Da Milano a Roma gli appuntamenti con la grande arte
Da Max Ernst a Van Gogh, 5 mostre da non perdere in autunno
Vincent van Gogh, Autoritratto, 1887. Olio su cartone, 32,8x24 cm. © Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands
Samantha De Martin
14/07/2022
Mentre la National Galleries of Scotland annuncia di aver scoperto, tramite i raggi X, un ennesimo autoritratto di Van Gogh sul retro del dipinto Testa di contadina, conservato nel museo di Edimburgo, i tormenti di Vincent si apprestano a sbarcare a Roma in occasione di una grande mostra attesa il prossimo autunno nella capitale.
Ma nell'agenda autunnale dell'arte c'è spazio anche per l’onirico e il meraviglioso che attraversano l’opera di Max Ernst, a comporre un’immensa Wunderkammer che invita gli ospiti a sfidare enigmi impenetrabili, dove opere, tecniche e costellazioni di simboli conducono oltre la pittura.
I nomi illustri dell’arte si avvicendano nel calendario di grandi esposizioni che, da Milano a Roma, danno appuntamento a curiosi e art lovers.
Ecco cinque mostre da non perdere.
A Milano la più grande retrospettiva in Italia dedicata a Max Ernst
Per la prima retrospettiva in Italia dedicata a Max Ernst, Palazzo Reale, a Milano, sfodera oltre 400 opere, tra dipinti, disegni, sculture, fotografie, collage, gioielli e libri illustrati in prestito da musei, fondazioni e collezioni private italiane e straniere.
In attesa di cedere il passo alle visioni fantastiche di Hieronymus Bosch, a Palazzo Reale dal 9 novembre, dal 4 ottobre al 26 febbraio Ernst, pittore, scultore, poeta e teorico dell’arte tedesco, naturalizzato americano e francese, sarà protagonista di un percorso a cura di Martina Mazzotta e Jürgen Pech.
L’ampiezza di temi e sperimentazioni dell’opera del “Pictor doctus” Ernst, visionario interprete della storia dell’arte, della filosofia, della scienza e dell’alchimia, presentato in mostra quale umanista in senso neorinascimentale, copre settant’anni di storia del XX secolo, correndo tra Europa e Stati Uniti. Dall’avventurosa parabola creativa dell’artista, segnata dai grandi avvenimenti storici del XX secolo e costellata di amori straordinari e amicizie illustri, alle vicende biografiche, il percorso ci avvicina alla sua arte con approcci interdisciplinari.
All’ingresso delle sale espositive il pubblico si confronta con Oedipus Rex (1922), un capolavoro che quest’anno celebra un secolo. La biografia di Ernst vede protagonista la Grande Guerra, combattuta in prima persona ed equiparata a un periodo di morte, ma anche il matrimonio e la nascita del figlio Jimmy, l’avvento rivoluzionario di Dada e l’invenzione del collage, la prima mostra in Francia e il proto-surrealismo. Il pubblico apprezzerà il ruolo che la natura e il paesaggio ricoprono nell’invenzione di tecniche (da frottage al dripping), oltre che nella creazione di filoni del fantastico e del meraviglioso che investono anche la scultura e l’oreficeria.
Così Histoire Naturelle (1925) cede il posto a Monumento agli uccelli (1927), La foresta (1927-28), Uccello-testa (1934-35), Un orecchio prestato (1935), mentre nella sezione Memoria e Meraviglia si apprende come la storia della cultura e il ritorno dell’antico diventino fonti d’ispirazione dell’arte meravigliosa di Ernst.
Il gran finale invita a sollevare gli occhi al cielo. Intitolata Cosmo e crittografie, l’ultima sezione della mostra mette in luce il forte dialogo tra arte e scienza nelle opere di Ernst, schiudendo sguardi inediti sul cosmo e coinvolgendo l’astronomia come anche l’antropologia. Opere come Il mondo dei naives (1965), Nascita di una galassia (1969), Maximiliana o l’esercizio illegale dell’astronomia (1964) introducono alle straordinarie scritture segrete dell’artista, rivolgendosi a coloro che sono capaci di svelare i misteri del cosmo.
Max Ernst, L’ange du foyer 1937, SIAE 2022
A Rovigo Robert Capa in 130 scatti
“Per me, Capa indossava l’abito di luce di un grande torero, ma non uccideva; da bravo giocatore, combatteva generosamente per se stesso e per gli altri in un turbine. La sorte ha voluto che fosse colpito all’apice della sua gloria”. Scriveva così di Robert Capa Henry Cartier-Bresson. Dall’8 ottobre al 26 febbraio Palazzo Roverella, a Rovigo, dedica al grande fotografo la mostra dall’emblematico titolo Semplicemente Robert Capa, a cura di Gabriel Bauret, dove l’avverbio “Semplicemente” sottrae il percorso all’ambizione di voler essere esaustivo.
