In mostra a Palazzo Pallavicino
Genova svela i gioielli segreti di Bernardo Strozzi
Bernardo Strozzi, Gesù Bambino dormiente. Collezione privata, Genova
Francesca Grego
22/12/2021
Lo hanno paragonato a Caravaggio, a Rubens, a Van Dyck. Ma a Genova Bernardo Strozzi brilla di luce propria, tra i capolavori da cavalletto di Palazzo Rosso e le spettacolari decorazioni di Palazzo Nicolosio Lomellini. Non mancano neppure gemme nascoste, custodite da secoli nell’ombra di esclusive collezioni private: è il caso dei dipinti di proprietà dei Pallavicino, nobile casato presente in città già nel XII secolo, che in occasione delle feste natalizie si svelano al pubblico solo per due giorni, nella cornice della sontuosa residenza della famiglia in Piazza delle Fontane Marose.
Palazzo Pallavicino, Genova I Courtesy Fondazione Pallavicino
Dal 22 al 23 dicembre, la mostra Bernardo Strozzi a Palazzo Pallavicino ricostruisce il profilo e la storia dell’artista, nato a Genova nel 1581 per diventare uno dei più importanti protagonisti della pittura barocca in Italia, sotto l’influsso dei maestri fiamminghi del secolo d’oro, dell’urbinate Federico Barocci e dello stesso Caravaggio. Nelle raccolte del principe Domenico Antonio Pallavicino è rappresentato soprattutto lo Strozzi maturo che negli anni Trenta del Seicento, forte di una spiccata personalità artistica, realizza alcune delle sue tele più intense ispirandosi a Rubens e a Paolo Veronese. Si tratta di “dipinti abbaglianti, potentemente vitali, come organismi viventi che, talvolta, manifestano una grande capacità scenografica, come nel San Giuseppe spiega i sogni, e una resa realistica di grande efficacia, come nel volto del San Gerolamo in meditazione, o nel Ritratto di magistrato veneziano”, spiega Vittorio Sgarbi, curatore del progetto e direttore artistico della Fondazione Pallavicino. "È una festa per Genova - prosegue il critico d'arte - che arricchisce i suoi musei e i palazzi dei Rolli di una preziosa collezione pressoché sconosciuta e di leggendaria rinomanza". Alle tele dei Pallavicino l'allestimento aggiunge un dipinto di un'altra raccolta privata cittadina, l'insolito Gesù Bambino dormiente tra i simboli della Passione, dove la tenera umanità di un Dio Bambino si fa interprete di un messaggio in tema con l'atmosfera natalizia di questi giorni.
Bernardo Strozzi a Palazzo Pallavicino I Courtesy Fondazione Pallavicino
Gioioso, libero, estremamente prolifico, a dispetto dei soprannomi con cui è noto - il Cappuccino o il Prete genovese, perché nel 1598 prese effettivamente i voti - nei suoi impeti virtuosistici Strozzi “rende euforica la pittura devozionale” e non di rado dà scandalo. Ancora a metà del XIX secolo, nella sua Guida artistica della città di Genova lo storico dell’arte Federico Alizeri bollerà la Madonna di Palazzo Rosso come “rappresentanza ignobile, sembiante e atti volgari”, a causa della posa rilassata della Vergine, del suo sguardo sfrontatamente rivolto verso lo spettatore e di un piede nudo che spunta sotto la veste scarlatta, poggiato con gesto noncurante sul cestino del cucito. La critica appare ancora più grave alla luce della firma “Presbyter Bernardus Strozzius”, in cui l’autore esplicita il suo status di prelato, e che trova ulteriori corrispondenze nelle accuse di pratica illegale della pittura, talvolta perfino su illeciti soggetti profani (come la celeberrima Cuoca conservata ai Musei di Strada Nuova), rivolte all’artista dal Tribunale Ecclesiastico nel 1625. Ma il Prete genovese piace ai signori del Seicento: ai Doria di Genova come al cardinale Federico Corner di Venezia e al doge Francesco Erizzo, che alla morte dei mecenati genovesi preparano la strada per la fortunata fuga di Strozzi in laguna.
Bernardo Strozzi, San Lorenzo dispensa gli argenti ai poveri. Collezione Pallavicino, Genova I Courtesy Fondazione Pallavicino
Se le critiche moralistiche mosse al Cappuccino ricordano quelle subite da Caravaggio, pur essendo molto diversi tra loro i due maestri seicenteschi presentano degli effettivi punti di tangenza anche sul piano pittorico. Non sappiamo se e dove Strozzi poté ammirare le tele del Merisi, certo è che l’influenza di Caravaggio si avverte in più di un’opera, anche nel percorso di Palazzo Pallavicino: nei forti contrasti luministici e nel fondo scuro su cui si stagliano le figure del San Lorenzo che dispensa gli argenti ai poveri o nel realismo e nell'intensità naturalistica del San Gerolamo in meditazione, autentico capolavoro del pittore genovese.
