Immagini di una Roma uguale e diversa

Panorama di Roma
 

04/12/2003

L’esposizione si compone di 100 carte salate o alluminate e negativi su carta originali: materiale di estrema fragilità, per il quale sono state studiate e applicate sofisticate tecniche di conservazione ed esposizione di positivi e negativi. Addentrandosi nelle sale della mostra si ha la sensazione di fare un salto nel passato, ma nello stesso tempo di percepire immagini estremamente familiari della ”città eterna”. Passato e presente si fondono, attraverso il percorso delle foto in mostra, amalgamandosi nella creativa dialettica di interni ed esterni: gli artisti-fotografi erano in prevalenza stranieri, eppure frequentavano la Roma mondana e culturale dei Caffè; inoltre, alcune foto ritraggono esterni, paesaggistici e monumentali, altre, interni, colti negli sguardi dei ritratti o negli ambienti museali. La Ciociarella di Flecheron, che guarda malinconicamente l’obiettivo, richiama in qualche modo lo sguardo della statua di Agrippina (Musei Vaticani), fotografata da James Anderson, che guarda lontano, ugualmente distesa. Realtà e arte si confondono nelle sfumate tonalità ocra, marroni, grigie delle foto. Anche i paesaggi e i monumenti subiscono lo stesso effetto di confusione temporale e spaziale: il Panorama di Roma da Villa Medici, 1851, di Alfred Normand, composto di 4 negativi accostati, ricorda un po’ la Parigi che si offre dall’alto al visitatore, nelle distese di edifici, strade, ombre. La Donna e lattante di Caneva, perde parte della sua concretezza, assomigliando a un dipinto più che a un’immagine reale, come pure le foto dettagliatissime di vedute romane, da piazza di Spagna a S. Pietro, ostentano la grafica precisione di accurate incisioni. L’alto valore culturale della mostra sta anche nel ripercorrere la storia della fotografia romana dell’Ottocento dal punto di vista tecnico: la fotografia viene intesa non solo come immagine che sostituisce e interpreta il paesaggio, ma come tecnica in continua evoluzione. La grande arte, quindi anche la fotografia, si collega sempre in qualche modo al passato. Lo testimoniano le foto dei due noti fotografi contemporanei, Alan Greene e Martin Becka, presenti coi propri lavori nel tratto conclusivo del percorso. Le loro foto rivisitano antiche tecniche fotografiche, applicandole a creazioni moderne: soggetti tratti dal quotidiano (muri, fontane, parcheggi) acquistano un fascino suggestivo e tutto nuovo nelle tinte grigie e marroni (simili a quelle delle foto d’epoca in mostra), come nel polittico di Becka Il parco, o in The Nostalgia Factory di Green (2002). Arricchisce ulteriormente la rarità dell’evento una piccola serie di dipinti di Ippolito Caffi, vicini alle foto esposte per affinità cronologiche e tematiche, il volumetto di Caneva Della fotografia, 1855, con interessantissime istruzioni sulla ”fissatura della negativa provvisoria” e sulle diverse fasi dello sviluppo fotografico e, per il gusto degli appassionati, una fedele riproduzione di alcune pagine del Registro del Caffè greco, con firme di Anderson e di Caneva.