L’obiettivo resta piuttosto quello di lasciare emergere, attraverso le immagini proposte, le molteplici sfaccettature di un personaggio passionale e inafferrabile, mai del tutto soddisfatto, che non esita a rischiare la vita per i suoi reportage, o a correre rischi giocando a poker. Circa 130 fotografie, la maggior parte delle quali in bianco e nero, selezionate dagli archivi dell’agenzia Magnum Photos, presenteranno gli scatti più emblematici dell’opera di Capa accanto a immagini apparse più raramente, che saranno sviluppate appositamente per la mostra. Il percorso andrà oltre le rappresentazioni della guerra che hanno forgiato la leggenda di Capa. Nei reportage del fotografo esistono anche quelli che Raymond Depardon chiama “tempi deboli”, momenti concentrati sugli esseri umani, la loro natura e la loro personalità, contrapposti ai tempi forti che caratterizzano invece le azioni.
Il pubblico potrà anche ammirare alcune pagine dei quaderni di Robert Capa, le pubblicazioni dei suoi reportage sulla stampa francese e americana, gli estratti di suoi testi sulla fotografia.
Antonio Pisano detto Pisanello, Madonna con il bambino, detta Madonna della quaglia, 1420 circa, tempera su tavola, cm 32 x 54 cm, Verona, Museo di Castelvecchio, inv. 164-1B90 Gardaphoto, Salò
Mantova omaggia Pisanello
A 50 anni dalla mostra curata da Giovanni Paccagnini, con la quale fu presentata la scoperta nelle sale di Palazzo Ducale di Mantova del ciclo decorativo di tema cavalleresco dipinto intorno al 1430-1433 da Antonio Pisano, detto il Pisanello, una delle più importanti acquisizioni nel campo della storia dell’arte nel XX secolo, dal 7 ottobre all’8 gennaio Palazzo Ducale presenta un’esposizione e un nuovo allestimento della Sala dedicata a uno dei più illustri esponenti del gotico internazionale in Italia.
Grazie al progetto, le pitture, strappate e ricollocate oltre cinquant’anni fa, avranno nuova leggibilità grazie a un nuovo sistema di illuminazione e a una pedana sopraelevata che per la prima volta pone il visitatore a distanza ravvicinata dalle pareti.
La mostra Pisanello. Il tumulto del mondo, curata da Stefano L’Occaso, coinvolgerà la Sala del Pisanello e l’attigua Sala dei Papi, oltre agli ambienti al piano terreno, allestite per mostrare una panoramica della cultura tardo-gotica a Mantova, con una selezione di pitture, sculture e miniature. Il pubblico ammirerà inoltre una trentina di opere, tra le quali prestiti internazionali come i capolavori del Pisanello Madonna col Bambino e i santi Antonio e Giorgio della National Gallery di Londra, per la prima volta in Italia dalla sua “partenza” nel 1862, e i disegni del Museo del Louvre di Parigi. Non mancherà la preziosa Madonna della Quaglia, una tavola giovanile di Pisanello, considerata tra le opere simbolo del Museo di Castelvecchio di Verona.
Maurits Cornelis Escher, Mano con sfera riflettente, 1935, Litografia, 21.3 x 31.1 cm, Olanda, Collezione Escher Foundation. All M.C. Escher works © 2021 The M.C. Escher. Company The Netherlands. All rights
Escher in arrivo a Firenze
Il maestro dei paradossi irriducibili e degli universi fantastici sbarca a Firenze con una mostra al Museo degli Innocenti. A partire da ottobre Escher, l’incisore più amato del XX secolo, che considerava lo stupore “il sale della terra”, trasformerà il museo fiorentino in un teatro di visioni pronte a stupire spettatori di generazioni e sensibilità diverse.
L’autunno a Roma è di Van Gogh
Dopo averci fatto volare con l’anima sulle cime del Tibet e tra i suoi paesaggi protagonisti della pittura a olio del grande maestro cinese Han Yuche - al centro della mostra Tibet, splendore e purezza in corso fino al 4 settembre - Palazzo Bonaparte sfodera, a partire dall’8 ottobre, l’appuntamento clou dell’autunno.
L’artista tra i più noti al mondo si racconta attraverso le sue opere più celebri, a partire dal famosissimo Autoritratto del 1887, in arrivo dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh e della cui collaborazione la mostra romana si avvale.
Prodotta da Arthemisia l'esposizione, attraverso 60 opere e numerose testimonianze biografiche, ricostruirà la vicenda umana e artistica di Vincent, per celebrare la grandezza universale di un maestro che ha lasciato in eredità ai posteri una serie sconvolgente di capolavori, accompagnandoli da scritti sublimi (le famose “Lettere” al fratello Theo).
