Arte e scienza: un rapporto millenario
Signatures of the Invisible
17/09/2001
È molto difficile, percorrendo a ritroso il cammino dell’umanità, ritrovare l’inizio di quel filo che da millenni lega la produzione artistica al mondo della scienza e della tecnica; ma è pur vero che, ancora a distanza di secoli, abbiamo l’opportunità di godere delle meraviglie artistiche realizzate grazie ad una vera e propria interdipendenza fra arte e sapere scientifico.
Se molti di noi ancora credessero nello stereotipo dell’artista pervaso dal furore creativo, che poco lascia spazio all’elaborazione di precisi calcoli matematici o astratti concetti di fisica o astronomia, certo rimarrebbero quantomeno basiti di fronte all’interminabile elenco di capolavori che nei millenni hanno beneficiato del supporto importantissimo delle scoperte scientifiche e tecnologiche.
Cominciando molto lontano nel tempo troviamo le opere architettoniche forse più famose nel mondo: le Piramidi d’Egitto. Tutti ben sapranno quanto queste ciclopiche costruzioni, realizzate circa tremila anni prima della nascita di Cristo, abbiano impegnato, oltre ad architetti e semplice manovalanza, le menti di grandi astronomi e matematici dell’antico regno dei faraoni. Le tre Piramidi di Giza sono infatti il frutto di precisissimi calcoli matematici e strutturali e nello stesso tempo la realizzazione sul suolo terrestre dell’esatta mappatura della costellazione di Orione.
Le civiltà nel corso dei secoli si avvicendavano, e, compiendo un salto enorme di spazio e di tempo, ci si può trovare ad ammirare i meravigliosi Templi dell’antica Grecia, o i resti dell’antica civiltà romana, di cui oggi ancora possiamo apprezzare le soluzioni di alta ingegneria edile o idraulica.
Forse pochi di noi si sono soffermati a riflettere, di fronte alle grandi opere dell’antica Roma, su quanto possa essere stato importante l’apporto delle scienze e della tecnologia nella realizzazione di acquedotti, ponti, terme e finanche nelle lussuose ville che imperatori e nobili patrizi andavano edificando durante il secolare impero romano.
Un esempio eclatante potrebbe essere il complesso di Villa Adriana a Tivoli, luogo di artificiosi giochi d’acqua e di sofisticati impianti termali, degni dei più grandi architetti ed ingegneri dell’epoca contemporanea.
Ma l’apporto delle scienze nell’arte non si è fermato al contributo di branche come l’astronomia, la matematica o l’ingegneria; la biologia, per esempio, ha ispirato i più bei Taccuini di disegni o di preziose Miniature che dal Medioevo sono pervenute fino ai nostri giorni.
La fauna, la flora, il corpo umano, già nell’epoca medievale, suscitavano l’interesse di studiosi e semplici appassionati della materia; a nessuno di noi oggi verrebbe in mente di non considerare come dei capolavori assoluti dell’arte le accuratissime riproduzioni che artigiani, o meglio artisti, del periodo medievale realizzavano con l’intento di fare del disegno un’applicazione pratica delle scienze biologiche.
E così è stato anche per quell’epoca che noi comunemente definiamo con il nome di Rinascimento. Leonardo, su tutti, è stato uno scienziato prestato al mondo dell’arte, ma ciò che importa è che i suoi disegni e i suoi Codici sono passati alla storia come i più prestigiosi esemplari dell’arte italiana. Studi di anatomia, di dinamica, bozzetti di macchinari da guerra e protostorici veicoli aerospaziali, giganteggiano oggi nei più prestigiosi musei e collezioni del mondo.
Ma il rapporto fra arte e scienza nel Rinascimento non si esaurisce solo nella, seppur immensa, figura di Leonardo: artisti del calibro di Piero della Francesca e poi più tardi Raffaello, Michelangelo e molti altri, si sono avvalsi delle nozioni più aggiornate delle scienze e delle innovazioni tecnologiche del tempo; non a caso il Rinascimento è passato alla storia come il periodo che ha visto nascere la prospettiva come vera e propria scienza applicata all’arte. Il mondo dal Quattrocento in poi è stato rappresentato con un rigore scientifico che molto poco campo lasciava alla pura immaginazione.
Sebbene qui lo spazio sia poco e molti gli esempi da citare, non si può certo dimenticare l’apporto che Galileo diede agli studi di astronomia e di fisica nell’ambito culturale dell’Europa di primo Seicento. La Curia romana non tardò molto a condannare colui che con grande vigore andava affermando la teoria eliocentrica, la scoperta delle macchie solari e di nuovi pianeti nel cosmo; ma se la Curia censurava, gli artisti proponevano nelle loro opere le scoperte astronomiche che il cannocchiale del Galilei andava esplorando.
I secoli continuano ad avvicendarsi ma il legame fra arte, scienza e tecnologia non si spegne, trovando le sue conferme per esempio nelle settecentesche opere del Canaletto, vere e proprie fotografie ante litteram, realizzate grazie all’uso di un’innovazione come la camera ottica.
E correndo ancor più velocemente si arriva al XIX e XX secolo: sono gli anni della fotografia e del cinematografo, autentiche forme d’arte dei nostri tempi, le quali hanno aperto la strada alla contaminazione sempre più ardita fra opere d’arte e nuove tecnologie: videotapes prendono il posto dei canonici dipinti nelle gallerie e applicazioni di materiali ultratecnologici si plasmano sotto le mani di artisti, che assomigliano sempre più ad ingegneri del design, a riprova che l’arte da sempre è lo specchio dei tempi e che per questo motivo non può ignorare la scienza e il progresso che le “corrono” affianco.
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