Il percorso espositivo
28/07/2001
Spostando l'attenzione sulle opere in esposizione sarà bene informare coloro che si apprestano a vedere la mostra che ogni metro del percorso espositivo è stato studiato al fine di spiegare ogni tappa dell’eclettico mondo futurista: quattro sono le sezioni in cui viene suddivisa la rassegna.
La prima appare come una premessa alle future esperienze dei firmatari dei due Manifesti sulla pittura futurista del 1910: Boccioni, Balla, Carrà, Russolo e Severini. Qui vengono esposti i loro dipinti divisionisti, che confermano l’indipendenza del Divisionismo italiano dalle opere dei “pointillestes” francesi.
La seconda sezione porta sotto la luce dei riflettori i dipinti e le sculture della stagione d’oro del Futurismo, il secondo decennio del novecento: sono gli anni in cui la ricerca pittorico-plastica vede evolvere rapidamente i suoi esiti, che in questa sede vengono suddivisi in due fasi: la prima “analitica”, che corre dal 1910 al 1914, dominata da due differenti personalità, quella fortemente drammatica di Boccioni e quella più ludica ed eclettica di Balla, ed una seconda fase denominata “sintetica” che parte dal 1914 per arrivare alla fine degli anni dieci, dove si distinguono protagonisti come lo stesso Balla e i più giovani Prampolini e Depero.
Sicuramente in questa sezione della mostra si potranno riconoscere ben noti capolavori come “Velocità in motocicletta” di Balla o “Forme uniche della continuità nello spazio” di Boccioni, ma non meno interessanti appariranno gli altri lavori di artisti che nell’ambito del Futurismo non possiamo considerare come dei minori.
Passando poi attraverso la terza sezione si potranno ammirare le opere che per comodità di inquadramento storico vengono associate a quello che viene definito “secondo futurismo”. Sono i lavori degli anni venti che si rifanno al mito dell’”arte meccanica”, dove le macchine assurgono a modelli stilistici di razionalità e nitore formale, seguiti dagli esiti dell’ “Aeropittura” e “Aeroscultura”, nate dallo sviluppo della vita aerea, che implicava nuove condizioni di visione ed originali traguardi immaginativi.
L’ultima sezione della mostra, a nostro avviso, si presenta come la più originale e densa di futuri sviluppi per lo studio dell avanguardia italiana: finalmente si dona il giusto rilievo a tutte quelle applicazioni del “pensiero futurista” che finora sono state trascurate a vantaggio delle più conosciute opere pittoriche e scultoree. Come già accennato sopra, il Futurismo è stato un movimento che ha avuto come fine principale la “ricostruzione futurista dell’universo”, ossia una ricostruzione totalizzante di ogni aspetto del vissuto; si possono trovare in questa sede, a conferma di ciò, progetti, bozzetti e realizzazioni di visioni urbane ed edifici, arredo, oggettistica, scenografie teatrali e cinematografiche, vestiti, fotografia, grafica pubblicitaria e molto altro, tutti all’insegna di un’accentuata inventiva di forme e colori, come ad esempio gli splendidi cartelloni pubblicitari del Campari o i variopinti gilet realizzati su disegno di Balla.
Sono molte altre le opere e le curiosità in mostra che purtroppo in questa sede dovremo tralasciare, ma ci preme concludere affermando che questa rassegna sul Futurismo si configura come un evento imperdibile che finalmente riconsegna il giusto valore ad un’avanguardia troppo spesso screditata a vantaggio delle consorelle europee, le quali a loro volta tanto hanno appreso in modernità ed eclettismo proprio dal nostro “italico” Futurismo.
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