Le prenotazioni si possono già effettuare telefonando al numero + 39 06 87 15 111 e sul sito Ticket.it
Palazzo Bonaparte, una sala del piano nobile I Courtesy Arthemisia
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• L'autunno a Roma è nel segno di Van Gogh
Ma nell'agenda autunnale dell'arte c'è spazio anche per l’onirico e il meraviglioso che attraversano l’opera di Max Ernst, a comporre un’immensa Wunderkammer che invita gli ospiti a sfidare enigmi impenetrabili, dove opere, tecniche e costellazioni di simboli conducono oltre la pittura.
I nomi illustri dell’arte si avvicendano nel calendario di grandi esposizioni che, da Milano a Roma, danno appuntamento a curiosi e art lovers.
Ecco cinque mostre da non perdere.
A Milano la più grande retrospettiva in Italia dedicata a Max Ernst
Per la prima retrospettiva in Italia dedicata a Max Ernst, Palazzo Reale, a Milano, sfodera oltre 400 opere, tra dipinti, disegni, sculture, fotografie, collage, gioielli e libri illustrati in prestito da musei, fondazioni e collezioni private italiane e straniere.
In attesa di cedere il passo alle visioni fantastiche di Hieronymus Bosch, a Palazzo Reale dal 9 novembre, dal 4 ottobre al 26 febbraio Ernst, pittore, scultore, poeta e teorico dell’arte tedesco, naturalizzato americano e francese, sarà protagonista di un percorso a cura di Martina Mazzotta e Jürgen Pech.
L’ampiezza di temi e sperimentazioni dell’opera del “Pictor doctus” Ernst, visionario interprete della storia dell’arte, della filosofia, della scienza e dell’alchimia, presentato in mostra quale umanista in senso neorinascimentale, copre settant’anni di storia del XX secolo, correndo tra Europa e Stati Uniti. Dall’avventurosa parabola creativa dell’artista, segnata dai grandi avvenimenti storici del XX secolo e costellata di amori straordinari e amicizie illustri, alle vicende biografiche, il percorso ci avvicina alla sua arte con approcci interdisciplinari.
All’ingresso delle sale espositive il pubblico si confronta con Oedipus Rex (1922), un capolavoro che quest’anno celebra un secolo. La biografia di Ernst vede protagonista la Grande Guerra, combattuta in prima persona ed equiparata a un periodo di morte, ma anche il matrimonio e la nascita del figlio Jimmy, l’avvento rivoluzionario di Dada e l’invenzione del collage, la prima mostra in Francia e il proto-surrealismo. Il pubblico apprezzerà il ruolo che la natura e il paesaggio ricoprono nell’invenzione di tecniche (da frottage al dripping), oltre che nella creazione di filoni del fantastico e del meraviglioso che investono anche la scultura e l’oreficeria.
Così Histoire Naturelle (1925) cede il posto a Monumento agli uccelli (1927), La foresta (1927-28), Uccello-testa (1934-35), Un orecchio prestato (1935), mentre nella sezione Memoria e Meraviglia si apprende come la storia della cultura e il ritorno dell’antico diventino fonti d’ispirazione dell’arte meravigliosa di Ernst.
Il gran finale invita a sollevare gli occhi al cielo. Intitolata Cosmo e crittografie, l’ultima sezione della mostra mette in luce il forte dialogo tra arte e scienza nelle opere di Ernst, schiudendo sguardi inediti sul cosmo e coinvolgendo l’astronomia come anche l’antropologia. Opere come Il mondo dei naives (1965), Nascita di una galassia (1969), Maximiliana o l’esercizio illegale dell’astronomia (1964) introducono alle straordinarie scritture segrete dell’artista, rivolgendosi a coloro che sono capaci di svelare i misteri del cosmo.
Max Ernst, L’ange du foyer 1937, SIAE 2022
A Rovigo Robert Capa in 130 scatti
“Per me, Capa indossava l’abito di luce di un grande torero, ma non uccideva; da bravo giocatore, combatteva generosamente per se stesso e per gli altri in un turbine. La sorte ha voluto che fosse colpito all’apice della sua gloria”. Scriveva così di Robert Capa Henry Cartier-Bresson. Dall’8 ottobre al 26 febbraio Palazzo Roverella, a Rovigo, dedica al grande fotografo la mostra dall’emblematico titolo Semplicemente Robert Capa, a cura di Gabriel Bauret, dove l’avverbio “Semplicemente” sottrae il percorso all’ambizione di voler essere esaustivo.
