Harry Bertoia. Non solo sedie
Harry Bertoia
06/07/2009
Scultore, architetto d’interni, artista grafico, creatore di gioielli e designer di sedie; sono queste le linee su cui si sviluppa l’eccezionale carriera artistica di Harry Bertoia (1915-1978).
La grande mostra che Pordenone, suo territorio natale, gli dedica fino al 20 settembre, nelle due sedi, il Civico Museo d’Arte e gli Spazi Espositivi della Provincia di Pordenone, è necessaria per dare conto della sua creatività multiforme, proponendo ciò che di grande egli creò anche prima e dopo il 1951, l’anno della rinomata sedia Diamond.
Bertoia, emigrato negli States nel 1930, non ancora quindicenne, si conquistò un suo autorevole spazio proprio a cavallo dei due mondi, quello dell’arte e quello del design, diventando protagonista di rilievo assoluto di entrambi.
Una sezione introduttiva della mostra, ospitata presso il Museo Civico d’Arte di Pordenone, centra l’attenzione sugli anni giovanili di Bertoia; in questa prima parte sono esposti i suoi disegni giovanili, le sue prime produzioni grafiche e i suoi gioielli, vero e proprio banco di prova per la sua successiva esperienza scultorea.
La seconda sezione propone un nucleo di opere che testimoniano il rapporto fra Bertoia e Hilla Rebay, fondatrice del Museo di Non-Objective Art di New York.
Un’ulteriore sezione è naturalmente dedicata alla straordinaria collaborazione fra l’azienda Knoll e Bertoia che ha dato avvio alla realizzazione della decantata serie di sedie in tondino d’acciaio.
Per entrare finalmente nella parte dedicata alla scultura che riunirà, per la prima volta in Europa, tutte le sue principali esperienze.
La lunga carriera prende avvio con le prime sculture degli anni quaranta, composizioni lineari, molto spesso prosecuzioni dei sui precedenti disegni e da sculture sviluppate prevalentemente in due dimensioni, composte dall’assemblaggio di centinaia di piccole sagome di metallo.
Nel 1955 Bertoia introduce l’elemento del colore in un dialogo costante con le dimensioni e le forme delle singole parti delle sue sculture.
Successivamente la ricerca di Harry Bertoia s’indirizza alla realizzazione di insiemi di sottili aste di metallo sospese da terra e alla creazione di sculture dalle sembianze organiche.
La sua evoluzione artistica continuacon la serie dei “Dandelions”, sculture-sfere composte da sottili fili che si radiavano da un centro.
In seguito realizza la serie “pressure melting” che traeva origine da processi lavorativi del campo della gioelleria, “spill castings” dove si mescolavano bronzo e rame, “Bundled wires” dove bastoncini di acciaio venivano combinati assieme creando forme simili a cespugli e salici.
Un’importante fase del suo lavoro è quella delle sculture sonore sviluppate negli anni Sessanta: attraverso profondi studi sui materiali e sulle loro caratteristiche, la realizzazione di sculture che fossero in grado di generare suoni attraverso sollecitazioni esterne. Queste sculture composte da fili di rame fissati ortogonalmente ad una base di metallo, se toccati o sollecitati da forze naturali come il vento erano in grado .di generare suoni. Fra il 1968 e il 1969 utilizzando tali suoni vengono realizzati e registrati 11 album all’interno del progetto Sonambient.
Più tardi la realizzazione di sculture-fontana per il Centro Civico di Philadelfia del 1967, per il Manufacturer’s and Traders Trust Company di Buffalo, e per la Marshall University , West Virginia.
Il percorso prosegue nelle Sale Espositive delle Provincia con un approfondimento legato alla sua importantissima produzione nel campo del disegno: questa parte della mostra permette di visualizzare le profonde trasformazioni e fasi che il disegno assunse nel corso della sua carriera; sono evidenti, attraverso la presenza di significative sculture, le forti analogie che sussistono tra queste e il disegno.
Tutte le opere presenti in mostra, molte inedite e per la prima volta presentate al pubblico europeo, vengono introdotte da una speciale scenografia creata dalla documentazione d’epoca tra cui fotografie e video, proprio per contestualizzare ogni opera d’arte, nella quale il genio di Bertoia prese forma e raggiunse i vertici internazionalmente riconosciuti. Si tratta della prima grande esposizione realizzata in Europa con prestigiosi prestiti provenienti dal Guggenheim Museum di New Work e dal Vitra Museum di Weil am Rhein.
HARRY BERTOIA 1915 – 1978. “Decisi che una sedia non poteva bastare”
Pordenone Civico Museo d’Arte, Corso Vittorio Emanuele II, 51
Spazi Espostivi della Provincia, Corso Garibaldi, 8
Dal 23 maggio al 20 settembre 2009.
Orari: dal martedì al venerdì dalle 15.30-20.00
sabato e domenica dalle 10.30-20.00
giovedì sera dalle 20.30-22
Lunedì chiuso
La casa natale dell’artista a San Lorenzo d’Arzene (PN) resterà aperta alle visite nei fine settimana.
