Il percorso espositivo

Isabella Brant
 

11/03/2002

L’itinerario dell’esposizione romana prende inizio con una sala prettamente didattica, la sala zero. Qui si apprende l’aspetto chimico della pietra, la sua composizione, il suo inserimento all’ultimo gradino della scala di durezza dei minerali definita da Mohs, mineralogista austriaco del XIX secolo. Superata questa sala si accede al primo ambiente che espone, oltre al magnifico dipinto di Botticelli “Pallade doma il Centauro” e ad uno dei pannelli dello studiolo di Francesco I a Palazzo Vecchio, tre grandi diamanti tra cui l’ Heart of Eternity” e il “Dawn of the Millennium”. Un’altra vetrina, infine, conserva un anello con un diamante grezzo, gioiello risalente al II d.C., e una copia della “Naturalis Historia di Plinio” nella traduzione quattrocentesca dell’umanista Cristoforo Landino. La seconda sala è dedicata alla produzione indiana di gioielli: spiccano fibbie per cinture, ornamenti per turbanti, kriss indonesiani, armi sacre forgiate da fabbri sciamani, provenienti da Sumatra, Giava, Bali, Borneo. Di grandissimo impatto visivo è un paravento d’argento con ritratti di principi, principesse e imperatori mogol, tra cui Shah Jahan, collezionista di diamanti e committente del meraviglioso Taj Mahal (1632-54). La terza sala può essere definita la sala dei ritratti: qui sono esposti quelli di Tiziano raffiguranti “Eleonora Gonzaga” (1536-37, Uffizi), duchessa di Urbino e moglie di Francesco Maria della Rovere, che qui indossa un collier di diamanti dal colore nero, e “Laura Dianti” (1523, coll. Privata), moglie di Alfonso I duca di Ferrara, che ostenta un anello di diamanti. Nello stesso spazio espositivo sono il ritratto di scuola francese di Caterina de’ Medici, regina di Francia e quello della moglie di Rubens, Isabella Brant, di mano dell’artista fiammingo. La quarta sala è dedicata alla famiglia dei Medici ed al suo particolare interesse per i diamanti. Qui compare un altro pezzo originariamente nato per lo studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio: si tratta de “La bottega dell’orafo” dipinto da Alessandro Fei. Nello stesso ambiente, oltre ad ammirare i ritratti di importanti appartenenti alla famiglia toscana, quali Cristina di Lorena Granduchessa di Toscana, Maria de’ Medici regina di Francia, Ferdinando II Granduca di Toscana, si celebra l’importanza storica del cosiddetto “Fiorentino”. Quest’ultimo era un diamante acquistato a Roma per Ferdinando de’ Medici nel 1601 alla strabiliante cifra di 34000 scudi. La pietra portata a Firenze venne affidata al tagliatore veneziano Pompeo Studentoli, stipendiato appositamente per questo lavoro. Dal suo lavoro scaturì un diamante di 127 carati, a forma di mandorla con 127 facce. Dopo la caduta della famiglia Medici il “Fiorentino” passò ai Lorena, quindi entrò nei gioielli della corona d’Austria. Dopo il passaggio agli Asburgo non se ne ebbe più notizia. In mostra sono esposte una copia in cristallo paglierino di quel pezzo e un’incisione del XVII secolo che lo riproduce. La sala conserva anche gioielli legati ai reali di Francia, come il diamante rosa di Maria Antonietta, e quadri che immortalano i volti di Luigi XIII, di Filippo di Francia, fratello di Luigi XIV, della regina francese Maria Leczinska.

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