Io non ho mani che accarezzino il viso

Courtesy of ©Photology Milano | Giacomelli
 

18/02/2001

Letteratura e poesia muse ispiratrici delle immagini di Giacomelli, fonti per una riflessione sui temi a lui cari, l’amore, la sofferenza, la vecchiaia. Immagini di un mondo interiore denso ed avvolgente. A seguire una breve selezione dei brani scelti dallo stesso Giacomelli, presentati nel percorso espositivo a fianco delle immagini fotografiche. Ninna Nanna Zitta, nanna, Tutti i tuoi tesori S'incrostano di ruggine. I tuoi frivoli piaceri Cadono In polvere. Sotto l'arco di zaffiro Sopra il suolo d'erba Non v'è più nulla Da tenere E il gioco è vecchio disfatto. I tuoi occhi Scintillano in febbre assonnata, Le tue palpebre scendono Sul loro sogno. Tu vaghi tardi, sola. La carne rode contro le ossa, L'amore vien meno Nel tuo petto. Ecco il guanciale. Riposa. Leonie Adams CAROLINE BRANSON 1971-1973 "In Spoon River ho fotografato il ricordo; non è un riandare ai fatti, è la dimensione della memoria. Amarsi in mezzo alla natura, il tuo corpo è come un tronco d'albero, perdi il senso della carne. L'uomo e la donna nel tempo e nella luce serica della notte, la luce che cade (la poesia sta nei passaggi di luce) e i volti che si fondono con la natura. Il ricordo e la natura. I fiori disegnano il tessuto della donna e nel cielo, le stelle, qualcosa si fonde assieme, la natura ha un valore immenso. Spogliati di giorno, di notte, nudi in mezzo ai campi, la terra, la luna. Non puoi mentire alla fotografia. In Spoon River distruggo la realtà e fotografo il ricordo, deformo per rifare la realtà, quello che io vedo e scatto sono copie della realtà." Giacomelli non solo "legge" il testo di Lee Masters. Fedele all'idea dell'interpretazione della poesia, che deve trovare una voce, decostruisce il testo per aggiungervi altro materiale fino a ricostruire un mito dell'eterno ritorno, della rinascita ciclica. PUGLIA 1958 "Osservare queste immagini è come leggere nelle pieghe degli uomini, nelle vene del paese; è sentire la corteccia della pianta, la fatica sulla terra, i suoni di festa, i giochi davanti alla chiesa, le vecchie mura assolate, la società e l'amicizia, lo svago sereno, la vita cerimoniale e religiosa, gli eventi, il prestigio e la vitalità che si riflettono nella pelle di una civiltà". In questa serie, che all'inizio era stata denominata Gente del sud, compaiono per la prima volta i bianchi slavati tipici della fotografia di Giacomelli. Insieme a Scanno, Puglia prefigura molte delle tecniche che saranno utilizzate nella serie Non ho mani che mi accarezzino il volto, nei forti contrasti, nelle figure nero cupo che si stagliano sugli sfondi dal bianco bruciato. LOURDES 1957-1959 "Mentre nell'ospizio vogliono a tutti i costi morire, qui vogliono a tutti i costi vivere. È un controsenso: questi che soffrono realmente chiedono, sognano di vivere e inventano qualcosa, una Madonna, perché non sanno più in che buco rifugiarsi. La speranza è la cosa più bella che ho pensato a Lourdes fra questa gente. La stampa contrastata vuol dare risalto al senso di vuoto che i malati provano rispetto al mondo. La gente che si affretta alla grotta, le carrozzelle in fila, gli accompagnatori con le barelle: come francobolli o pacchi da spedire, pronti col loro biglietto. Ho poi sfuocato e sgranato i primi piani per mascherare almeno in parte l'orrore delle malattie più gravi. … Le foto sono l'impronta del mio intervento in uno spazio, la mia creazione; è il documento di ciò che pensavo mentre un po' morivo, perché si muore ogni giorno. Le mie immagini sono intrise di vita, del senso tragico del momento. Un ragazzo e una ragazza: il dolore lo vedi nel viso della donna e non nel ragazzo che vive la sofferenza forse inconsapevolmente. Ma quella maschera di dolore sono io: io ho fermato il dolore. Un'immagine inserita in un racconto deve reggersi autonomamente, far racconto essa stessa. Il bianco isola la realtà per evidenziare quello che per me è importante".