I 5 pannelli che compongono il dipinto sono stati riuniti
La rinascita dell’Ultima Cena del Vasari

Ultima Cena, Giorgio Vasari
L. Sanfelice
26/12/2013
Firenze - Grazie all’accordo siglato tra l’Opificio delle Pietre Dure e la Getty Foundation di Los Angeles, "L'ultima cena" di Giorgio Vasari rinasce a quarantasette anni dall’esondazione dell’Arno che, secondo le prime perizie, la danneggiò “oltre ogni possibile restauro”.
In quella circostanza i cinque pannelli di pioppo che compongono il monumentale dipinto, rimasero sommersi per dodici ore nelle acque e nel fango che invasero le sale del Museo dell’Opera di Santa Croce. I tentativi fallimentari di asciugare e recuperare le tavole fecero il resto.
Dopo anni di soggiorno all’interno dei laboratori di restauro, le speranze di rivedere l’opera sono risorte nel 2010 quando la protezione civile ha avviato un progetto per il suo salvataggio che ha incontrato appunto l’interesse della Getty Foundation.
Suonerà strano, ma secondo le stime di chi ha partecipato al restauro, proprio gli anni trascorsi dall’esondazione ad oggi hanno permesso la sopravvivenza di un opera il cui delicato recupero ha potuto contare su tutti i progressi tecnologici che nel frattempo hanno arricchito la qualità dei lavori di conservazione. Probabilmente un tempestivo intervento sul dipinto avrebbe concorso alla sua perdita.
Il risultati della miracolosa rinascita verranno celebrati ed esposti insieme al capolavoro in una grande mostra che avrà luogo a Firenze nel 2016, a cinquant’anni dal disastro.
In quella circostanza i cinque pannelli di pioppo che compongono il monumentale dipinto, rimasero sommersi per dodici ore nelle acque e nel fango che invasero le sale del Museo dell’Opera di Santa Croce. I tentativi fallimentari di asciugare e recuperare le tavole fecero il resto.
Dopo anni di soggiorno all’interno dei laboratori di restauro, le speranze di rivedere l’opera sono risorte nel 2010 quando la protezione civile ha avviato un progetto per il suo salvataggio che ha incontrato appunto l’interesse della Getty Foundation.
Suonerà strano, ma secondo le stime di chi ha partecipato al restauro, proprio gli anni trascorsi dall’esondazione ad oggi hanno permesso la sopravvivenza di un opera il cui delicato recupero ha potuto contare su tutti i progressi tecnologici che nel frattempo hanno arricchito la qualità dei lavori di conservazione. Probabilmente un tempestivo intervento sul dipinto avrebbe concorso alla sua perdita.
Il risultati della miracolosa rinascita verranno celebrati ed esposti insieme al capolavoro in una grande mostra che avrà luogo a Firenze nel 2016, a cinquant’anni dal disastro.
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