La grande mostra che Pordenone, suo territorio natale, gli dedica fino al 20 settembre, nelle due sedi, il Civico Museo d’Arte e gli Spazi Espositivi della Provincia di Pordenone, è necessaria per dare conto della sua creatività multiforme, proponendo ciò che di grande egli creò anche prima e dopo il 1951, l’anno della rinomata sedia Diamond.
Bertoia, emigrato negli States nel 1930, non ancora quindicenne, si conquistò un suo autorevole spazio proprio a cavallo dei due mondi, quello dell’arte e quello del design, diventando protagonista di rilievo assoluto di entrambi.
Una sezione introduttiva della mostra, ospitata presso il Museo Civico d’Arte di Pordenone, centra l’attenzione sugli anni giovanili di Bertoia; in questa prima parte sono esposti i suoi disegni giovanili, le sue prime produzioni grafiche e i suoi gioielli, vero e proprio banco di prova per la sua successiva esperienza scultorea.
La seconda sezione propone un nucleo di opere che testimoniano il rapporto fra Bertoia e Hilla Rebay, fondatrice del Museo di Non-Objective Art di New York.
Un’ulteriore sezione è naturalmente dedicata alla straordinaria collaborazione fra l’azienda Knoll e Bertoia che ha dato avvio alla realizzazione della decantata serie di sedie in tondino d’acciaio.
Per entrare finalmente nella parte dedicata alla scultura che riunirà, per la prima volta in Europa, tutte le sue principali esperienze.
La lunga carriera prende avvio con le prime sculture degli anni quaranta, composizioni lineari, molto spesso prosecuzioni dei sui precedenti disegni e da sculture sviluppate prevalentemente in due dimensioni, composte dall’assemblaggio di centinaia di piccole sagome di metallo.
Nel 1955 Bertoia introduce l’elemento del colore in un dialogo costante con le dimensioni e le forme delle singole parti delle sue sculture.
Successivamente la ricerca di Harry Bertoia s’indirizza alla realizzazione di insiemi di sottili aste di metallo sospese da terra e alla creazione di sculture dalle sembianze organiche.
La sua evoluzione artistica continuacon la serie dei “Dandelions”, sculture-sfere composte da sottili fili che si radiavano da un centro.
In seguito realizza la serie “pressure melting” che traeva origine da processi lavorativi del campo della gioelleria, “spill castings” dove si mescolavano bronzo e rame, “Bundled wires” dove bastoncini di acciaio venivano combinati assieme creando forme simili a cespugli e salici.
Un’importante fase del suo lavoro è quella delle sculture sonore sviluppate negli anni Sessanta: attraverso profondi studi sui materiali e sulle loro caratteristiche, la realizzazione di sculture che fossero in grado di generare suoni attraverso sollecitazioni esterne. Queste sculture composte da fili di rame fissati ortogonalmente ad una base di metallo, se toccati o sollecitati da forze naturali come il vento erano in grado .di generare suoni. Fra il 1968 e il 1969 utilizzando tali suoni vengono realizzati e registrati 11 album all’interno del progetto Sonambient.
Più tardi la realizzazione di sculture-fontana per il Centro Civico di Philadelfia del 1967, per il Manufacturer’s and Traders Trust Company di Buffalo, e per la Marshall University , West Virginia.
Il percorso prosegue nelle Sale Espositive delle Provincia con un approfondimento legato alla sua importantissima produzione nel campo del disegno: questa parte della mostra permette di visualizzare le profonde trasformazioni e fasi che il disegno assunse nel corso della sua carriera; sono evidenti, attraverso la presenza di significative sculture, le forti analogie che sussistono tra queste e il disegno.
Tutte le opere presenti in mostra, molte inedite e per la prima volta presentate al pubblico europeo, vengono introdotte da una speciale scenografia creata dalla documentazione d’epoca tra cui fotografie e video, proprio per contestualizzare ogni opera d’arte, nella quale il genio di Bertoia prese forma e raggiunse i vertici internazionalmente riconosciuti. Si tratta della prima grande esposizione realizzata in Europa con prestigiosi prestiti provenienti dal Guggenheim Museum di New Work e dal Vitra Museum di Weil am Rhein.
HARRY BERTOIA 1915 – 1978. “Decisi che una sedia non poteva bastare”
Pordenone Civico Museo d’Arte, Corso Vittorio Emanuele II, 51
Spazi Espostivi della Provincia, Corso Garibaldi, 8
Dal 23 maggio al 20 settembre 2009.
Orari: dal martedì al venerdì dalle 15.30-20.00
sabato e domenica dalle 10.30-20.00
giovedì sera dalle 20.30-22
Lunedì chiuso
La casa natale dell’artista a San Lorenzo d’Arzene (PN) resterà aperta alle visite nei fine settimana.
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