Il fattore T

Modelle sfilano a seno scoperto
 

24/03/2004

Nel film tratto dal bestseller di Philip Roth, “La macchia umana”, Coleman Silk (A. Hopkins) è un professore che si occupa di letteratura nell’anno dello scandalo Lewinsky, quel periodo – scandisce una voce off – ”tra la fine del comunismo e l’inizio della paura del terrorismo, in cui l’America si dedicò a questioni segnate dal problema del pompinismo”. Oggi, mentre la paura del terrorismo ha assunto caratteri di stabilità e il comunismo è semmai diventato argomento da intellettuali snob, l’America si crogiola sulla questione del tettismo. E’ il fattore T quel che sta condizionando gran parte delle discussioni sul potentissimo business musicale d’oltreoceano. E pensare che la questione sembra antica, anzi a dire il vero eterna. La Nausicaa che Ulisse intravede da dietro una pianta, appena sveglio dopo il naufragio, è una ragazza bellissima che gioca a palla, e intanto canta, e chiaramente mostra un seno bianco e acerbo. E – ovvio – non c’è solo Nausicaa, esempio perfetto dal Poeta per eccellenza. Il fattore T, in musica come ovunque, ha sempre condizionato fior fior di giovanotti… Eppure adesso è boom. Boom di tette e parole, parole sulle tette e su quel che dovrebbe celarle. Discussioni su quelle parole, incapacità di prestar fede a quelle parole eppoi alle discussioni stesse. Affermazioni e smentite, ironia e sarcasmo, giochi verbali e giochi un po’ meno verbali, promesse, polemiche e risate. Di certo in fondo c’è restata solo lei, la forma che è fatta in quel modo e che grazie al cielo non cambia se non di aspetto, età, colore e attraenza. Ma cos’è stato? È bastato lo scandalo Janet Jackson perché tutti (e soprattutto tutte) se ne ricordassero (e approfittassero)? Lei, la scatenata Janet, dice di non averlo fatto apposta poi dice che sì forse sì, poi rettifica che no, anzi sì, voleva provocare, ma non così. Lui, il giovane sulla cresta dell’onda, fa il sarcastico prima, il disinteressato dopo, eppoi il pentito, tanto per avere il diritto di ritirare i suoi Grammy Awards. Ed è proprio durante la cerimonia dei Grammy che il fattore T diventa esplosivo. Incandescente perché smorzato, soffocato, attutito sotto tonnellate di pruderie che vorrebbe liberarsi a tutti i costi. La televisione trasmette la cerimonia con cinque minuti di ritardo per evitare altri scandali. I vestiti sono quasi monacali, finché non spunta una splendida Christina Aguilera a provocare e riaccendere gli animi. Le basta una scollatura vertiginosa e una frase delle sue per ricordare a tutti che la tetta appunto è di tutte e non è mica cosa poco naturale. Si sorride senza farlo vedere perché il politically correct impone regole austere e se il paese ha deciso che è scandalo, scandalo deve essere. Ma chi l’ha deciso? Sembra poco casuale che Beyoncé compaia pochi giorni dopo esponendo la sua dolce e sinuosa T sotto un velo poco castigato, molto poco castigato e certamente molto poco spesso. Ne starà approfittando o cosa? Intanto i video scabrosi sono sotto l’occhio del ciclone, bisogna proteggere i piccoli dice la voce puritana dell’America e, mentre ci si accorge che il nome di Janet su internet è richiesto con intensità seconda solo alla coppia undici + settembre, qualcuno comincia a domandarsi quale sia la potenza del fattore T. Che fosse sfuggita negli ultimi tempi la forza magica e magnetica di quella forma sospesa? Bisognerebbe chiederlo a Milo Manara o a qualche esperto, magari uno psicologo, un sociologo, un sessuologo. Ma cosa? Ma come? È mai possibile? Tante parole per cercare ancora la spiegazione più semplice e antica del mondo? C’è bisogno di Janet per ricordarselo? O non è tanto chiaro che si copre e si scopre quel che si vuole scoprire e ricoprire? Fattore o non fattore, musica, premi o meno, forse era davvero più interessante la diatriba circa la Lewinski del presidente. Lì ci si chiedeva se fosse vero sesso o meno. E i più simpatici, fra gli americani, si divertivano a sottolineare: “The real problem has been totally eluded. Actually, the most important question is: was it a cuban cigar?”

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