L’obiettivo resta piuttosto quello di lasciare emergere, attraverso le immagini proposte, le molteplici sfaccettature di un personaggio passionale e inafferrabile, mai del tutto soddisfatto, che non esita a rischiare la vita per i suoi reportage, o a correre rischi giocando a poker. Circa 130 fotografie, la maggior parte delle quali in bianco e nero, selezionate dagli archivi dell’agenzia Magnum Photos, presenteranno gli scatti più emblematici dell’opera di Capa accanto a immagini apparse più raramente, che saranno sviluppate appositamente per la mostra. Il percorso andrà oltre le rappresentazioni della guerra che hanno forgiato la leggenda di Capa. Nei reportage del fotografo esistono anche quelli che Raymond Depardon chiama “tempi deboli”, momenti concentrati sugli esseri umani, la loro natura e la loro personalità, contrapposti ai tempi forti che caratterizzano invece le azioni.
Il pubblico potrà anche ammirare alcune pagine dei quaderni di Robert Capa, le pubblicazioni dei suoi reportage sulla stampa francese e americana, gli estratti di suoi testi sulla fotografia.
Antonio Pisano detto Pisanello, Madonna con il bambino, detta Madonna della quaglia, 1420 circa, tempera su tavola, cm 32 x 54 cm, Verona, Museo di Castelvecchio, inv. 164-1B90 Gardaphoto, Salò
Mantova omaggia Pisanello
A 50 anni dalla mostra curata da Giovanni Paccagnini, con la quale fu presentata la scoperta nelle sale di Palazzo Ducale di Mantova del ciclo decorativo di tema cavalleresco dipinto intorno al 1430-1433 da Antonio Pisano, detto il Pisanello, una delle più importanti acquisizioni nel campo della storia dell’arte nel XX secolo, dal 7 ottobre all’8 gennaio Palazzo Ducale presenta un’esposizione e un nuovo allestimento della Sala dedicata a uno dei più illustri esponenti del gotico internazionale in Italia.
Grazie al progetto, le pitture, strappate e ricollocate oltre cinquant’anni fa, avranno nuova leggibilità grazie a un nuovo sistema di illuminazione e a una pedana sopraelevata che per la prima volta pone il visitatore a distanza ravvicinata dalle pareti.
La mostra Pisanello. Il tumulto del mondo, curata da Stefano L’Occaso, coinvolgerà la Sala del Pisanello e l’attigua Sala dei Papi, oltre agli ambienti al piano terreno, allestite per mostrare una panoramica della cultura tardo-gotica a Mantova, con una selezione di pitture, sculture e miniature. Il pubblico ammirerà inoltre una trentina di opere, tra le quali prestiti internazionali come i capolavori del Pisanello Madonna col Bambino e i santi Antonio e Giorgio della National Gallery di Londra, per la prima volta in Italia dalla sua “partenza” nel 1862, e i disegni del Museo del Louvre di Parigi. Non mancherà la preziosa Madonna della Quaglia, una tavola giovanile di Pisanello, considerata tra le opere simbolo del Museo di Castelvecchio di Verona.
Maurits Cornelis Escher, Mano con sfera riflettente, 1935, Litografia, 21.3 x 31.1 cm, Olanda, Collezione Escher Foundation. All M.C. Escher works © 2021 The M.C. Escher. Company The Netherlands. All rights
Escher in arrivo a Firenze
Il maestro dei paradossi irriducibili e degli universi fantastici sbarca a Firenze con una mostra al Museo degli Innocenti. A partire da ottobre Escher, l’incisore più amato del XX secolo, che considerava lo stupore “il sale della terra”, trasformerà il museo fiorentino in un teatro di visioni pronte a stupire spettatori di generazioni e sensibilità diverse.
L’autunno a Roma è di Van Gogh
Dopo averci fatto volare con l’anima sulle cime del Tibet e tra i suoi paesaggi protagonisti della pittura a olio del grande maestro cinese Han Yuche - al centro della mostra Tibet, splendore e purezza in corso fino al 4 settembre - Palazzo Bonaparte sfodera, a partire dall’8 ottobre, l’appuntamento clou dell’autunno.
L’artista tra i più noti al mondo si racconta attraverso le sue opere più celebri, a partire dal famosissimo Autoritratto del 1887, in arrivo dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh e della cui collaborazione la mostra romana si avvale.
Prodotta da Arthemisia l'esposizione, attraverso 60 opere e numerose testimonianze biografiche, ricostruirà la vicenda umana e artistica di Vincent, per celebrare la grandezza universale di un maestro che ha lasciato in eredità ai posteri una serie sconvolgente di capolavori, accompagnandoli da scritti sublimi (le famose “Lettere” al fratello Theo).
Le prenotazioni si possono già effettuare telefonando al numero + 39 06 87 15 111 e sul sito Ticket.it
Palazzo Bonaparte, una sala del piano nobile I Courtesy Arthemisia
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