Il nuovo Teatro della Fortuna di Fano

Il Teatro della Fortuna di Fano
 

19/03/2002

Dopo quasi due secoli di gloriosa attività si chiudeva nel 1839 l’antico Teatro della Fortuna di Fano, splendida realizzazione ammirata da tecnici e viaggiatori del tempo, frutto del mirabile estro di uno dei più grandi scenotecnici del Barocco italiano, il fanese Giacomo Torelli. Colmare il vuoto non fu impresa semplice: molti gli impedimenti che ostacolarono la riedificazione del teatro, ma fortunatamente nel 1845 si giunse all’approvazione del nuovo progetto che recava la firma dell’architetto Luigi Poletti (Modena 1792 - Roma 1869). Esponente della corrente classico-purista, il Poletti aveva raggiunto la celebrità grazie al progetto di ricostruzione della Basilica di S. Paolo a Roma, ma soprattutto veniva considerato come uno fra i massimi conoscitori dell’architettura teatrale grazie ai fortunati progetti del Teatro Comunale di Terni e del Teatro di Rimini, che cronologicamente precedettero la costruzione del Nuovo Teatro di Fano. Lunghi gli studi che avevano preparato la strada ai progetti dei suoi teatri: fondamentale appariva per il Poletti una sostanziale riforma che fornisse le norme generali per le strutture che ospitavano i palcoscenici, riforma che si occupasse della visibilità, dell’acustica e dell’aspetto estetico. L’architetto si scagliò contro la cattiva abitudine di disporre nei teatri fino a sei file sovrapposte di palchi: colpevoli di deturpare le più belle sale italiane, scorgeva nella loro fisionomia qualcosa di simile agli “alveari”, termine che lo stesso Poletti utilizzò nel definire questo sconcio architettonico. Fu così che l’aspetto del Nuovo Teatro della Fortuna dovette apparire ben diverso a tutti quegli spettatori che nel 1863 assistettero alla serata inaugurale di questa ritrovata realtà cittadina. La sala venne decorata con esemplare signorilità e fantasia, secondo i più sobri principi del gusto neoclassico. Il perimetro a ferro di cavallo della platea venne incorniciato dall’alto basamento anfiteatrale che regge la sporgenza dei ventuno palchi che costituiscono il primo ordine. Sul primo ordine si alzano i pilastri in muratura che sorregono il secondo ordine, incorniciato a sua volta da elegantissime colonne con capitello corinzio. Alla sommità dell’attico troneggiano le statue che fungono da parapetto alla balconata del loggione, ma che soprattutto coronano con mirabile armonia tutta la struttura dei due ordini sottostanti. Non meno degna di nota fu la realizzazione dell’artistico motivo a corone circolari della volta, fedelmente riprodotta in seguito alle distruzioni belliche del 1944, ma purtroppo priva delle originarie pitture di Francesco Grandi dove campeggiavano i “Fasti di Apollo” le “Muse”. Ancora in loco è il bellissimo sipario che il Grandi dipinse raffigurando “L’ingresso trionfale dell’imperatore Augusto nell’antica Fanum”. Tutto questo è stato mirabilmente strappato a più di cinquant’anni di forzata chiusura e restituito alla città che per secoli ha fatto della tradizione musicale e teatrale un caposaldo della sua cultura.

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