I Bronzi Dorati di Cartoceto

I Bronzi dorati di Cartoceto
 

20/09/2002

Il gruppo dei Bronzi Dorati di Cartoceto è l'unico modello di statuaria in bronzo dorato esistente al mondo giunto dall’età romana ai nostri giorni. Questo gruppo di grandi statue rappresenta probabilmente un gruppo familiare, costituito in origine da due coppie di figure femminili ammantate e velate, e da due cavalieri in veste militare d’alto rango, con cavalli riccamente ornati. Gli attuali studi datano l’opera all’età cesariana (fra il 50 e il 30 a.C.). Secondo alcune ipotesi avanzate dagli studiosi, le statue ritrarrebbero i componenti di una famiglia nobile, legata in qualche modo al territorio marchigiano. Una prima teoria identificava il gruppo nell’ambito della famiglia imperiale Giulio – Claudia. Le statue, erette tra il 23 e il 29 d.C., ritraggono le figure maschili di Nerone Cesare (il cavaliere meglio conservato) e Druso III, mentre le figure femminili sono quelle di Livia (la statua meglio conservata) e di Agrippina Maggiore. Le sculture, realizzate con la tecnica della cera persa in una lega rameica ricca di piombo e dorate a foglia, rappresentano una testimonianza della politica di diffusione di immagini monumentali come simbolo di potere, comune nel mondo romano dalla tarda repubblica in poi. IL CAVALIERE In un primo momento il cavaliere venne identificato con Nerone Cesare, figlio di Germanico, della famiglia imperiale Giulio-Claudia. Studi più recenti, hanno evidenziato come il gruppo vada certamente inquadrato nel periodo tardo-repubblicano, dell’età compresa tra Cicerone e il secondo triumvirato (50 - 30 a.C.). Gli abiti, il “paludamentum” e la tunica (così vestivano gli ufficiali romani in tempo di pace) portano all’identificazione del personaggio militare di alto livello, un patrizio o un senatore che, assieme all’altro cavaliere (del quale ci sono giunti solo pochi frammenti), deve avere svolto con pieno successo varie imprese militari. LA DONNA Fra i quattro personaggi, la donna (identificata in una prima ipotesi come Livia) è quella che si presenta maggiormente integra, tanto che nelle operazioni di restauro sono state inserite poche e non essenziali parti mancanti. Anche l’abbigliamento della donna testimonia l’appartenenza ad un ceto elevato: indossa infatti la stola e sopra la palla che copre anche il capo. Il braccio destro è piegato verso l’alto; il braccio sinistro è accostato al corpo ad angolo retto. All'anulare della mano sinistra la Dama porta un anello d’oro, che indica l'appartenenza della sua famiglia all’Ordine Equestre, a testimonianza dell’altissimo rango sociale dei personaggi del gruppo. I CAVALLI L’atteggiamento dei cavalli è maestoso, il collo eretto, una zampa anteriore sollevata e una posteriore avanzata ad accennare il passo, esempio di una posa poi cara al gusto trionfalistico romano. I due stalloni non portano una sella, ma un panno a orlo dentellato, fermato da un sottopancia e, sul davanti, da un pettorale riccamente decorato con un “thiasos” marino (Nereide e Tritone che reggono uno scudo, più cavalli marini e delfini). Non si tratta di semplici ornamenti, ma chiari riferimenti al rapporto fra i personaggi e il mare. Le stupende bardature delle teste sono arricchite con piastre di metallo (fàlere) che riproducono dèi della religione romana. Anche in questo caso non si tratta di semplici ornamenti, ma di decorazioni equestri con funzione di protezione divina.

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