Palazzo Pallavicino, Genova I Courtesy Fondazione Pallavicino
Palazzo Pallavicino, Genova I Courtesy Fondazione Pallavicino
Dal 22 al 23 dicembre, la mostra Bernardo Strozzi a Palazzo Pallavicino ricostruisce il profilo e la storia dell’artista, nato a Genova nel 1581 per diventare uno dei più importanti protagonisti della pittura barocca in Italia, sotto l’influsso dei maestri fiamminghi del secolo d’oro, dell’urbinate Federico Barocci e dello stesso Caravaggio. Nelle raccolte del principe Domenico Antonio Pallavicino è rappresentato soprattutto lo Strozzi maturo che negli anni Trenta del Seicento, forte di una spiccata personalità artistica, realizza alcune delle sue tele più intense ispirandosi a Rubens e a Paolo Veronese. Si tratta di “dipinti abbaglianti, potentemente vitali, come organismi viventi che, talvolta, manifestano una grande capacità scenografica, come nel San Giuseppe spiega i sogni, e una resa realistica di grande efficacia, come nel volto del San Gerolamo in meditazione, o nel Ritratto di magistrato veneziano”, spiega Vittorio Sgarbi, curatore del progetto e direttore artistico della Fondazione Pallavicino. "È una festa per Genova - prosegue il critico d'arte - che arricchisce i suoi musei e i palazzi dei Rolli di una preziosa collezione pressoché sconosciuta e di leggendaria rinomanza". Alle tele dei Pallavicino l'allestimento aggiunge un dipinto di un'altra raccolta privata cittadina, l'insolito Gesù Bambino dormiente tra i simboli della Passione, dove la tenera umanità di un Dio Bambino si fa interprete di un messaggio in tema con l'atmosfera natalizia di questi giorni.
Bernardo Strozzi a Palazzo Pallavicino I Courtesy Fondazione Pallavicino
Gioioso, libero, estremamente prolifico, a dispetto dei soprannomi con cui è noto - il Cappuccino o il Prete genovese, perché nel 1598 prese effettivamente i voti - nei suoi impeti virtuosistici Strozzi “rende euforica la pittura devozionale” e non di rado dà scandalo. Ancora a metà del XIX secolo, nella sua Guida artistica della città di Genova lo storico dell’arte Federico Alizeri bollerà la Madonna di Palazzo Rosso come “rappresentanza ignobile, sembiante e atti volgari”, a causa della posa rilassata della Vergine, del suo sguardo sfrontatamente rivolto verso lo spettatore e di un piede nudo che spunta sotto la veste scarlatta, poggiato con gesto noncurante sul cestino del cucito. La critica appare ancora più grave alla luce della firma “Presbyter Bernardus Strozzius”, in cui l’autore esplicita il suo status di prelato, e che trova ulteriori corrispondenze nelle accuse di pratica illegale della pittura, talvolta perfino su illeciti soggetti profani (come la celeberrima Cuoca conservata ai Musei di Strada Nuova), rivolte all’artista dal Tribunale Ecclesiastico nel 1625. Ma il Prete genovese piace ai signori del Seicento: ai Doria di Genova come al cardinale Federico Corner di Venezia e al doge Francesco Erizzo, che alla morte dei mecenati genovesi preparano la strada per la fortunata fuga di Strozzi in laguna.
Bernardo Strozzi, San Lorenzo dispensa gli argenti ai poveri. Collezione Pallavicino, Genova I Courtesy Fondazione Pallavicino
Se le critiche moralistiche mosse al Cappuccino ricordano quelle subite da Caravaggio, pur essendo molto diversi tra loro i due maestri seicenteschi presentano degli effettivi punti di tangenza anche sul piano pittorico. Non sappiamo se e dove Strozzi poté ammirare le tele del Merisi, certo è che l’influenza di Caravaggio si avverte in più di un’opera, anche nel percorso di Palazzo Pallavicino: nei forti contrasti luministici e nel fondo scuro su cui si stagliano le figure del San Lorenzo che dispensa gli argenti ai poveri o nel realismo e nell'intensità naturalistica del San Gerolamo in meditazione, autentico capolavoro del pittore genovese.
Palazzo Pallavicino, Genova I Courtesy Fondazione Pallavicino
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