Il trionfo delo scalpello

Il Disinganno di Francesco Queirolo
 

27/02/2002

Decoro, liberalità, zelo della religione, soavità del giogo coniugale, sincerità, dominio di sé, educazione, amor divino sono le virtù presenti nel tempio, sancite negli statuti massonici del 1750 come qualità necessarie all’ingresso dell’uomo colto nell’ordine. La Pudicizia di Corradini, per esempio, della tomba di Cecilia Gaetani, madre di Raimondo, porta con sé una lapide spezzata, rimando alla morte prematura della donna. Alla essa è affidato però anche un messaggio iniziatico, che trova aggancio nel bassorilievo sottostante del Noli me tangere. Si vuole alludere al tema dell’Antica Sapienza, velata e intangibile per chi non sia iniziato ai suoi misteri. Il vaso bruciaprofumi che la Maddalena porta con sé rimanda forse alle fumigazioni con le quali i massoni sacralizzavano le loro cerimonie; la folta vegetazione, formata da arbusti di quercia, fa riferimento al tema della prisca sapientia, in quanto la quercia è l’albero della conoscenza del bene e del male; il tema del Cristo risorto può alludere al viaggio dell’iniziando che, con la pratica massonica, risorge a nuova vita. Un discorso analogo vale per la celebre figura del Disinganno, realizzata da Francesco Queirolo, artista genovese, per la tomba di Antonio di Sangro (1752). Sul libro poggiato sul mappamondo Raimondo fa incidere un brano della lettera di San Paolo ai Corinzi alludente al tema della rottura con i legami mondani e al raggiungimento della redenzione. Nell’iconografia però più che alla fede il merito del disinganno è dato all’intelletto (il genietto con la fiaccola sul capo). Nel bassorilievo sottostante il Cristo che dona la vista al cieco fa riferimento all’iter massonico che si conclude con l’acquisto della vera vista, con la visione della vera luce (ottenute solo grazie all’uso della ragione e alla pratica della virtù). Infine, anche la più celebrata statua del complesso, il Cristo velato di Giuseppe Sammartino (1753), può essere interpretata secondo il cifrato linguaggio massonico. Essa, insistendo sul tema del “cadavere che cerca di risorgere”, illustra il passaggio dell’iniziato dall’ignoranza (il sapere diffuso) alla vera conoscenza (il sapere elitario). La scultura avrebbe dovuto essere ospitata nella cripta della cappella, antro di iniziazione e luogo simbolo dell’iconografia massonica. Molto ancora si potrebbe dire allo scopo di diradare quella cortina fantasiosa e un po’ tenebrosa che ha avvolto nel tempo il personaggio, anche con assurdi risvolti stregoneschi. Le due stravaganti macchine anatomiche di un uomo e di una donna, ricostruzioni di sistemi circolatori e di organi interni, per lungo tempo considerate presenze inquietanti e fosche, sono oggi interpretate piuttosto come i risultati di un’osservazione continua e profonda sui fatti della natura, di una disposizione moderna, scientifica, ai casi della vita. Un corretto modo per riconsegnare a Raimondo il giusto posto nella storia dell’illuminismo partenopeo. Cappella Sansevero Via Francesco de Sanctis 19, Napoli Orario: 10-17;domenica 10-13,30; martedì chiuso

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