruce Lee (2007), dettaglio, olio su tela, cm 350 × 350 Collezione privata, Photography: Alessandro Zambianchi © Yan Pei-Ming, ADAGP, Paris, 2023 - courtesy © 2023 Palazzo Strozzi
Paolo Mastazza
07/07/2023
Firenze - Yan Pei-Ming è certamente l'artista di origine cinese più famoso al mondo. Un pittore nato a Shanghai nel 1960 che nel 1980, quando la controriforma di Deng Xiao Ping rese possibile agli studenti cinesi di uscire dal paese, riesce a partire alla volta della Francia dove si fa ammettere all'École Nationale Supérieure des Beaux Arts di Digione e quindi a stabilirsi a vivere oltralpe. E qui trova anche la radice del suo successo, in questo travaso improvviso da un mondo dove Mao era 'il padre della patria' e l'icona stessa della Rivoluzione cinese, ma che rivisto in una chiave pop da Pei-Ming, con uno sguardo che colloca l'iconografia di propaganda in una prospettiva pop, warholiana, diviene la rappresentazione stessa di un arte che trova in occidente un nuovo modo di esprimersi.
Bastano poche informazioni come queste per avere uno sguardo un po' più consapevole e che permette di comprendere il potente divertimento che ispira questa ciclopica mostra che ha aperto i battenti a Palazzo Strozzi il 7 luglio e che porta per la prima volta in Italia in un grande museo una monografica dedicata a Yan Pei_Ming. L’esposizione Yan Pei-Ming. Pittore di storie propone un percorso di oltre trenta opere che consentono di esplorare la potente e originale ricerca dell’artista franco-cinese sulla relazione tra immagine e realtà, in un cortocircuito tra vita personale e storia collettiva, simboli e icone della cultura e della storia dell’arte tra Oriente e Occidente.
È così che in mostra si alternano monumentali ritratti intimi a una iconografia storica e storico artistica che frastorna. Come i tre autoritratti che Pei-Ming colloca nella sala di apertura, o il grande ritratto della madre che si sostiene di fronte alla grande tela gialla della guida spirituale del Buddha. O il quadro del padre ammalato che si specchia con l'immaginario funerale dello stesso artista per contenere una potentissima sala della morte di Mona Lisa dove l'icona leonardiana viene ingigantita ed estesa in un grande paesaggio che ne esalta ed annulla la stessa immagine. Tutto dominato da un fortissimo bianco e nero che azzera ogni colore. E che dire invece della sala cinese, questa a dominanza rossa naturalmente, e dove Mao Zedong e Bruce Lee, ying e yang, Beijing e Hong Kong, vengono messi a confronto e poi di nuovo moltiplicati con le colossali rappresentazioni di due animali simbolici come il dragone e la tigre. E ancora il tempo, la volatilità del giudizio umano, con Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, personaggi dell'anno e copertine di Time magazine a quattordici anni di distanza l'uno dall'altro. O la sala dedicata all'Italia dove in tre tele mette insieme Aldo Moro assassinato nella Renault 4 delle BR, il corpo massacrato di Pier Paolo Pasolini trovato al Lido di Ostia e un crocefisso, preso e ingigantito da un fotogramma dal film di PPP "Il Vangelo secondo Matteo". E poi Adolf Hitler, Benito Mussolini e Claretta Petacci a testa in giù a Piazzale Loreto, e la moltiplicazione di Marat, il Napoleone che si autoelegge imperatore, papa Innocenzo X e Goya, Velazquez . C'è tutto in questa mostra che appunto è fatta di tante storie ma che vuole sfidare lo sguardo addormentato del pubblico per confrontarsi su una scala più importante quella della Storia con la esse maiuscola.
Come ricorda Galansino nelle premesse del catalogo quella di Yan Pei-Ming non è una pittura delicata. E' una mano ferma e decisa. Un pittore d'assalto che non ha paura di sfondare la tela per arrivare al nocciolo della questione. Pittore vero, che con la materia ci sa fare e che al tempo stesso ha assorbito e fatto propria la lezione dei great old masters occididentali che l'hanno preceduto.
