Cenni biografici

L'idolo Ermafrodito di Carlo Carrà
 

08/04/2003

Carlo Carrà nasce a Quargnento (Alessandria) nel 1881. Abbandona la casa paterna a 12 anni per lavorare come decoratore prima a Valenza Po e poi, dal 1895, a Milano. Nel 1899-1900 è a Parigi dove collabora alla decorazione dei padiglioni per la Exposition Universelle . Sono di questo periodo le sue prime conoscenze letterarie: Baudeleire, De Musset, Rostand, Racine ma soprattutto pittoriche (Delacroix, Manet, Renoir, Cezanne, Pissarro, Sisley, Monet, Gauguin). In estate a Londra scopre le pitture di Constable e Turner, mentre definisce i Preraffaelliti "privi di sensibilità pittorica, di naturalezza e di spontaneità". Nel 1901 torna a Milano e si iscrive all'Accademia di Brera: le sue opere sono influenzate dal Divisionismo italiano. Ma presto Carrà conosce Boccioni, Russolo e Marinetti e nel 1910 é tra i firmatari del "Manifesto Futurista". Dal 1913 al 1915 collabora alla rivista futurista florentina "Lacerba" con Ardengo Soffici. Intanto, durante un viaggio a Parigi nel 1911 conosce direttamente il Cubismo. Nel 1914 torna nella capitale francese dove consolida i rapporti con Apollinaire e Picasso, inizia ad usare il collage e pubblica il libro di "Parole in libertà", Guerrapittura, a sostegno dell'interventismo italiano. Nel 1916 Carrà lascia il Futurismo, un po' a malincuore, non per motivi personali ma solo per "divergenze e incompatibilità di idee". Piuttosto esalta il Primitivismo di Rousseau, l'arte del Trecento e Quattrocento italiano (Giotto, Paolo Uccello), la sua chiarezza formale e la dimensione spirituale. Nel 1918 conosce De Chirico all'Ospedale Militare Psichiatrico di Ferrara e insieme danno inizio alla Pittura Metafisica. Con De Chirico e il fratello, Alberto Savinio, fonda la rivista "Valori Plastici". Nel 1919, Carrà pubblica il libro Pittura metafisica in cui si allontana dal classicismo ironico di de Chirico, aderendo al "ritorno all'ordine" del dopoguerra. Lo stesso anno sposa Ines Minoja. Da adesso in poi la sua pittura sarà molto scarna come già preannuncia Il pino sul mare (1921) con cui Carrà entra brevemente a far parte del Realismo Magico. Dalla metà degli anni Venti sviluppa una pittura che lui stesso definisce "realismo mitico". I suoi paesaggi, infatti, non sono più una riproduzione veristica della natura, ma vogliono far intravedere la forma assoluta delle cose. In quest' epoca egli raggiunge la maturità del suo stile che lo porta a dipingere figure arcaicizzanti. Nel 1933 firma "Il manifesto della pittura murale"di Sironi e per lo più dipinge vedute marine della costa toscana vicino a Forte dei Marmi. Oltre alla sua attività di pittore non dimentichiamo quella di critico d'arte che ricopre per diciassette anni a partire dal 1921 per il quotidiano milanese "L'Ambrosiano". Nel 1941 viene nominato professore di pittura all'Accademia di Brera. Nel 1945 pubblica la sua autobiografia 'La mia vita'. Carlo Carrà muore a Milano nel 1966.