Cosa guardava la Gioconda? Chi era? Dove viveva? Prova a spiegarcelo una ricerca appena pubblicata
La Gioconda - Wikimedia Commons
02/12/2012
Critici e storici, esperti di psicoanalisi si sono interrogati a lungo sul sorriso enigmatico della Gioconda. Uno studio ci svela ora cosa avrebbe potuto vedere, voltandosi, portando il suo sguardo intenso sul paesaggio che le vediamo alle spalle. A rivelarcelo sono due ricercatrici dell’Università di Urbino, Olivia Nesci e Rosetta Borchia, non nuove a questo tipo di analisi. Sono da attribuire a loro, infatti, anche l’identificazione dei paesaggi e delle ambientazioni di importanti dipinti dello stesso Leonardo, ma anche di Piero della Francesca e Raffaello.
Stavolta però la scoperta, se avvalorata, sarebbe strepitosa, perché, oltre all’individuazione del contesto del dipinto, universalmente noto, metterebbe in discussione anche l’identità della protagonista. Secondo le studiose, infatti, la misteriosa figura femminile ritratta non sarebbe, come si è quasi sempre ipotizzato, Monna Lisa Gherardini , moglie di Francesco Del Giocondo, nobile e mercante fiorentino che secondo il Vasari era stato il committente dell’opera, bensì Pacifica Brandani, dama urbinate, conosciuta da Leonardo alla corte dei Montefeltro, durante uno dei propri viaggi al seguito di Cesare Borgia, agli albori del Cinquecento, o di Giuliano de’ Medici e papa Leone X, nel 1516. Un’ipotesi, quest’ultima, che era stata già avanzata a metà Novecento dai grandi storici di Leonardo, come Chastel, Pedretti, Perrig, e che sarebbe ora accreditata proprio dal riconoscimento del contesto.
Le due “cacciatrici di paesaggi”, come amano loro stesse definirsi, attraverso una serie di indagini basate sulla comparazione di foto aeree, immagini satellitari, panoramiche e schemi morfologici, sono arrivate a ritrovare nel vasto ambiente fluviale presente sul fondo del dipinto forme e profili di quello della Valmarecchia, territorio oggi appartenente per la maggior parte all’Emilia Romagna e, per delle porzioni, alla Toscana e all’estremo nord delle Marche.
La ricerca si articola in 164 immagini che compongono il “Codice P. Atlante illustrato del reale paesaggio della Gioconda”, pubblicato da Mondadori Electa.
E non è finita qui perchè le due studiose avrebbero individuato anche la “chiave” con cui Leonardo ha “secretato” quel paesaggio. Questa chiave si chiama “compressione” ed è un metodo di rappresentazione prospettica che coglie e sintetizza la bellezza.
Nicoletta Speltra
Stavolta però la scoperta, se avvalorata, sarebbe strepitosa, perché, oltre all’individuazione del contesto del dipinto, universalmente noto, metterebbe in discussione anche l’identità della protagonista. Secondo le studiose, infatti, la misteriosa figura femminile ritratta non sarebbe, come si è quasi sempre ipotizzato, Monna Lisa Gherardini , moglie di Francesco Del Giocondo, nobile e mercante fiorentino che secondo il Vasari era stato il committente dell’opera, bensì Pacifica Brandani, dama urbinate, conosciuta da Leonardo alla corte dei Montefeltro, durante uno dei propri viaggi al seguito di Cesare Borgia, agli albori del Cinquecento, o di Giuliano de’ Medici e papa Leone X, nel 1516. Un’ipotesi, quest’ultima, che era stata già avanzata a metà Novecento dai grandi storici di Leonardo, come Chastel, Pedretti, Perrig, e che sarebbe ora accreditata proprio dal riconoscimento del contesto.
Le due “cacciatrici di paesaggi”, come amano loro stesse definirsi, attraverso una serie di indagini basate sulla comparazione di foto aeree, immagini satellitari, panoramiche e schemi morfologici, sono arrivate a ritrovare nel vasto ambiente fluviale presente sul fondo del dipinto forme e profili di quello della Valmarecchia, territorio oggi appartenente per la maggior parte all’Emilia Romagna e, per delle porzioni, alla Toscana e all’estremo nord delle Marche.
La ricerca si articola in 164 immagini che compongono il “Codice P. Atlante illustrato del reale paesaggio della Gioconda”, pubblicato da Mondadori Electa.
E non è finita qui perchè le due studiose avrebbero individuato anche la “chiave” con cui Leonardo ha “secretato” quel paesaggio. Questa chiave si chiama “compressione” ed è un metodo di rappresentazione prospettica che coglie e sintetizza la bellezza.
Nicoletta Speltra
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