"La storia - ha affermato Pei-Ming - ha un ruolo fondamentale nel mio lavoro, anche perché è governata dal conflitto tra la vita e la morte, vale a dire l’idea della fine della condizione umana. Penso sia proprio questa lotta perpetua a commuoverci".
Yan Pei-Ming. Pittore di storie
Firenze, Palazzo Strozzi
7 luglio - 3 settembre 2023
a cura di Arturo Galansino
Bastano poche informazioni come queste per avere uno sguardo un po' più consapevole e che permette di comprendere il potente divertimento che ispira questa ciclopica mostra che ha aperto i battenti a Palazzo Strozzi il 7 luglio e che porta per la prima volta in Italia in un grande museo una monografica dedicata a Yan Pei_Ming. L’esposizione Yan Pei-Ming. Pittore di storie propone un percorso di oltre trenta opere che consentono di esplorare la potente e originale ricerca dell’artista franco-cinese sulla relazione tra immagine e realtà, in un cortocircuito tra vita personale e storia collettiva, simboli e icone della cultura e della storia dell’arte tra Oriente e Occidente.
È così che in mostra si alternano monumentali ritratti intimi a una iconografia storica e storico artistica che frastorna. Come i tre autoritratti che Pei-Ming colloca nella sala di apertura, o il grande ritratto della madre che si sostiene di fronte alla grande tela gialla della guida spirituale del Buddha. O il quadro del padre ammalato che si specchia con l'immaginario funerale dello stesso artista per contenere una potentissima sala della morte di Mona Lisa dove l'icona leonardiana viene ingigantita ed estesa in un grande paesaggio che ne esalta ed annulla la stessa immagine. Tutto dominato da un fortissimo bianco e nero che azzera ogni colore. E che dire invece della sala cinese, questa a dominanza rossa naturalmente, e dove Mao Zedong e Bruce Lee, ying e yang, Beijing e Hong Kong, vengono messi a confronto e poi di nuovo moltiplicati con le colossali rappresentazioni di due animali simbolici come il dragone e la tigre. E ancora il tempo, la volatilità del giudizio umano, con Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, personaggi dell'anno e copertine di Time magazine a quattordici anni di distanza l'uno dall'altro. O la sala dedicata all'Italia dove in tre tele mette insieme Aldo Moro assassinato nella Renault 4 delle BR, il corpo massacrato di Pier Paolo Pasolini trovato al Lido di Ostia e un crocefisso, preso e ingigantito da un fotogramma dal film di PPP "Il Vangelo secondo Matteo". E poi Adolf Hitler, Benito Mussolini e Claretta Petacci a testa in giù a Piazzale Loreto, e la moltiplicazione di Marat, il Napoleone che si autoelegge imperatore, papa Innocenzo X e Goya, Velazquez . C'è tutto in questa mostra che appunto è fatta di tante storie ma che vuole sfidare lo sguardo addormentato del pubblico per confrontarsi su una scala più importante quella della Storia con la esse maiuscola.
Come ricorda Galansino nelle premesse del catalogo quella di Yan Pei-Ming non è una pittura delicata. E' una mano ferma e decisa. Un pittore d'assalto che non ha paura di sfondare la tela per arrivare al nocciolo della questione. Pittore vero, che con la materia ci sa fare e che al tempo stesso ha assorbito e fatto propria la lezione dei great old masters occididentali che l'hanno preceduto.
"La storia - ha affermato Pei-Ming - ha un ruolo fondamentale nel mio lavoro, anche perché è governata dal conflitto tra la vita e la morte, vale a dire l’idea della fine della condizione umana. Penso sia proprio questa lotta perpetua a commuoverci".
Yan Pei-Ming. Pittore di storie
Firenze, Palazzo Strozzi
7 luglio - 3 settembre 2023
a cura di Arturo Galansino
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