Necessarie strategie politiche per frenare il calo di interesse verso il patrimonio del meridione

Cultura e Mezzogiorno nel rapporto di Federculture

La Reggia di Caserta, Progetto di Luigi Vanvitellli
 

L.S.

30/10/2013

Il patrimonio del Mezzogiorno d’Italia rappresenta il 34,3% di quello nazionale. Il 30% dei siti protetti dall’Unesco si trova al Sud, eppure il rapporto di Federculture presentato alla conferenza tenutasi all’Università di Bari alla presenza del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, stabilisce che il numero di visitatori di musei e siti archeologici del Paese negli ultimi 15 anni è cresciuto ovunque, ma non nel meridione che ha anzi registrato un’inflessione dello 0,3%. Nello stesso periodo, per intendersi, il Centro Italia ha incrementato il suo pubblico del 36%.

Inoltre un’ampia quota di introiti e visitatori del Mezzogiorno si concentra intorno ai poli di Pompei, Reggia di Caserta ed Ercolano che insieme attraggono il 43% del totale, lasciando poco spazio al resto.
Alla ricchezza del tessuto culturale nelle regioni del Sud (i dati escludono la Sicilia che non rientra nelle competenze del MiBACT) non corrispondono un’adeguata rete di organizzazione e gestione delle attività, e politiche mirate. “Occorre stimolare la fruizione e la domanda di cultura” ha sottolineato Roberto Grossi, Presidente di Federculture, durante il discorso introduttivo. E se si vuole evitare una depressione dei consumi è necessario “portare la cultura nelle famiglie, nelle case e nelle periferie, nei luoghi di lavoro e di incontro, dove la gente vive ogni giorno”.

Un altro dato drammatico riguarda proprio la spesa delle famiglie in cultura e ricreazione che al Sud si limita al 5,7% della spesa totale. La media europea è dell’8,9.
Senza trascurare il numero ancora più allarmante relativo alla dispersione scolastica che nel Mezzogiorno è del 21,2%, 3 punti sopra il dato nazionale. Secondo le stime dei Neet qui i giovani che non studiano e non lavorano sono il 32% contro il 22,7% della media nazionale. Con picchi nerissimi per le donne soprattutto in Calabria dove si sfiora il 40%.