A Palazzo Ducale dal 16 marzo al 16 luglio
A Genova l’enigma di Modì
Amedeo Modigliani. Palazzo Ducale, Genova |
Grande nudo disteso (Ritratto di Celine Howard), 1918 circa
Francesca Grego
15/03/2017
Genova - Dall’infanzia livornese all’irripetibile atmosfera di Parigi nel primo Novecento, dalla fascinazione per l’arte africana e la scultura di Constantin Brancusi ai dipinti intensi ed enigmatici, arcaici e rivoluzionari protagonisti della leggenda di Modì: inaugura domani, giovedì 16 marzo, nell’Appartamento del Doge di Palazzo Ducale un’importante mostra dedicata ad Amedeo Modigliani, che attraverso una trentina di dipinti e altrettanti disegni illustra le tappe del suo percorso estremo, destinato a lasciare in pochi anni un segno indelebile nell’arte mondiale.
Arrivano da grandi musei europei come il Musée de l’Orangerie e il Musée National Picasso di Parigi, il Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa, il Fitzwilliam Museum di Cambridge, la Pinacoteca di Brera i ritratti e i nudi che rappresentano la fetta più cospicua dell’opera di Modì.
“Per lavorare ho bisogno di un essere vivo, di vedermelo davanti. L’astrazione mi affatica, mi uccide ed è come un vicolo cieco”, spiegò una volta il pittore, il cui raffinato linguaggio fatto di forme e linee stilizzate necessitava in realtà di un profondo contatto con i modelli. Maschere tribali, sculture etrusche, il cubismo di Picasso e il tratto nervoso di Toulouse-Lautrec si incrociano nei suoi dipinti, per innestarsi su solide radici che affondano nel disegno toscano: con lui “il Duomo di Firenze si specchiava sulla Senna”, raccontano i versi del poeta e amico André Salmon.
L’accento sul disegno e la passione per la scultura, impraticabile a causa della tubercolosi, contribuiscono alla comprensione dei processi creativi alla base dell’originalità di Modì. Senza di questi non sarebbero esistiti i volti ieratici, gli sguardi appuntiti e i famigerati colli allungati dei ritratti, l’opulenza delle Cariatidi, la sensualità misteriosa e solenne del Nudo accovacciato e del Grande nudo allungato di Celine Howard.
Ampio spazio è dedicato al singolare milieu della Parigi di Montparnasse, che sull’orlo del primo conflitto mondiale era diventato il quartier generale di fauves e cubisti, artisti ebrei dell’Europa dell’Est, poeti e bohémien, accalcati negli atelier e negli alloggi improvvisati del leggendario edificio-alveare della Ruche.
È qui che Modigliani incontra l’amico fidato Moïse Kisling, cui è dedicata un’intera sezione della mostra, qui trascorre il suo tempo in grandi bevute e discussioni sull’arte, entrando in contatto con le idee più nuove, qui si consumano la sua febbrile ricerca, la malattia e la tragica storia con la giovane Jane Hébuterne, alla quale è affidato l’epilogo del percorso.
Curata da Dominique Vieville, Rudy Chiappini e Stefano Zuffi, la mostra Amedeo Modigliani sarà visitabile negli spazi del Palazzo Ducale di Genova fino al 16 luglio.
Arrivano da grandi musei europei come il Musée de l’Orangerie e il Musée National Picasso di Parigi, il Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa, il Fitzwilliam Museum di Cambridge, la Pinacoteca di Brera i ritratti e i nudi che rappresentano la fetta più cospicua dell’opera di Modì.
“Per lavorare ho bisogno di un essere vivo, di vedermelo davanti. L’astrazione mi affatica, mi uccide ed è come un vicolo cieco”, spiegò una volta il pittore, il cui raffinato linguaggio fatto di forme e linee stilizzate necessitava in realtà di un profondo contatto con i modelli. Maschere tribali, sculture etrusche, il cubismo di Picasso e il tratto nervoso di Toulouse-Lautrec si incrociano nei suoi dipinti, per innestarsi su solide radici che affondano nel disegno toscano: con lui “il Duomo di Firenze si specchiava sulla Senna”, raccontano i versi del poeta e amico André Salmon.
L’accento sul disegno e la passione per la scultura, impraticabile a causa della tubercolosi, contribuiscono alla comprensione dei processi creativi alla base dell’originalità di Modì. Senza di questi non sarebbero esistiti i volti ieratici, gli sguardi appuntiti e i famigerati colli allungati dei ritratti, l’opulenza delle Cariatidi, la sensualità misteriosa e solenne del Nudo accovacciato e del Grande nudo allungato di Celine Howard.
Ampio spazio è dedicato al singolare milieu della Parigi di Montparnasse, che sull’orlo del primo conflitto mondiale era diventato il quartier generale di fauves e cubisti, artisti ebrei dell’Europa dell’Est, poeti e bohémien, accalcati negli atelier e negli alloggi improvvisati del leggendario edificio-alveare della Ruche.
È qui che Modigliani incontra l’amico fidato Moïse Kisling, cui è dedicata un’intera sezione della mostra, qui trascorre il suo tempo in grandi bevute e discussioni sull’arte, entrando in contatto con le idee più nuove, qui si consumano la sua febbrile ricerca, la malattia e la tragica storia con la giovane Jane Hébuterne, alla quale è affidato l’epilogo del percorso.
Curata da Dominique Vieville, Rudy Chiappini e Stefano Zuffi, la mostra Amedeo Modigliani sarà visitabile negli spazi del Palazzo Ducale di Genova fino al 16 luglio.
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