Cenni biografici

Parmigianino
 

05/09/2001

Francesco Mazzola detto il Parmigianino nasce a Parma nel gennaio del 1503. Orfano già a due anni vive nella bottega degli zii paterni, mediocri pittori, Michele e Pier Ilario Mazzola. Vasari racconta che il giovane mostra da subito le sue doti e a sedici anni realizza un “Battesimo di Cristo” (per alcuni quello conservato a Berlino) ed uno “Sposalizio mistico di S. Caterina” (Chiesa di Santa Maria, Bardi, Parma). Dopo essere fuggito a Viadana a causa della guerra torna a Parma nel 1522, anno in cui riceve la committenza per alcune cappelle di San Giovanni Evangelista, la stessa chiesa per cui aveva lavorato Correggio. E proprio l’influenza della pittura di questo maestro risulta fondamentale negli affreschi di “Diana e Atteone”, realizzati per i Sanvitale, signori della rocca di Fontanellato, per i quali Parmigianino sembra tener presente la decorazione della camera della badessa Giovanna Piacenza, opera di Antonio Allegri. In quegli anni Francesco resta legato a Galeazzo Sanvitale: altro celebre risultato di quell’incontro, oltre la “stufetta” è lo splendido ritratto del conte (Napoli, Capodimonte). Nel 1524 Mazzola arriva a Roma già abbastanza famoso, grazie anche al piccolo “Autoritratto allo specchio” (Vienna, Kunsthistorisches Museum), secondo Vasari eseguito con l’intento di far colpo sull’ambiente romano. Papa Clemente VII Medici appare deciso ad affidargli la decorazione della Sala dei Pontefici in Vaticano, ma la commissione non ha seguito, cosicché Francesco a Roma resta per tre anni pittore di secondo piano, messo in ombra dagli attivissimi Perin del Vaga, Rosso Fiorentino, Giulio Romano, Sebastiano del Piombo, Polidoro da Caravaggio. Dopo il Sacco di Roma del 1527 Parmigianino si rifugia a Bologna, dove realizza alcuni capolavori chiesastici tra cui la “Madonna della rosa” oggi a Dresda. Nel 1531 torna a Parma. Qui riceve la commissione per la chiesa della Steccata, un’occasione unica per far decollare la carriera di un pittore ancora nemmeno trentenne. A questo punto le biografie di Francesco Mazzola si soffermano nel raccontare come dopo un inizio di fervido lavoro per questa commissione, se ne allontana sempre più fino ad essere denunciato per inadempienza dai frati ed arrivare persino alla prigione. Causa di tutto questo disinteresse sarebbe stata l’altra grande occupazione di Parmigianino, quell’alchimia che poteva permettere una ricchezza immediata con la “semplice” trasformazione del mercurio in oro. La pittura però non viene abbandonata completamente da Francesco che in quest’ultimo periodo realizza opere indimenticabili quali “La madonna dal collo lungo” degli Uffizi o la cossiddetta “Antea” di Capodimonte. Parmigianino si spegne a Casalmaggiore nel 1540, appena trentasettenne. Vasari nel chiudere la sua biografia non può far a meno di aggiungere una nota di rimpianto: “…è ben vero che se non avesse lavorato a capriccio et avesse messo da canto le sciocchezze degl’alchimisti, sarebbe veramente stato dei più rari et eccellenti pittori dell’età nostra”.

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