Il modernismo catalano
22/11/2000
Barcellona è la città più eclettica, stravagante, dinamica della Spagna. E lo era già tra l’ottocento e novecento, il suo periodo più florido e importante sia da un punto di vista economico che culturale. Proprio a Barcellona nacque il movimento conosciuto poi come “Modernismo catalano”.
La Cataluña era l’unica regione della penisola iberica a seguire di pari passo i cambi che avvenivano in tutta Europa nel periodo della “Rivoluzione industriale”. A partire dal 1876 inizia la “febbre dell’oro” che rappresenterà per il capoluogo catalano e suoi dintorni uno sviluppo intenso di fabbriche soprattutto tessili, di banche e di compagnie di navigazione dando fama a molti industriali, i cui nomi si identificano oggi con i monumenti e con le case che Antonio Gaudí costruì per loro.
A questo proposito, bisogna tenere presente soprattutto il lavoro di architettura e di urbanistica, lasciando da parte tutto il grande movimento letterario e pittorico che crebbe parallelamente allo sviluppo economico e demografico e che fu conosciuto come “Renaixença”. La “sede” di tale movimento fu un caffè tutt’ora esistente: Els Quatre Gats (I 4 Gatti), che estese il suo raggio d’azione a Sitges, una piccola città di pescatori vicina a Barcelona, dove gli artisti di Els Quatre Gats tennero le famose “feste moderniste” la cui eco si ritrova negli edifici e nelle case che gli stessi proprietari lasciarono come musei.
Nel 1888 Barcelona è la sede dell’Esposizione universale e per l’occasione cambia volto: soprattutto per ciò che riguarda la rete viaria, convertendosi in una città dinamica, moderna e cosmopolita a livello di altre città europee.
Grazie alla lungimiranza dell’ingegnere Ildefonso Cerdá, Barcelona fu dotata verso la fine del XIX secolo delle grandi strade ortogonali e delle ampie “avenidas” che ancora oggi sono in grado di sostenere e smaltire il traffico moderno, inesistente all’epoca del progetto.
Su questo impianto urbanistico, eccezionale per l’epoca, furono costruiti molti edifici le cui facciate rimangono ancora oggi il simbolo del desiderio di rottura con il passato, e di una libertà di espressione. Il tutto rappresentato dall’esuberanza delle decorazioni floreali in pietra, dalle volute del ferro battuto delle balaustre, dalle vetrate multicolori che incorniciano finestre e dai balconcini curvilinei chiusi di rivisitata gotica memoria.
Pochi conoscono il nome dell’architetto Luis Domènech i Montaner, costruttore tra l’altro del Palazzo della musica “Palau”, propulsore di un’architettura moderna e razionale, o quello di Puig i Cadafalch, autore per esempio della casa Amatller, sul Paseo de Gracia, al lato di altre più conosciute di Gaudì; e probabilmente niente dirà ai turisti il nome di José Vilaseca i Casanovas che lascia tra l’altro una grandiosa testimonianza nell’Arco di Trionfo vicino all’attuale Giardino zoologico.
Questo tanto per citare brevemente pochissimi tra la nutrita schiera di architetti e artisti che fecero di Barcelona una città moderna e tanto differente dal resto della Spagna.Tra tutti questi, però, Gaudì è colui che maggiormente viene citato, studiato, le cui opere attraggono centinai di turisti all’anno e il cui nome s’identifica con il Modernismo catalano.
E il Paseo de Gracia è il punto di partenza per chi vuole cominciare a conoscere questa corrente artistica. Due esempi per tutti: la Casa Battló e, quasi di fronte, la casa Milá, detta anche la Pedrera, ambedue di Antonio Gaudí, quest’ultima divenuta quasi simbolo della città assieme alla residenza Güell. Per finire poi con l’ultima, grande e incompiuta opera di Gaudì: il Tempio Espiatorio della Sagrada Familia.
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